L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 24 marzo 2018

Mauro Bottarelli - aumentare i tassi in una economia al lumicino significa togliere l'ossogeno al Sistema finanziario che non può continuare a giocare per moltiplicare soldi inesistenti

SPY FINANZA/ La doppia crisi pronta a mettere ko i mercati

Ci sono dei segnali che lasciano presagire la possibilità di una crisi sui mercati innescata da tassi alti e obbligazionario ad alto rendimento. MAURO BOTTARELLI

23 MARZO 2018 MAURO BOTTARELLI

Lapresse

Come ampiamente preventivato, la Fed l'altra sera ha alzato i tassi di interesse di un altro quarto di punto. E, udite udite, il mondo non è crollato. Di più, nemmeno un piccolo tsunami. Sintomo che tutto va bene, madama la marchesa? No, che la Fed è un cane che abbaia e non morde, stante il fatto che il mercato sa benissimo quanto la Banca centrale Usa potrà spingersi in avanti con la sua pantomima di normalizzazione del costo del denaro: il buon Jerome Powell, burattino messo alla guida della Fed proprio perché indipendente quanto Emilio Fede lo era da Silvio Berlusconi, ha sì portato i tassi all'1.50-1.75% dal precedente 1.25-1,50%, ma, guarda caso, si è mostrato cauto, molto cauto sullo stato di salute non solo di inflazione ed economia, ma anche delle dinamiche salariali, le stesse che per la vulgata dei quotidiani autorevoli avevano portato al panic selling dei tonfi azionari di qualche settimana fa. 

Sapete qual è il problema vero? Che da un lato nemmeno i banchieri centrali sanno cosa diavolo sta accadendo con l'inflazione e, soprattutto, che chi lo sa, si guarda ancora bene dall'ammetterlo. Cosa ha scritto, infatti, ieri la Bce nel suo bollettino? «Il consiglio direttivo della Banca centrale europea ha concluso che rimane necessario un ampio grado di stimolo monetario per un'accelerazione dell'inflazione e continuerà a seguire gli andamenti del tasso di cambio e delle condizioni finanziarie». E ancora, la Bce intende «condurre acquisti netti, all'attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro, sino alla fine di settembre 2018, o anche oltre se necessario, e in ogni caso finché non riscontrerà un aggiustamento durevole dell'evoluzione dei prezzi coerente con il proprio obiettivo di inflazione». 

Ovviamente, sul finale arriva lo zuccherino, come la caramella ai bambini che non hanno pianto per la vaccinazione: «La crescita dell'Eurozona è solida e i tassi d'inflazione dovrebbero oscillare intorno all'1,5% per il resto dell'anno». Insomma, la situazione perfetta: abbastanza alti da non poter essere tacciati di fallimento rispetto alle finalità del Qe, ma ancora distanti a sufficienza dal mitico 2% per poter imputare a qualsiasi causa al mondo un rallentamento e, quindi, un rinnovato attivismo. Leggi, monetizzazione del debito sovrano ma, soprattutto, corporate. Il problema è che se i banchieri centrali possono permettersi il lusso di parlare a vanvera e di raccontare bugie (o mezze verità), chi sui mercati ci opera davvero comincia a parlare chiaro, a non negare più la realtà. 

«La continua crescita del tasso Libor rappresenta una preoccupazione ben più grande di una Fed in modalità "falco", a mio avviso si tratta dell'argomento dell'anno», ha dichiarato a Bloomberg il chief strategist di Morgan Stanley per l'Asia e i mercati emergenti, Jonathan Garner. E sapete perché? Non certo perché ne abbiamo parlato su queste pagine, ma per questo: siamo a 31 sessioni di aumento di fila, ma, soprattutto, come ci mostrano il secondo e terzo grafico, i tremori cominciano a farsi sentire a livello di contagio. 




Da un lato il rischio di credito finanziario ha patito il primo colpo, ieri, mentre dall'altro vediamo che i cds bancari si sono ampliati al massimo da sei mesi, di fatto smettendo di ignorare la dinamica in atto. Margaret Kerins, capo del reddito fisso alla Bmo Capital Markets, non ha dubbi: «Non si vedono questi livelli di divergenze sui tassi in assenza di un argomento serio che riguarda il credito». Cosa si muove sotto il pelo dell'acqua, là dove albergano infidi gli iceberg? Quale timore reale attanaglia i mercati? 

