la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 14 gennaio 2017
Lo schifo delle casette dei terremotati di Amatrice non finisce più
implosione europea - i tedeschi guardano il proprio ombelico mentre gli euroimbecilli italiani stanno a guardare
SPY FINANZA/ Germania, le nuove bordate contro Draghi (e l'Italia)
Mauro Bottarelli
sabato 14 gennaio 2017
Bene, nell'arco di 24 sono arrivate due conferme più che ufficiali a questa mia convinzione. A testimoniare come la spaccatura interna alla Bce sia ormai lampante ci hanno pensato le minute dell'ultimo incontro tra i membri dell'istituto di Francoforte, meeting nel quale l'Eurotower ha deciso di estendere il Quantitative easing di 9 mesi, anche se con un ammontare ridotto da 80 a 60 miliardi di euro al mese a partire da aprile. Nei verbali si legge che, nonostante i governatori della Bce abbiano dato «un sostegno molto ampio» alla decisione del collegio, alcuni banchieri si sono opposti al prolungamento del Qe per via del loro «ben noto scetticismo riguardo al programma e in particolare dell'acquisto di debito pubblico». Stando a tale visione, quest'ultimo «dovrebbe restare uno strumento contingente da usare solo in ultima istanza in uno scenario avverso come una situazione di deflazione imminente, non applicabile al presente dato che i rischi di deflazione si sono largamente dissipati». Nemmeno a dirlo, a capitanare l'ala degli scettici c'era Jens Weidmann, presidente della Bundesbank.
Alcuni membri, invece, hanno proposto un allungamento ancora più consistente del piano di acquisto di asset fino al 2018, mentre altri hanno suggerito un'estensione di 6 mesi a un ritmo di 60 miliardi. In ogni caso, «devono essere tenuti presenti i possibili effetti collaterali derivanti da ulteriori acquisti di titoli sovrani, particolarmente nel medio-lungo termine e in relazione all'interazione con l'ambito delle politiche di bilancio». Un riferimento non da poco, visto che gli esponenti della Bce «hanno espresso preoccupazione sulle decisioni a livello europeo che mettono in dubbio il funzionamento del patto di stabilità e di crescita». È stato specificato, infatti, «che la piena e coerente attuazione delle sue regole nel tempo e in tutti i Paesi resta cruciale per assicurare fiducia nel quadro di riferimento delle politiche di bilancio».
Ieri, poi, a rincarare la dose, con un peso specifico potenzialmente maggiore anche di quello di Weidmann, ci ha pensato il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, in persona, il quale ha chiesto alla Bce, alla luce dell'aumento dell'inflazione nell'area euro, di iniziare a ridurre da quest'anno le sue misure straordinarie a sostegno dell'economia, a cominciare dal Qe. «Ritengo sia giustificato - dice Schaeuble in un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung - che la Bce cominci, a partire da quest'anno, a tentare di uscire" dalla sua politica monetaria ultra-accomodante». Pur ammettendo, bontà sua, che «questo compito sarà difficile», Schaeuble insiste sulla necessità di ridurre gli stimoli che l'istituto ha introdotto due anni fa per favorire la ripresa economica e far aumentare i prezzi.
E la malafede tedesca è testimoniata dal fatto che l'inflazione è risalita di molto in Germania per effetto degli aumenti salariali, +2%, che hanno spinto i consumi e quindi fatto salire i prezzi, ma non nel resto dell'eurozona, tanto più che qui in Italia stiamo ancora flirtando con la deflazione: la politica della scarpa di una sola misura che deve andare bene a tutti fa comodo a Berlino, ma non è accettabile ancora per molto dagli altri Paesi, Italia, Spagna e Portogallo in testa. È pur vero che la Germania non ha mai nascosto il suo scetticismo sui tassi ultra-bassi della Bce e sul suo programma di acquisti, ma non certo per amore della Scuola austriaca di economia, bensì per interesse di parte: la politica ultra-accomodante e il Qe hanno drasticamente abbassato i rendimenti degli assets detenuti dai risparmiatori tedeschi e ha schiantato la profittabilità delle loro banche, sparkasse in testa. Ora, con l'inflazione che in Germania a dicembre è risalita al'1,7%, Schaeuble torna alla carica e non nasconde di condividere le lamentele dei risparmiatori del suo Paese: «Sto dalla loro parte - dice nell'intervista - I loro lamenti quest'anno cresceranno con l'aumento dell'inflazione».
