L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

venerdì 17 marzo 2017

Diego Fusaro - L'Europa è un progetto morto

Elezioni Olanda, parla Diego Fusaro: "Per Rutte una vittoria di Pirro"

16 marzo 2017 ore11:8, Americo Mascarucci

Le elezioni in Olanda hanno decretato la vittoria dei Liberali di Rutte e scongiurato la vittoria dell'ultra-destra di Wilders. Ha vinto l'Europa contro le spinte populistiche e xenofobe. Questa l'analisi che sembrerebbe unire i diversi commentatori politici. Ma è davvero così? Ad una vittoria numerica, quella di Rutte, corrisponde anche una vittoria politica visto che i liberali perdono comunque seggi importanti? E alla sconfitta numerica di Wilders corrisponde anche una sconfitta politica considerando che è comunque il secondo partito?
Intelligonews ha chiesto un parere al filosofo Diego Fusaro.

Fusaro, quale dato emerge sostanzialmente dal voto olandese?

"Difficile dirlo, quello che è chiaro è che fanno di tutto perché vinca l’Europa. Chi prova a dissentire viene bollato come populista e xenofobo. Tempi duri, in cui la critica non è più nemmeno consentita". 


Tutti parlano della vittoria di Rutte collegandola ad una vittoria dell'Europa contro le spinte da Brexit. Ma è davvero questo il dato?

"E’ stata una vittoria di Pirro, una vittoria materiale ma non simbolica. Materialmente Rutte ha vinto ma simbolicamente no. L’Europa è un progetto ormai morto. Chi si ostina a difenderla può continuare a vincere sul momento ma l’Europa è comunque destinata ad implodere. Stiamo assistendo al canto del cigno. L’Unione Europea è ormai morente e non resta che sperare nella rinascita di un’Europa plurale, culturale e basata sul rispetto delle differenze".

E Wilders? Ha perso davvero visto che al di là dei numeri ha comunque guadagnato consenso?

"In questo caso si tratta al contrario di una sconfitta numerica ma non simbolica, è la dimostrazione che qualcosa sta comunquie cambiando. Ci vorrà tempo, ma il cambiamento arriverà. Tuttavia il dato più significativo sta nel fatto che c’è un forte scontento verso l'Europa, ma c'è anche il desiderio che questo scontento venga ereditato da forze capaci di andare avanti e non indietro. In una sola parola, la gente rifiuta il mondialismo quanto il nazionalismo. L'ideale sarebbe tornare agli stati sovrani democratici, lontani tanto dalla spinte mondialiste che da quelle vetero nazionaliste".

Perché secondo lei Wilders non ha sfondato nonostante il vento a favore della Brexit e della vittoria di Trump in Usa? 

"Perchè appunto c'è in Europa una legittima diffidenza verso un certo nazionalismo esasperato. Non è questa la ricetta giusta per combattere il mondialismo e cambiare l'Europa".

Esistono differenze fra Wilders e Marine Le Pen?

"Direi che Marine le Pen è più morbida e diplomatica nell'affrontare certi temi particolarmente delicati, ma anche in lei noto una forte contraddizione determinata da un grande senso politico ma da una scarsa dimensione culturale e filosofica".

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