Come vi dicevo ieri, movimenti simili del Libor solitamente anticipano di 3 mesi un drastico apprezzamento del dollaro sul mercato dei cambi: rates tantrum in arrivo, a partire dai mercati emergenti stra-indebitati in biglietti verdi grazie alla politica di tassi a zero infiniti della Fed? O davvero c'è timore che Jerome Powell dia seguito alla sua minaccia? L'altro giorno ha lasciato intendere che da qui a fine anno, ci saranno altri due ritocchi all'insù, di fatto portando a livello teorico il costo del denaro tra il 2 e il 2,25% entro l'inizio del 2019: sarà davvero così? O, come immagino, qualcosa smuoverà le acque in senso diametralmente opposto, prima del meeting di Jackson Hole ad agosto, quando temo sarà il nuovo Qe globale l'argomento cardine? 

Non vi pare che, dopo la denuncia partita l'altro giorno da Mosca riguardo provocazioni Usa in Siria, la situazione in quel Paese abbia patito una strana e drastica accelerazione al peggio, con attentati a raffica contro civili e con il solito rimpallo di responsabilità? Il tutto con Mosca ancora - anzi, sempre più - nel mirino delle diplomazie occidentali per il caso della spia avvelenata, quindi in predicato di diventare il capro espiatorio per eccellenza dei qualsiasi nefandezza bellica accada in Siria da qui alle prossime settimane. Sapete, poi, cosa significherebbe a livello globale di mercato obbligazionario, una Fed che seriamente desse vita a un processo di normalizzazione del costo del denaro? Ce lo mostra questo grafico, dal quale desumiamo due cose. 


Primo, una crisi dell'obbligazionario senza precedenti. Secondo, il rischio che questa volta non vi sia una rotazione verso le equities che garantisca un nuovo rally di contro-bilanciamento dei mercati, ma un contagio diretto attraverso l'alto rendimento, quindi un bel tonfo generalizzato. Perché lo penso? Per ciò che scriveva ieri il Financial Times, ancorché nascosto nell'ultimo pagina dell'inserto interno su mercati e investimenti a firma di Alex Scaggs: Risks pile up for buyers in lower tiers of investment grade debt. Ovvero, ciò che vi dico da mesi: le Banche centrali hanno tramutato con le loro politiche il debito sostanzialmente junk di governi e, soprattutto, aziende in un investimento percepito come risk-free, tanto il Qe non finirà mai e non ci si può scottare le dita. Tanto più che, come sapete, proprio le emissioni obbligazionarie record servono come carburante per il driver principale del mercato equities, ovvero i buybacks azionari delle varie aziende che vogliono tenere alte le quotazioni (ed esagerare con i multipli), abbassare il flottante e garantire dividendi e bonus. 

Insomma, come vedete, il canale di contagio è quanto mai diretto fra le due asset classes. E cosa ci confermava ieri il quotidiano della City? Che, a oggi, gli emittenti a livello globale con rating BBB pesano per qualcosa come il 48% del totale del mercato obbligazionario non-junk, ovvero investment grade! Cioè, per capirci, la parte sana del bond market è composta per la metà da emittenti che, in realtà, sono spazzatura o poco più! «Se la musica dovesse fermarsi e le compagnie dovessero trovarsi ad affrontare la situazione, beh questo sarebbe il classico esempio di come un ciclo del credito va in reverse», concludeva il quotidiano finanziario. Come dire, attenzione a giocare troppo con i tassi, perché non siamo in una situazione di normalità monetaria. Né finanziaria: siamo seduti sopra un vulcano di debito e leverage che, se per caso dovesse eruttare, darebbe vita a una Pompei senza precedenti. 

E quando a lanciare certe messe in guardia è un quotidiano establishment, cauto e certamente non allarmista come il Financial Times, non c'è da stare troppo sereni. Guardate questo ultimo grafico, ci mostra l'evoluzione nei mesi di quello che i gestori di fondi interpellati da Bank of America nel loro sondaggio periodico ritenevano il principale tail risk presente sul mercato: ora, ovviamente, è la guerra commerciale, visto che proprio oggi parte il nuovo regime di dazi su acciaio e alluminio imposto dall'amministrazione Trump e la Cina ha già annunciato ritorsioni, ma i primi due mesi di quest'anno vedevano al primo posto il nodo inflazione e il conseguente rischio di schianto del mercato obbligazionario. 