Dunque, le scelte di politica economica della Merkel, legate unicamente al fatto che quest'anno si vota in Germania, visto che fino al 2015 la spesa interna tedesca era a zero e si esportava con il badile, dobbiamo pagarle tutti noi: aumentano i prezzi in Germania per dinamiche interne? La ricetta per contrastare il contraccolpo patito da banche e risparmiatori teutonici deve essere applicata a tutti, non importano gli effetti collaterali. E la malafede di Schaeuble travalica, quando dice che «l'origine del problema non è la Bce, ma la costruzione dell'area euro. Un certo numero di Paesi membri non sta facendo quello che si erano impegnati a fare, specie riguardo al miglioramento della competitivita. La banca centrale ha un mandato da rispettare per l'Eurozona e lo sta facendo bene». Se sta lavorando così bene, perché allora il suo fidato giannizzero Weidmann passa tutto il tempo a cercare di sabotarne l'operato, opponendosi a tutto? Tanto più che il mandato della Bce riguarda la stabilità dei prezzi, i quali, in base agli obiettivi prefissati, devono attestarsi a un livello vicino ma inferiore al 2%: a dicembre i prezzi al consumo nell'area euro sono rimbalzati all'1,1% tendenziale contro lo 0,6% di novembre. Non proprio il 2%, ancora. E, ripeto, l'Italia - la quale conta qualcosa a livello di peso economico nell'eurozona - è molto vicina allo 0.
Certo, noi abbiamo la nostra notevole parte di responsabilità, visto che non facendo nulla per il problema numero uno, ovvero l'occupazione, difficilmente potremo vedere l'economia ripartire e le spese private per consumi salire grazie ai voucher. Resta però il fatto che il momento è delicatissimo e i potenziali disastri che potrebbe fare la politica economica di Trump, uniti a un dollaro indebolito per scelta commerciale, potrebbero far ripiombare l'Europa in piena crisi. E la conferma a quanto dico è arrivata, indirettamente, anche dalle caute parole del governatore della Banca di Francia, François Villeroy de Galhau, il quale ha affermato che è esagerato dire che ci sia un ritorno dell'inflazione nella zona euro.
Per l'esponente del Consiglio direttivo della Bce, non occorre la modifica della politica monetaria in risposta all'accelerazione della crescita dei prezzi al consumo nel mese di dicembre: stando a Villeroy de Galhau, la politica della Bce è un «segno di stabilità in un anno di incertezze, tra cui le elezioni in Francia, Germania, Olanda e forse Italia». Come vedete, ognuno tira l'acqua al suo mulino. Solo in Italia ci riempiamo la bocca con il concetto di Europa inteso come unione e condivisione: quando ci sveglieremo, sarà sempre troppo tardi.
In compenso ciò che è sempre ben sveglio e in continua ascesa è il nostro debito pubblico. È infatti di ieri il dato in base al quale, a novembre, il debito delle amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.229,4 miliardi di euro, in aumento di 5,6 miliardi rispetto al mese precedente. Bankitalia ha spiegato che l'incremento è dovuto al fabbisogno mensile delle amministrazioni pubbliche per 7,1 miliardi, parzialmente compensato dalla diminuzione delle disponibilità liquide del Tesoro per 1,6 miliardi. Considerando i primi undici mesi del 2016, il debito delle amministrazioni pubbliche è aumentato di 56,7 miliardi: l'incremento riflette il fabbisogno di 52,4 miliardi e l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro per 10,4 miliardi. Infine, a ottobre, l'ultimo dato disponibile, su un debito pubblico pari a 2.223 miliardi la quota in mano all'estero, ovvero ai soggetti non residenti, è risultata pari a 737,8 miliardi. Sulla quota di debito in mano estera 689,9 miliardi sono rappresentati da titoli pubblici, in aumento di quasi 2 miliardi rispetto al mese di ottobre.
