L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 29 maggio 2018

Alto Tradimento - il limite culturale di Mattarella si scontra contro il rigore, coerenza intellettuale di Savona

IL DOCENTE
Savona accusa Mattarella: «Da lui un grave torto»

Il professore sul cui nome si è consumata la rottura delle trattative per la formazione del governo scrive su scenarieconomici.it: «Contro di me un processo alle intenzioni»



«Ho subito un grave torto dalla massima istituzione del Paese sulla base di un paradossale processo alle intenzioni di voler uscire dall’euro e non a quelle che professo e che ho ripetuto nel mio Comunicato, criticato dalla maggior parte dei media senza neanche illustrarne i contenuti». Così in una nota pubblicata su Scenarieconomici.it, il professor Paolo Savona. «Non avrei mai messo in discussione l’euro, ma avrei chiesto all’Unione Europea di dare risposte alle esigenze di cambiamento che provengono dall’interno di tutti i paesi-membri», continua il docente sul cui nome si è consumata domenica la rottura delle trattative per la formazione del governo.

La «teoria dei giochi»

«Aggiungo che ciò si sarebbe dovuto svolgere secondo la strategia di negoziazione suggerita dalla teoria dei giochi che raccomanda di non rivelare i limiti dell’azione, perché altrimenti si è già sconfitti, un concetto da me ripetutamente espresso pubblicamente». «Si tratta di decidere», continua il docente, aggiungendo che l’Italia registra fenomeni di povertà, minore reddito e maggiori disuguaglianze, «se gli europeisti sono quelli che stanno creando le condizioni per la fine dell’Ue o chi, come me, ne chiede la riforma per salvare gli obiettivi che si era prefissi»

«L’ok da Macron»

Se non avesse avuto «veti inaccettabili, perché infondati, il Governo Conte avrebbe potuto contare sul sostegno di Macron», continua ancora il docente, «così incanalando le reazioni scomposte che provengono dall’interno di tutti indistintamente i paesi membri europei verso le decisioni che aiutino l’Italia a uscire dalla china verso cui è stata spinta». «Chi rappresenterà le istanze del popolo italiano il 28 e il 29 giugno», al vertice dei capi di Stato e governo a Bruxelles?

La «miopia dei tedeschi»

«Una particolare consolazione», continua ancora Savona, «mi è venuta da Jean Paul Fitoussi sul Mattino di Napoli e da Wolfgang Munchau sul Financial Times. Il primo afferma correttamente che non avrei mai messo in discussione l’euro. Più incisivo e vicino al mio pensiero è il commento di Munchau che analizza come deve essere l’euro per non subire la dominanza mondiale del dollaro e della geopolitica degli Stati Uniti, affermando che la moneta europea è stata mal costruita per colpa della miopia dei tedeschi».

Di Maio: «Un malinteso»

Difende Savona anche Luigi Di Maio: «C’è un grandissimo malinteso, la convinzione che questo Governo volesse far uscire l’Italia dall’euro». Anche Paolo Savona ha accettato di fare il ministro «a condizione che non si uscisse dall’euro»: secondo Di Maio, che è intervenuto a Pomeriggio 5 «Cottarelli ce l’avevano nel cassetto», ha osservato. «Evidentemente c’era una precisa volontà di tutto quello che ruota intorno al Quirnale di azzopparlo questo Governo» che avrebbe tagliato, fra l’altro i vitalizi «e tolto la mangiatoia» a una «marea di gente».




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