Attenti al comparto dell'alto rendimento e alla dinamica del Libor, potremmo scoprire con anticipo il ritorno in auge di quei rischi come preoccupazioni primarie dei mercati. Speriamo noi sia tardi, perché se attendiamo Fed e Bce, stiamo freschi. Ricordatevi, i cani che abbaiano troppo, difficilmente mordono. Certi microbi silenziosi, invece, sanno affondare i denti in profondità, quando meno te lo aspetti. I tremori ci sono tutti e aumentano. Li ha sentiti anche il Financial Times. E, questa volta, non li ha tenuti per sé, ancorché relegandoli - per adesso - ancora nell'ultima pagina dell'inserto sui mercati finanziari. Quanto prima che arrivino in prima pagina?

Governo M5S- Centrodestra - Bisogna sbrigarsi prima che gli euroimbecilli si organizzano dalla batosta delle Presidenze delle Camere, bisogna mettere in sicurezza l'Italia dai certi attacchi dell'Europa. Moneta Complementare

Toccando ferro, forse c’è una classe dirigente.

Maurizio Blondet 24 marzo 2018 

In serata un amico mi gira un articolo di VoxNews:

“Mossa del cavallo di Matteo Salvini in Senato: “per uscire dallo stallo” ha deciso di votare Anna Maria Bernini al posto di Romani. Sempre di Forza Italia.
La decisione non è piaciuta a Silvio Berlusconi. Rabbioso il suo comunicato:

“I voti al Senato ad Anna Maria Bernini, strumentalmente utilizzata, sono da considerarsi un atto di ostilità a freddo della Lega che da un lato rompe l’unità della coalizione di centrodestra e dall’altra smaschera il progetto per un governo Lega-M5S”, afferma il leader azzurro”

Berlusconi voleva che la Lega continuasse a votare Paolo Romani, rigettato da M5S, in obbedienza alla unità della coalizione. Insomma era lui che guidava. Manovrando per un governo di centro destra con il soccorso rosso del PD, che escludesse il 5 Stelle.

E’ divertente constatare che solo una decina di ore prima, Lucia Annunziata aveva proclamato su La Stampa: “Silvio mette in trappola i due vincitori”, schernendo “Matteo Salvini e Luigi Di Maio” che “ hanno girato l’Italia in lungo e in largo, in un tour della vittoria, raccontando a tutti di aver vinto le elezioni”. Finché è arrivato il colpo gobbo di Silvio, che l’Annunziata nella sua esultanza ha gratificato perfino del titolo di “vecchio leone della politica italiana” – vedete a che punto arriva la paura di una piddina – Infatti, spiegava, “un Salvini in uscita dalla coalizione con Forza Italia, per fare un governo con i Cinquestelle sarebbe stato il leader di una forza politica del 18 per cento che si univa a una forza politica con il 33 per cento. Un progetto suicida per se stesso e per tutta la destra”. Obbligando la Lega a votare Romani, il “vecchio leone” la staccava per sempre dal Movimento e ” l’intesa [fra Salvini e Di Maio] che doveva sconvolgere l’Italia si è rivelata alla fine solo un classico «teatrino» politico”, gongolava la Lucia.


Insomma, 15 ore fa l’establishment in disarmo (detto “La Sinistra”) salutava il Berlusca che ha messo nel sacco Salvini. Adesso pare proprio che sia stato Salvini a mettere nel sacco Berlusca. La mummia un bello schiumare di rabbia e dire che votare per una parlamentare di Forza Italia è “rottura della coalizione”. Berlusca ci deve stare, a farsi sfilare il gioco. Perché se insiste che la coalizione è rotta, si torna al voto anticipato, e i sondaggi danno alla Lega un aumento enorme, 23,5% invece del 17% di prima, a spese di Forza Italia, che passa dal 14 al 10,9. Non credo proprio che il suo partito di vecchi yes men ed mature escort abbia voglia di perdere le poltrone appena fortunosamente conquistate.

“Lega in corsa verso il 30 per cento”?

“Salvini rompa gli indugi, serve governo populista”, esorta VoxNews. Magari è troppo. Ma è Salvini che torna a guidare. Ovviamente, si vedrà domani (scrivo a tarda notte), la notte porta consiglio. Ma bisogna riconoscere la bravura e abilità politica, per me inaspettata, che hanno mostrato sia Salvini sia Di Maio, come sperimentati tattici dei giochi parlamentari, senza le ingenuità che temevo, sicuri di sé e dei loro mezzi agendo quasi di concerto a “mettere nel sacco” le vecchie guardie dell’inciucio.