Si compra Italia, ma non perché Renzi era un fenomeno e Gentiloni (a proposito, auguri di pronta guarigione) ancora meglio, ma solo perché c'è Draghi che garantisce sul rischio Paese con i suoi acquisti. Ancora qualche latrato tedesco e qualcuno potrebbe cominciare a prezzare davvero la possibilità del tapering, magari cominciando a scaricare posizioni sui Btp, tanto per vedere l'effetto che fa. E, attenti, sono molti gli hedge funds che hanno in portafoglio debito italiano a solo fine speculativo, visti i rendimenti ancora generalmente molto bassi: e quella è gente che oggi c'è e domani non si sa. Magari non hanno voglia di restare con il cerino in mano e il bluff di Schaeuble andranno a vederlo. Il governo batta un colpo con Berlino. E in fretta.
http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2017/1/14/SPY-FINANZA-Germania-le-nuove-bordate-contro-Draghi-e-l-Italia-/742317/
Ptv news 13.1.2017 - La Cia protagonista del tentativo eversivo contro T...
Siria - gli ebrei amici intimi dei mercenari tagliagola, li proteggono in tutte le maniere
Attacco alla base aerea di Mezze. Damasco accusa Israele
Non è escluso che l’attacco missilistico dell’altra notte abbia avuto anche il fine di lanciare messaggi politici. Il governo Netanyahu forse ha voluto segnalare ad Assad che l’insediamento alla Casa Bianca, previsto tra una settimana, di Donald Trump renderà ancora più libere le mani di Israele. Trump se da un lato è poco interessato a prendere di mira il presidente siriano, come ha fatto Barack Obama, dall’altro proclama che la stretta alleanza con Israele sarà il pilastro della sua futura politica in Medio Oriente. Tel Aviv forse ha voluto ricordarlo alla Siria. Come è possibile che Netanyahu abbia voluto far sentire forte la sua “voce” in vista dell’apertura del negoziato turco-russo sulla Siria del 23 gennaio ad Astana, per mettere in chiaro che Mosca e Ankara dovranno tenere conto anche degli interessi di Israele nella soluzione politica che si vuole dare alla guerra civile siriana.
Roma - la sanità è dagli anni '80 in mano alla politica, al corrotto Pd e ai suoi satelliti, il Partito dei Giudici batta un colpo
IL PRESIDENTE DELL’ANAC
Cantone: nella sanità la corruzione esiste ed è profonda
- –di Nicola Barone
«Ben vengano i codici di autoregolamentazione, ma bisogna farli funzionare e ricordare che per legge non rispettare quei codici rappresenta un illecito penale». Paradigmatico in senso negativo il caso dell'Azienda ospedaliera di Caserta, sciolta per infiltrazioni camorristiche. «Si erano dotati di un piano di prevenzione che era lo stesso di un ospedale del Nord». Ciononostante, per Cantone non è servito perché «chi commetteva la corruzione non era un vertice sanitario». «Prevenire è inserire gli anticorpi nel sistema e il sistema deve essere in grado di reagire, il corpo è il migliore strumento per reagire, ovviamente mettendolo in condizioni di reagire, anche per evitare che si arrivi alle manette». «Mi indigna che ci sia qualcuno che dice che tutta la sanità è corrotta perché non è così perché ci sono tanti casi di impegno contro la corruzione».
«L'operatore sanitario sa benissimo quali sono i problemi e, se non lo sa, significa che non fa bene il proprio lavoro - entra nel dettaglio Cantone - e se dopo l'evento dice di non sapere, è consapevole che non è così». Il manager «non ha bisogno del grande orecchio per sapere cosa accade. Prevenire la corruzione è una cosa interna. La criminalizzazione del settore non è colpa dei media, ma è scarso coraggio di dire quello che non va, senza mettere la testa sotto la sabbia. Serve la responsabilizzazione della Pubblica amministrazione». A oggi le sanzioni emesse per la mancata applicazione del piano si contano sulle dita di una mano. «Solo alla terza richiesta e al terzo no, abbiamo emesso la sanzione». In conclusione la prevenzione della corruzione « deve essere percepita come attività reale e non come adempimento burocratico».
