la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 29 luglio 2017
A Reggio Calabria la guerra incalza
NoTav - Il Sistema massonico mafioso politico vuole e deve mangiarci sopra, un'opera che serve solo a loro
Diego Fusaro - l'attacco comincia ad essere concentrico, un segnale della paura che il nostro incute, impone l'agenda con estrema chiarezza e semplicità
Calabria - la cooperativa muratori e cementisti di Ravenna si aggiudica l'appalto
Nicola Gratteri - Il magistrato non ha bisogno di convocare Amadori, in quanto ha tutto chiaro in testa e farà parlare i fatti, non facendosi tirare per la giacchetta da nessuno
Giulietto Chiesa/Vaccinazioni - con la fiducia l'esecutivo ricatta e tiene al guinzaglio il legislativo
Giampiero Venturi - Deir Ezzor dove statunitensi e Isis hanno fatto famigerate azioni a civili e militari
25/07/17
Negli ultimi giorni, l’offensiva siriana per raggiungere la città di Deir Ezzor assediata da tre anni a cavallo dell’Eufrate ha avuto un’accelerazione quasi imprevista.
Molti analisti occidentali nei mesi scorsi prevedevano una rapida liberazione di Raqqa da parte delle Syrian Democratic Forces, appoggiate dagli Stati Uniti, e una conseguente convergenza verso sud, lungo l’Eufrate.
L’obiettivo ufficiale USA era debellare l’ultimo lembo di territorio siriano controllato dallo Stato Islamico, ma in realtà sottintendeva raggiungere il confine siro-iracheno per impedire a Damasco di riprendere il controllo di quell’angolo di Siria (ricco di petrolio) e creare una connessione stabile con le milizie sciite irachene, ormai fortissime in Iraq.
Le cose sono andate diversamente, in parte per contingenze militari, in parte perché dai colloqui Trump-Putin del 7 luglio potrebbe essere emerso altro.
Di fatto i miliziani curdo-arabi delle SDF si sono impantanati a Raqqa, ancora non completamente liberata, fermandosi a nord est dell’Eufrate sulle posizioni di giugno. Ad ovest del fiume, le Syrian Democratic Forces sono state invece bloccate dalla rapida avanzata dell’esercito siriano che ha messo a punto una manovra generale articolata su tre direttrici:
da Resafa (la romana Sergiopoli) verso sud-est con le famigerate forze Tigre del generale Al Hassan;
da Palmira verso est in vista della roccaforte di Al Sukhna;
da sud, dove il confine iracheno è ormai presidiato da forze fedeli a Damasco.
Secondo fonti militari, in queste ore sarebbero impegnati nello scontro con i miliziani ISIS in ritirata il 5° Corpo d’assalto (addestrato e affiancato da reparti speciali russi), la 1a e la 3a Divisione corazzata dell’esercito e imprecisate forze paramilitari. Da ovest starebbero convergendo anche i commandos dell’800° reggimento della Guardia Repubblicana. Si parla di decine di migliaia di uomini e centinaia di carri, pezzi di artiglieria e mezzi blindati appoggiati da continui raid aerei russo-siriani.
Sembra giunta l’ora quindi per completare l’Operazione Lavender, nome che richiama il colonnello siriano morto a Deir Ezzor e braccio destro del generale druso Zarheddine, attuale capo dei parà della Guardia Repubblicana assediati.
Le truppe siriane arroccate nella città e rifornite da anni solo per via aerea, hanno iniziato il conto alla rovescia per l’arrivo dei commilitoni.
I soldati di Damasco sembrano decisi a vendicare la Siria dall’orrore imposto dallo Stato Islamico in questi ultimi tre anni. Solo nel gennaio 2016 furono centinaia i civili innocenti (anziani e bambini) decapitati dalla foia omicida degli islamisti a Deir Ezzor.
La violenza dei combattimenti di queste ore viene descritta come inaudita anche perché il Califfato continua a mostrare ancora una incredibile reattività militare. I carri siriani avanzano e non ci si aspettano prigionieri.
(foto: SAA)