Ho quasi paura a scriverlo, ma mi pare di vedere qui l’emergere di personalità “populiste”, quasi una classe dirigente di quarantenni – nel fiore dell’età – che prendono il posto che loro spetta al timone del Paese che la classe precedente ha portato al disastro: i Monti e i Renzi, i Bersani e i D’Alema, le Boldrini e Grasso, i Gentiloni e le Lorenzin, e i Berlusconi – appaiono adesso nella loro vacuità, oltre che disonestà e pochezza, incompetenza. Senza idee se non “ce lo chiede l’Europa” e il politicamente corretto del momento, hanno occupato per anni i posti di comando (e la cassa del denaro pubblico) rovinando banche e città e posti di lavoro, governando insomma – e facendo ostacolo ad una classe dirigente migliore di loro che evidentemente esisteva, e di cui non sospettavamo l’esistenza.

Almeno io, perché guardo poco YouTube, temendo di perdere troppo tempo. Da quando sono stato intervistato da Claudio Messora, ho cominciato a seguire ByoBlu. E oltre Bagnai e Borghi o Giacché, do atto a Messora di essere un vero scopritore di talenti, di un certo tipo, che insieme configurano una classe dirigente aggiornata, intelligente, degna di questo nome, e onorevole per l’Italia. Personaggi di schieramenti disparati, come poniamo Enzo Pennetta e Ugo Mattei, ma che dicono cose non affatto banali, e portano conoscenze che non corrono sui media mainstream. Ultimamente ho ascoltato – ve lo consiglio – “L’insostenibilità dell’architettura insostenibile” dell’architetto Ettore Mazzola: ho scoperto una cultura, idee concrete e passione civile – e amore per l’uomo, l’affermazione che l’architettura contemporanea deve accordarsi con la tradizione architettonica perché è quella che crea identità di un popolo; confrontato con l’arrogante potere dei Fucsas o di Renzo Piano, o i non-luoghi con le commesse che ottengono; e vorreste un governo ideale, riformatore e “populista”, che mettesse Mazzola a dirigere il ministero della Città e del Paesaggio.



Ho ascoltato Alberto Micalizzi, “Abbiamo un elefante in salotto”, e ho imparato moltissimo sui danni di un’uscita dall’euro non ben pensata, e come aggirarne la distruttività; ho trovato una precisione analitica, competenza e consapevolezza dei trucchi sporchi dell’eurocrazia bancaria – che mi sono detto: ma perché non è questo al posto di Padoan? Perché o invece di Monti?

Ho ascoltato Enzo Pennetta, e mi sono doluto che non sia ministro della pubblica Istruzione; ho sentito Ugo Mattei, giurista internazionale, e mi sono chiesto: ma perché questi non sono al posto che dovrebbero occupare? Sono una classe dirigente pronta, nell’età della maturità creativa, capace, culturalmente indipendente, critica dello status quo, con non solo la competenza, ma il carattere per affrontare le grandi decisioni e il polso per le riforme necessarie.

 

Perché i media non li intervistano? I loro nomi sono censurati e le loro idee sottratte all’opinione pubblica più vasta? Domanda ingenua: la marea di incompetenti occupa il potere e fa argine. Abbiamo perso molto, troppo tempo. E Gentiloni ha ancora tutto il tempo di impegnarci in rovinose condizioni obbligatorie davanti all’”Europa”. Viene voglia di gridare, esagerando un po’: “Salvini rompa gli indugi. Serve un governo populista”. Grido da estendere anche a Di Maio.

Francia - i lavoratori scioperano e Macron rispolvera l'Isis con un delinquente comune e la complicità di Rita Katz

Francia, scioperi per la riforma dei treni. Come in Italia, le Ferrovie dello Stato pesano sul governo


Mondo | 23 marzo 2018
Esperto di trasporti e ambiente

La raffica di scioperi proclamati in questi giorni – da ben sette sindacati – contro la riforma delle ferrovie francesi solleva più di un motivo di riflessione.

La patria della macchina pubblica perfetta (quasi) sente la necessità di fare un maxi-tagliando (la riforma Macron) ad uno dei gangli più significativi – per spesa pubblica ma anche per qualità dei servizi – dell’apparato statale d’oltralpe, la Società nazionale delle ferrovie francesi (Sncf).

Il piano parte da un assunto: sono troppi i soldi che lo Stato spende per dare servizi ad una minoranza della popolazione che usa il treno in particolare nelle aree rurali della Francia: due miliardi spesi per il 2% della popolazione.

La riforma ferroviaria di Emmanuel Macron ha un aspetto singolare. Essa è stata disegnata, da Jean-Cyrill Spinetta un “boiardo di stato” si direbbe in Italia, che è stato al timone della iperprotetta Air France nel pieno delle rendite monopolistiche pubbliche francesi ed europee.