«Io mi sono permesso di dire che ritengo che i medici che l'hanno fatto sono degli eroi, per paradosso ma comunque non hanno mandato a casa i pazienti. Perché l'alternativa era che venissero mandati a casa i pazienti». In merito al caso dell'Ospedale di Nola, Cantone rileva che «ci sono oggettive responsabilità di gestione». «Ovviamente è la situazione che merita di essere considerata e se c'è un ospedale in quelle condizioni è evidente che c'è una responsabilità di gestione, ma non del personale medico».
Italia prossimo presente - Le 70 bombe atomiche situate nelle terre italiane non hanno ragione d'essere, devono ritornare negli Stati Uniti
Armi atomiche Usa, Girotto: “Vanno rimosse dalle basi militari di Aviano e Ghedi”
Libia - il governo fantoccio risiede all'estero, Haftar è il braccio militare del legittimo governo di Tobruk. Sirte è stata liberata da 1 mese gli italiani con il loro ospedale da campo cosa ci stanno a fare ancora a Misurata?
Navi russe davanti alla Cirenaica: così Putin irrompe sulla scena
Solo delle menti perverse possono pensare di abolire i contanti, i popoli non devono avere nessuna via d'uscita, sono dei criminali in libertà
INDIA: LA “MANINA” USA DIETRO LA GUERRA AL CONTANTE

http://www.maurizioblondet.it/india-la-manina-usa-dietro-la-guerra-al-contante/
Post-verità - il Circo Mediatico in difficoltà vuole creare il Ministero della Verità
Dal relativismo alla sindrome da “fake news”
Federico Cenci intervista Vladimiro Giacché
* Vladimiro Giacché è Vice Presidente dell'Associazione Politica e Culturale Marx XXI
http://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/8880-vladimiro-giacche-dal-relativismo-alla-sindrome-da-fake-news.html
Ungheria, Orban dice chiaramente che le Organizzazione non governative che fanno capo a Soros lavorano per la Globalizzazione capitalistica che fa affari sulla pelle dei popoli
Orban va alla guerra contro le Ong di Soros
- –Luca Veronese
Decadentismo degli Stati Uniti è in fase avanzata
Perché è falso il dossier dell’intelligence che accusa Donald Trump
Il 9 gennaio scorso Lookout News commentando il periodo di passaggio tra l’Amministrazione uscente di Barack Obama e quella del suo successore Donald Trump, ha parlato di “una transizione difficile”, resa complicata non soltanto dalle difficoltà oggettive che tradizionalmente accompagnano questa delicata fase istituzionale negli Stati Uniti, ma anche da polemiche miranti di fatto a delegittimare il nuovo presidente americano.
In particolare, con la pubblicazione di un report elaborato dalle quattro principali agenzie di intelligence USA – la National Intelligence, la CIA, l’NSA e l’FBI – su mandato del presidente Obama, è stata messa in dubbio in modo ambiguo e allusivo la scelta degli elettori a favore di Trump in quanto la campagna elettorale sarebbe stata inquinata da pesanti interferenze a favore del candidato repubblicano operate da hacker pilotati dai servizi segreti russi.
Nel parlare di “transizione difficile” si è però peccato di ottimismo. Nella giornata di ieri, mercoledì 11 gennaio, infatti, sui giornali di tutto il mondo è comparsa la notizia di un nuovo report asseritamente proveniente dall’intelligence americana, contenente notizie molto compromettenti per il neo presidente, accusato di essere ricattato dal Cremlino per i suoi affari in Russia e per le sue perversioni sessuali. Accuse gravissime che in un primo momento sono state ricondotte a un’informativa ufficiale dei servizi segreti americani.
Le incongruenze del documento
Un esame del nuovo, incriminante, report mostra chiaramente che non può essere minimamente riconducibile a un organismo ufficiale statunitense. L’intestazione “Company intelligence report” non è attribuibile alla CIA, che viene chiamata “Company” solo nei romanzi di spionaggio. La classifica di segretezza del documento non appartiene al gergo ufficiale: infatti i documenti dell’intelligence recano in testa il livello di segretezza – “confidential”, “secret”, “top secret”, etc. – e nessun altro riferimento.In questo report la classifica di segretezza è invece “Confidential/Sensitive source”. Sarebbe stato sufficiente questo riferimento a far capire a chiunque con un minimo di esperienza di documenti dell’intelligence che ci si trovava di fronte a una documentazione quantomeno sospetta.
Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, il protocollo del documento (anno e numero progressivo delle informative), la presenza di errori di ortografia, la denominazione improbabile delle fonti (A, B, C, etc.) che normalmente nei documenti interni dei servizi vengono indicate o con il nome di copertura (“Sonia”, “Mirtillo” e via dicendo) o, nelle informative destinate ai clienti istituzionali, definite in base all’attendibilità o alla capacità di accesso alle informazioni sensibili (“fonte solitamente attendibile” o “fonte con accesso diretto”), da soli erano sufficienti a far capire sia ai tecnici del settore sia a giornalisti di una certa esperienza che ci si trovava di fronte a un documento estraneo all’intelligence ufficiale.
Le perplessità sull’attendibilità del “Company intelligence report” sarebbero poi dovute aumentare leggendone il contenuto, pieno di errori formali e di notizie strampalate e inattendibili. Infatti, nel testo si parla di “russian regime”, un termine che neanche un giornale scandalistico userebbe per definire il governo russo. Si afferma che fin dal 2013 Trump lavorava per screditare la sua concorrente Hillary Clinton con l’aiuto del Cremlino, quando è noto anche ai lettori meno attenti che nel 2013 la Clinton era ancora segretario di Stato e Donald Trump un ricco immobiliarista e che nessuno dei due – tra i due soprattutto Trump – poteva ancora immaginare che tre anni dopo avrebbe vinto le primarie e che avrebbe affrontato proprio quel rivale nella corsa alla Casa Bianca.
Per non parlare delle notizie sulle perversioni sessuali di Trump e sui suoi intrecci con i vertici del Cremlino, fornite da una rete di fonti di altissimo livello, una rete che se fosse esistita realmente avrebbe fatto sognare i vertici di qualsiasi servizio segreto, una rete che la CIA ha sempre sconsolatamente ammesso di non avere.
Senza andare oltre nel citare le incongruenze del report che per ventiquattr’ore ha conquistato l’attenzione dei media di tutto il mondo, questi esempi sono sufficienti a definirlo un falso. I dubbi che si trattasse di un “fake”, di un documento farlocco, avrebbero dovuto consigliare cautela sia ai giornalisti, ai quali “manine” misteriose lo avevano fatto pervenire, sia ai vertici dell’intelligence americana che dopo averlo esaminato lo hanno comunque giudicato degno di essere portato all’attenzione sia del presidente uscente che del suo successore.
IL PDF DEL DOSSIER INTEGRALE SUI PRESUNTI RAPPORTI TRA TRUMP E IL CREMLINO
La reazione di Trump
Come era da aspettarsi, la pubblicazione del “Company intelligence report” ha provocato negli Stati Uniti e all’estero una bufera mediatica che ha rovesciato sulla testa del neo presidente americano un quantità di accuse che, se vere e provate anche in minima parte, ne delegittimerebbero in modo irreparabile la figura prima ancora del suo ingresso alla Casa Bianca.Donald Trump ha ovviamente reagito in modo indignato sia alla pubblicazione del dossier sia per il fatto che l’intelligence lo abbia potuto trovare attendibile al punto di sottoporlo in forma riassuntiva alla sua attenzione durante il briefing del 6 gennaio, quando i capi delle quattro Agenzie lo hanno incontrato alla Trump Tower per discutere delle attività vere e presunte del Cremlino in America. L’11 gennaio, durante la sua prima conferenza stampa dopo le elezioni, il neo presidente, riferendosi alla pubblicazione del report ha detto: “credo sia una disgrazia che le agenzie di intelligence abbiano permesso la circolazione di notizie così false e truffaldine. È qualcosa che poteva accadere, e in effetti accadde, solo nel Germania nazista”.