Il successo alle presidenziali di Macron (66%), dovuto anche ai voti di dipendenti pubblici e ferrovieri che l’hanno preferito a Marine Le Pen, non è bastato al presidente per non far arenare subito la sua riforma della macchina pubblica. A cominciare dal monopolio delle ferrovie visto le proteste che si sono scatenate e le proteste previste di 36 giorni di sciopero nei prossimi tre mesi. Un’agitazione anomala, al ritmo di «due giorni» di sciopero «su cinque» ogni settimana, dal 3 aprile al 28 giugno .

Sembra di capire che la riforma sia giustificata dagli alti costi d’esercizio delle ferrovie e delle pubblica amministrazione e dalla adozione della normativa europea. A far suonare l’allarme della spesa pubblica c’è il maxi-debito di 47 miliardi, di cui i due terzi sono riconducibili alla costruzione delle linee ad alta velocità. Da anni la Corte dei Conti transalpina segnalava l’inopportunità economica e tecnica di sviluppare una ridondante rete ad alta velocità i cui costi d’investimento e di gestione avrebbero provocato contraccolpi seri sul bilancio pubblico.

Anche in Francia, come in Italia, le spese ferroviarie sono una delle maggiori cause del debito e della precarietà dei conti pubblici.

Mentre in Italia i tentativi di riduzione dei costi dell’enorme spesa pubblica “ferroviaria”si sono avuti spostando la spesa dalle Ferrovie dello stato all’Inps, come nel caso di decine di migliaia di prepensionamenti agevolati ( con il gaudio dei sindacati italiani di categoria e di quelli Confederali), il presidente francese è invece intenzionato ad introdurre nuove regole sul lavoro e sulla flessibilità.

Stop al pensionamento anticipato a 52 anni per i nuovi assunti (quelli che già oggi sono in Sncf continuerebbero a godere di questo regime pensionistico speciale), licenziamenti volontari (sic!), introduzione di dipendenti a contratto (di diritto privato e non più a statuto speciale), stipendio in base al merito e tagli per 120 mila addetti, mentre lato azienda tagli per migliaia di km di ferrovie secondarie (cosiddette rurali) e l’apertura alla concorrenza imposta dalla Ue entro il 2019.

Se è difficile che i dipendenti pubblici possano ricevere la solidarietà dai dipendenti privati, visto che hanno subito la riforma del lavoro che ha introdotto flessibilità e maggiore licenziabilità, è più facile immaginate che gli statali, con la forza di “pressione e di contrattazione”, saranno un osso duro per Macron.

Non si sa se la strategia del Governo francese sia quella di mettere sul piatto tutto quanto di meno digeribile esiste per poi avere un punto di caduta mediano nell’intesa con i sindacati. Quel che è certo è che nel Paese gli scioperi avranno conseguenze pesantissime, sia per i costi sia per l’impatto sociale e i disagi che recheranno. Altro sarebbe stato definire tempi e modalità concordate con il sindacato per raggiungere il “traguardo” del superamento del monopolio ferroviario e per l’apertura di un contesto di liberalizzazione regolata, cioè ben definita e controllata, anche per quando riguarda le tutele del lavoro.

Evitare gli errori della deregulation ferroviaria inglese e far sapere a chi andranno i vantaggi della riduzione della spesa pubblica è fondamentale per avere il consenso necessario come quello che una grande riforma deve avere in una fase come questa. I risparmi miliardari che produrrebbe l’annuncio del Governo di una moratoria per il tunnel della Val Susa potrebbero rendere graduale e meno traumatica la riforma.

E' guerra vera - la Cina e gli Stati Uniti non demordono e le borse a picco, il Sistema Finanziario non può reggere la guerra

ECONOMIA 
23/03/2018 07:47 
Contromossa cinese ai dazi di Trump, pronte misure anti-Usa da 3 miliardi. Borse a picco

Pechino mette nel mirino 128 prodotti americani, ma sollecita il dialogo. Mercati preoccupati per una guerra commerciale


ANDRIANO_CZ VIA GETTY IMAGES

La Cina risponde agli Stati Uniti mettendo nel mirino 128 prodotti americani, per un totale di 3 miliardi di dollari, nel caso non maturi un accordo con Washington dopo l'annuncio fatto dal presidente Donald Trump sui nuovi dazi che colpiscono l'import di beni cinesi.