(New York, 11 gennaio 2017: conferenza stampa del presidente degli Stati Uniti Donald Trump)
La risposta imbarazzata della National Intelligence
Accuse pesanti che hanno costretto il capo della National Intelligence, James Clapper, a diffondere un imbarazzato e confuso comunicato nel quale, dopo aver espresso disappunto perché il dossier è stato fatto pervenire alla stampa ha ammesso che le accuse contro Trump provenivano da “un’agenzia di sicurezza privata” e sostenuto che “le agenzie di intelligence americane non avevano espresso alcun giudizio sull’attendibilità delle accuse” e che “tuttavia si era ritenuto di fornire comunque ai vertici della politica un quadro più completo possibile delle materie che possono danneggiare la sicurezza nazionale”. Un’affermazione incredibile che, dopo aver riconosciuto che nessuno nell’intelligence community americana ha vagliato l’attendibilità del dossier, getta una luce ambigua sulla professionalità dei vertici dei Servizi americani e sulle motivazioni di un’azione di indubbia gravità politica.
(Il direttore della National Intelligence James Clapper)
Perché è stato considerato attendibile Christopher Steele?
Il dossier, si è poi saputo, è stato elaborato da Christopher Steele, un funzionario in pensione del Servizio segreto inglese, attualmente titolare della Orbis Bussiness Intelligence, società che dopo aver offerto i propri servizi ai concorrenti repubblicani di Trump alle elezioni primarie si sarebbe poi proposta ai democratici.Michael Morell, ex vicedirettore della CIA e supporter di Hillary Clinton, ha dichiarato al Washingotn Post: “mi sembra un fatto straordinario e senza precedenti che si sia portato all’attenzione di un presidente in carica e di un presidente eletto un documento privato sui cui contenuti non si ha ragione di credere”. Il giornale di Washington ha ammesso di aver ricevuto copia del documento insieme ad altri giornali americani e di aver svolto ricerche anche all’estero per valutare le notizie riportate ma “di non essere riuscito trovare conferma delle accuse” contro Donald Trump.
L’FBI ha ammesso di aver incontrato due volte Steele, nell’agosto del 2016, dopo che questi aveva offerto il documento al senatore repubblicano John McCain, fiero oppositore di Trump, ma di non aver potuto valutare l’attendibilità delle sue fonti perché Steele si era rifiutato di rivelarne l’identità. Comunque l’ex funzionario del Servizio inglese era ritenuto “affidabile” e per questo una sintesi del suo dossier è stata inserita nei briefing presidenziali mentre “qualcuno”, a dieci giorni dall’insediamento di Trump alla Casa Bianca, ha deciso di far arrivare alla stampa la versione integrale di un rapporto che descrive il neo presidente come un pervertito, corrotto e ricattato da Vladimir Putin.
La portata dell’attacco condotto contro Donald Trump non solo dalla stampa liberal, che lo ha sempre avversato, ma anche da istituzioni come le Agenzie di intelligence americane che non hanno esitato a dare una credibilità sostanziale a un “fake” così grossolano come il Company intelligence report, induce a riflessioni preoccupate sul clima avvelenato che contraddistingue la transizione alla Casa Bianca. Un clima inquinato con ogni mezzo da un establishment che sembra non voler accettare di essere messo da parte dopo l’inaspettato successo del tycoon newyorchese che, contro ogni previsione, ha comunque legittimamente conquistato il diritto di essere il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti vincendo libere e democratiche elezioni.
http://www.lookoutnews.it/trump-russia-dossier-intelligence-falso-prove/
L'Italia prossimo presente non è capace strategicamente di fare i propri interessi nel rispetto e negli interessi dei paesi mediterranei
Syriana: la cecità dell’Occidente e dell’Italia
di Alberto Negri
http://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/8878-alberto-negri-syriana-la-cecita-dell-occidente-e-dell-italia.html
Anche la Massoneria usa la tecnica della dissimulazione come la Fratellanza Musulmana
Mondo > Europa > Italia
Giovedì 12 gennaio 2017
Occhionero è membro della loggia massonica romana “Paolo Ungari - Nicola Ricciotti Pensiero e Azione” appartenente al Grande oriente d'Italia (Goi) e tra le persone bersaglio del suo hakeraggio, secondo gli inquirenti, ci sono anche altri “fratelli”, inclusa la massima carica del Goi, il Gran maestro Stefano Bisi.
È stato lui stesso a sospendere immediatamente Occhionero dalla loggia romana, una volta ricevuta la notizia dell'arresto e del tipo di accuse mosse all'ingegnere 45enne, come ha confermato a TPI in un'intervista telefonica.
Il Gran maestro dice però di non aver ancora potuto verificare le informazioni diffuse dalla stampa italiana sui presunti legami massonici di ********* ******, commercialista originario di Catanzaro e residente a Roma, che risulterebbe tra i collaboratori della società d'investimenti dei fratelli Occhionero Westlands Securities, già condannato a cinque anni per 'ndrangheta.
Quali conseguenze pratiche ci saranno sull'appartenenza al Goi di Giulio Occhionero dopo la sua sospensione?
Nei casi come questo si svolge un procedimento disciplinare interno, diverso da quello della magistratura, che può portare a censura semplice, censura solenne o espulsione. Saranno gli organi disciplinari interni del Goi a decidere quale sanzione applicare, sulla base di quello che potranno accertare.
L'espulsione consiste nel depennare la persona dal Goi, le altre sono sanzioni più lievi. In questo caso, se sarà accertato quello di cui viene accusato, mi sembra una cosa molto pesante.
Ha idea del motivo per cui il malware utilizzato da Occhionero si chiami "Eye Pyramid", un nome che rievoca uno dei simboli massonici per eccellenza?
Questo va chiesto a lui e non a me.
Ha avuto modo di parlare con i membri della loggia “Paolo Ungari - Nicola Ricciotti Pensiero e Azione” di Roma? Avevano avuto qualche percezione della vicenda?
Sì ho parlato con loro per cercare di capire. Ovviamente non avevano idea. Ci sono voluti tanti anni e la polizia postale per capire i contorni e i contenuti della vicenda, quindi non ci si può aspettare che gli altri membri sapessero cosa facesse Occhionero nella sua vita professionale.
Tra le persone spiate secondo gli inquirenti c'è anche lei.
Ho saputo due giorni fa di essere tra coloro che sarebbero stati spiati, insieme ad altri fratelli. Posso quindi dire che io e gli altri fratelli siamo le vittime di questa presunta azione di hackeraggio.
Un articolo del quotidiano La Stampa riporta oggi la notizia che un ex sindaco revisore della società dei fratelli Occhionero, ********* ******, è stato condannato a cinque anni per mafia nel 2014. Viene citata una sua “vicinanza” ad ambienti massonici. Può confermare questa affermazione?
È un'informazione che ricevo adesso, quindi non sono in grado di confermarla.
Secondo lei a cosa puntava Occhionero con questa presunta attività di spionaggio? È possibile che mirasse a fare carriera nel Goi e a diventare Gran maestro?
Non posso sapere perché lo facesse né cosa facesse esattamente. Chiunque abbia ricoperto l'incarico di Maestro venerabile può candidarsi a fare il Gran maestro. Lui aveva ricoperto questo incarico in una delle 850 logge in Italia, ma diciamo che da questo a fare il Gran maestro un po' ce ne passa.
Sulla massoneria in generale ci sono ancora diversi pregiudizi nel nostro paese, cosa sta facendo il Goi per abbatterli?
Avere un sito in cui raccontiamo tutto quello che facciamo mi sembra un modo per far capire chi siamo.
Proprio due giorni fa, quando un fratello mi ha chiamato per dirmi della notizia di Occhionero, io stavo lavorando per mettere a punto i dettagli operativi per l'impianto di illuminazione del campo sportivo di Norcia che il Grande oriente d'Italia realizzerà su richiesta della società sportiva e in accordo con l'amministrazione comunale. Abbiamo raccolto dei fondi dai destinare ai giovani delle zone terremotate.