Il ministero del Commercio di Pechino, auspicando un passo indietro degli Usa per evitare di colpire "seriamente" i rapporti bilaterali e l'interscambio globale, ha spiegato in una nota che le misure all'import di prodotti Usa potrebbero essere adottate in due gruppi in mancanza di accordo, preannunciando l'ipotesi di ricorso ad azioni legali in linea con le norme del Wto, l'Organizzazione mondiale del commercio. Pechino "sollecita gli Usa a risolvere le preoccupazioni cinesi il prima possibile", si legge nel comunicato postato sul sito del ministero che non fissa scadenze, ma si appella al ricorso al dialogo.

Tra i prodotti Usa nel mirino, ad esempio, ci sono carne di maiale, frutta, tubi di acciaio, scarti in alluminio, vino ed etanolo, il cui valore è stimato in circa 3 miliardi di dollari complessivi nei valori del 2017. I beni sarebbero divisi in due gruppi di cui uno sottoposto a dazi del 15%, alla stessa percentuale fissata dagli Usa sull'import di alluminio, e un secondo destinatario invece di un'aliquota al 25%, come nel caso delle misure Usa per l'acciaio.

L'approccio di Pechino resta tuttavia molto morbido, ma in caso di inasprimento dei rapporti, l'attenzione si potrebbe spostare maggiormente sul settore agricolo, la prima voce dell'export Usa verso la Cina: nel 2016 gli Usa hanno spedito semi di soia verso la Cina per 14,2 miliardi di dollari.

Si muove anche l'Europa. "L'Ue non è la fonte di problemi globali nei settori di acciaio e alluminio, quindi l'Ue e gli Usa devono affrontare tali questioni insieme" ma "queste discussioni tra alleati e partner non devono essere soggette a scadenze artificiali". È il monito della commissaria europea al commercio Cecilia Malmstroem su Twitter dopo l'esenzione temporanea all'Ue sui dazi Usa sino al primo maggio. "Ora aspettiamo di proseguire un dialogo con gli Usa sulle questioni commerciali di preoccupazione comune, come la sovraccapacità produttiva nell'acciaio".

Duro anche il presidente francese Emmanuel Macron. "L'Unione europea deve essere unita e determinata. Se saremo attaccati reagiremo senza debolezza. Non si discute con un fucile puntato alla tempia", spiegando che l'esenzione temporanea per l'Europa dai dazi statunitensi in materia di acciaio e alluminio "non è soddisfacente", ha dichiarato al termine del Consiglio europeo.

Il Wto lancia l'allarme: teme che una guerra dei dazi possa mettere "in pericolo l'economia mondiale". L'allarme è stato lanciato dal direttore dell'organizzazione con sede a Ginevra, Roberto Azevedo. "La destabilizzazione dei flussi commerciali", afferma in una nota, "metterà in pericolo l'economia mondiale in in un momento in cui la ripresa economica, benchè fragile, è sempre più evidente nel mondo intero".

L'impatto sulle Borse asiatiche di quella che i mercati cominciano a vedere come una guerra commerciale è molto forte. Male tutti gli azionariati: Shanghai ha perso oltre il 3% (-3,39%) al termine delle contrattazioni chiudendo a 3.152,76 punti. Pesante il bilancio di Shenzhen, seconda piazza della Cina continentale, che ha lasciato sul terreno il 4,49% a 1.766,61 punti. La Borsa di Tokyo ha fatto segnare la maggiore flessione giornaliera da inizio febbraio proprio a causa delle tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti. L'indice Nikkei ha ceduto il 4,51%, a quota 20.617,86, con una perdita di 974 punti.

Governo M5S-Centrodestra - e ora mettere in sicurezza l'Italia dagli attacchi degli euroimbecilli. Moneta Complementare Bagnai, Borghi, Siri se ci siete battete un colpo

Elezione presidenti, Fico presidente della Camera e Alberti Casellati del Senato: regge intesa tra centrodestra e M5s

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POLITICA

CRONACA ORA PER ORA - Il deputato M5s eletto con 422 voti (una sessantina di franchi tiratori di Forza Italia ininfluente). La senatrice berlusconiana, prima donna a capo di Palazzo Madama, passa con 240 preferenze. Nel pomeriggio le dimissioni di Paolo Gentiloni, che resta in carica per gli affari correnti

di F. Q. | 24 marzo 2018

Più informazioni su: Camera dei deputati, Senato

Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati sono stati proclamati i nuovi presidenti di Camera e Senato. Quello del deputato dei Cinquestelle e della senatrice di Forza Italia erano i nomi che M5s e centrodestra avevano fissato per un nuovo accordo al secondo giorno di votazioni. Non ci sono stati colpi di scena e il patto ha tenuto. Franchi tiratori ce ne sono stati, ma sono stati ininfluenti: Fico è stato eletto con 422 su 620, la Alberti Casellati con 240 su 319. Il deputato napoletano (leggi il ritratto) è il secondo presidente più giovane al momento dell’elezione (Irene Pivetti aveva 31 anni nel 1994), mentre la senatrice (qui la sua scheda) veneta è la prima donna presidente di Palazzo Madama e quindi la donna che ha raggiunto l’incarico più alto nella storia italiana. Con la proclamazione della seconda e terza carica dello Stato, sono arrivate anche le dimissioni del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che resta in carica per gli affari correnti.