Sempre in quelle ore stavo parlando col sindaco di Camerino, una delle città terremotate, perché il Goi cercherà di sostenere la ricostruzione del liceo musicale della città, frequentato da 150 ragazzi della zona che ora non sanno dove andare.
Il Grande oriente d'Italia, come ha detto anni fa Mario Calvino, è un'associazione di uomini che tutelano il libero pensiero e lavorano per il bene dell'umanità.
http://www.tpi.it/mondo/italia/massoneria-goi-cyberspionaggio-occhionero
Distruzione della Terra - Stati Uniti, tutte le portaerei in cantiere, la pentola bolle e come se bolle
TUTTE LE PORTAEREI USA IN CANTIERE. PER RENDERLE INVULNERABILI?
Paul Craig Roberts dice di aver ricevuto da un agente dell’intelligence un’altra precisa motivazione: le portaerei sono in cantiere per sostituire l’intero reticolato in rame dei loro apparati elettrici con fibra ottica. Perché, “apparentemente, i russi hanno la capacità di spegnere i sistemi operativi delle nostre navi e portaerei il cui apparati elettrico funziona a cavi di rame”.
Come (forse) si ricorderà, nell’aprile 2014 l’incrociatore lanciamissilili americano Donald Cook fu fatto entrare nel Mar Nero contro le convenzioni di Montreux, a provocare la Russia; un Sukhoi SU-24 disarmato sorvolò a bassa quota la nave simulando un attacco, e l’equipaggio americano scoprì, con terrore, che i sistemi missilistici a bordo erano paralizzati, i quattro radar disabilitati insieme agli apparati di trasmissione e ai circuiti di controllo: “ciechi e sordi”. Il comandante riparò a tutto vapore la Donald Cook in Romania, dove – si dice – 27 marinai avrebbero chiesto di essere rilevati dal servizio per lo shock subìto.
Il fenomeno si ripeté, qualche tempo dopo, con l’incrociatore USS Washington.
https://www.voltairenet.org/article185860.html
Secondo Craig Roberts, successivamente, “due caccia israeliani Made in Usa sono stati spediti a mostrare disobbedienza al controllo russo dello spazio aereo in Siria. I russi hanno comunicato agli israeliani di andar via, e quando questi non l’hanno fatto, i russi hanno spento i sistemi di controllo del fuoco e comunicazione dei loro aerei”.
Il 12 gennaio, Israele ha bombardato l’aeroporto militare di Damasco. C’è da chiedersi se i caccia israeliani che l’hanno fatto abbiano ricevuto le modifiche che li rendono non più vulnerabili alle contromisure russe. Quella stessa invulnerabilità che le portaerei americane stanno acquistando con la sostituzione dei cavi di rame con le fibre ottiche.
Se la notizia è confermata, essa mostra l’estrema pericolosità della situazione; forse la Russia ha perso un vantaggio militare, e il Pentagono riacquista la total global dominance.
La tensione di queste ore è ancor meglio dipinta da questo fatto: Trump, o meglio la sua squadra di transizione, ha ordinato la rimozione del capo della Guardia Nazionale, generale Errol R. Schwartz, della capitale Washington un minuto dopo il suo insediamento (alle 12.01), ma prima della cerimonia di inaugurazione prima che cominci la parata inaugurale. Schwartz è stato fra quelli che hanno approntato la “security” nel giorno dell’insediamento. Vedrà partire le guardie nazionali della capitale (più 5 mila truppe aggiunte per la cerimonia) ma non le vedrà tornare nella caserma. Ci dev’essere un motivo.
Trump ha anche ordinato a tutti gli ambasciatori nominati da Obama di lasciare i loro posti il giorno stesso dell’inaugurazione – altra cosa molto in abituale, di solito si lasciano gli ambasciatori stare anche qualche mese, perché i figli finiscano l’anno scolastico. Non sono tempi soliti.
http://www.maurizioblondet.it/tutte-le-portaerei-usa-cantiere-renderle-invulnerabili/