Il quadro si è ricomposto in poche ore, quasi a sorpresa, dopo l’impasse sul nome di Paolo Romani (che il M5s si rifiutava di votare e che Forza Italia insisteva a proporre) e la mossa di Matteo Salvini che aveva dato indicazione ai senatori del Carroccio di votare Anna Maria Bernini. Dopo una serata di litigi e una nottata di incontri e nuove trattative, un nuovo vertice a Palazzo Grazioli ha dato un colpo al timone. È stato Silvio Berlusconi, che aveva parlato di “atto di ostilità” da parte della Lega, a tirare fuori dal tavolo il nome di Romani e a inserire quello della Alberti Casellati, senatrice con Forza Italia dal 1994, ex sottosegretario in due governi di centrodestra e negli ultimi anni componente del Csm come membro laico in quota centrodestra. A quel punto tutto si è sbloccato. Salvini e Di Maio si sono sentiti ed è arrivato il via libera anche perché il capo politico dei Cinquestelle aveva già chiarito che sarebbero stati disposti a votare la Bernini o “un nome simile”. E la Casellati un nome simile lo è (ma non identico, visti i suoi trascorsi da “ultras” berlusconiana).

Ma con una differenza. Il centrodestra ha infatti rifiutato la candidatura di Riccardo Fraccaro, il nome proposto dai Cinquestelle come candidato presidente alla Camera. Così è tornato in gioco Roberto Fico, ex presidente della commissione di Vigilanza della Rai e – diciamo così – meno vicino di Fraccaro alle posizioni di Di Maio. E’ stata la Lega a opporsi al nome di Fraccaro per via degli insulti che – dicono i leghisti – a più riprese il grillino ha rivolto loro: “ladri“, in particolare. Quindi accordo fatto: resta da capire se le candidature reggeranno nel segreto dell’urna o se serviranno altri scrutini in giornata. Per la cronaca, e per finire, il Pd non ha votato nessuno dei due, scegliendo due candidati di bandiera Valeria Fedeli e Roberto Giachetti.

Ha un senso, tutto questo, per la formazione del governo? No, dice il centrodestra: le intese non sono “prodromiche” alla composizione di una maggioranza spuria. Non solo tutti i partiti della coalizione, si legge in una nota, si impegnano “a non ricercare accordi individuali“.

CRONACA ORA PER ORA (ultimo aggiornamento alle 21.44)

20.14 – Di Maio: “Abbiamo preso 11 milioni di voti. Tenerne conto”
“Io spero che dopo anni di governi che non aveva votato nessuno i partiti prendano atto del risultato del 4 marzo. Il M5S ha ottenuto 11 milioni di voti e il 32%, con un candidato premier, e spero si possa tener conto di questo risultato”, ha detto al Tg1 il leader dei Cinquestelle. Sull’elezione dei Fico: “Sarà una presidenza di cambiamento non per le forze politiche ma per i cittadini italiani. Questo palazzo ha rappresentato la casta per decenni e adesso avremo un presidente che rinuncerà al doppio stipendio, taglierà i vitalizi e non ci saranno ghigliottine notturne”. (Leggi l’intervista integrale)

20.07 – Casellati: “Risultato di oggi viatico per la legislatura”
Intervistata dal Tg1, la neopresidente del Senato parla dell’accordo tra M5s e centrodestra che ha portato alla sua elezione e a quella di Roberto Fico alla Camera: “Nonostante le differenze di idee, le legittime divergenze di programmi oggi c’è stato un risultato straordinario e dovrà essere un viatico per la legislatura”.

19.56 – Gentiloni: “Onorato di aver servito l’Italia”
Dopo essersi dimesso, il presidente del Consiglio scrive su Twitter: “Voglio ringraziare ministre e ministri, tutto il governo. Sono orgoglioso di questa squadra e onorato di aver servito l’Italia insieme”.

19.44 – Fico: “Interpretare spirito di cambiamento”
Dopo essere stato ricevuto dal presidente Sergio Mattarella, Fico ha scritto su Facebook tratteggiando i punti cardine ai quali si ispirerà: “Il mio impegno come Presidente della Camera sarà ispirato a tre princìpi: garantire un alto livello qualitativo della discussione parlamentare, rispettare maggioranza e opposizioni e soprattutto interpretare lo spirito di cambiamento che i cittadini hanno espresso nelle ultime elezioni. Auguri di buon lavoro a tutti noi!”.

19.22 – Toti: “Dialogo non era scontato”
“La legislatura è iniziata bene, con un dialogo tra i partiti che non era scontato”. Lo dice il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ospite di Maria Latella su Sky Tg24. “Credo che lo strappo di Matteo Salvini sia stata una salutare accelerata e che il presidente Berlusconi si sia dimostrato persona di buonsenso, grande ragionevolezza e moderazione”, ha detto Toti.

19.07 – Grillo: “Fico è un supereroe”
“Oggi, la Presidenza della Camera dei deputati, è in mano ad un nuovo supereroe nazionale, persona integra e civile: un cittadino, Roberto”, scrive su Facebook il fondatore e garante dell’M5S Beppe Grillo.

18.46 – Gentiloni si è dimesso
Paolo Gentiloni si è dimesso dall’incarico di presidente del Consiglio al Quirinale. Ora è arrivato al Senato per comunicare alla presidente Maria Elisabetta Casellati l’esito del suo incontro con Mattarella. Casellati lo attende nel suo studio di Palazzo Madama.

18.40 – Mantero (M5s): “Per me difficile votare Casellati”
“Roberto incarna i valori che hanno fatto nascere il Movimento 5 Stelle, la sua presidenza sarà una garanzia di trasparenza e rispetto delle regole, cosa che non abbiamo visto in questi anni. Per me è stato molto difficile votare una presidente di Forza Italia al Senato, una forza politica tra le più distanti dalla mia visione del mondo, ma su quella scheda anche se c’era un altro nome io ho scritto Roberto Fico”. Lo scrive, su facebook, il senatore M5S Matteo Mantero.

18.01 – Gentiloni da Mattarella per le dimissioni
Il presidente del consiglio Paolo Gentiloni è andato al Quirinale per rassegnare, come da prassi, le dimissioni. Subito dopo si recherà al Senato e alla Camera dai neopresidenti. Il governo resta in carica per gli affari correnti.

17.24 – Fico a piedi al Colle
Fico si è recato al Colle a piedi e a largo Chigi è stato accolto da una folla di telecamere e curiosi che lo salutavano. Il neo presidente della Camera ha risposto “tanti auguri a voi, tanti auguri al Paese” a chi lo ha salutato nel corso della passeggiata. Il nuovo presidente della Camera, arrivato al Quirinale, ha pronunciato solo due parole: “Sono emozionato”.

17.07 – Alberti Casellati è al Quirinale
La presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati è ora al Quirinale per un colloquio con il presidente della Repubblica. Il colloquio con Sergio Mattarella è durato circa un quarto d’ora.

16.50 – Di Battista: “Ci siamo riusciti. Fico grande presidente”
“Roberto lo votammo Presidente della Camera già 5 anni fa. Oggi ce l’abbiamo fatta. Sarà un grande Presidente perché è l’etica in persona. Che emozione. Sono orgoglioso di aver contribuito a tutto questo”. Così Alessadro Di Battista commenta in un post su Facebook l’elezione del suo collega di partito come presidente della Camera.

16.30 – Bossi: “Salvini? Se saltavano Lombardia e Veneto lo impiccavano”
“Salvini parlato prima di pensare. Se pensava un attimo, capiva che sarebbe saltato il Veneto, la Lombardia. Se saltano il Veneto e la Lombardia lo impiccano in piazza Centrale a Milano, come il suo amico Mussolini”. Lo ha detto Umberto Bossi a ‘Repubblica tv’, prima dell’elezione di Elisabetta Alberti Casellati, prevedendone la riuscita. Il Senatur esclude che si possa parlare di un futuro governo Lega-M5S: “No – ha affermato – quello è già fallito ai tempi della Democrazia cristiana… Vogliono fare la Cassa per il Mezzogiorno, per l’assistenzialismo fallito una volta. Devono fare le fabbriche, non l’assistenzialismo”.

15.17 – Bellanova: “Con Casellati M5s perde la verginità”
“Con la confluenza del Movimento 5 Stelle sulla candidata obtorto collo di Silvio Berlusconi non è fuor di luogo dire che il Movimento 5Stelle perde la sua verginità e si piega al mercato della politica”. Commenta la senatrice Teresa Bellanova, componente Segreteria Nazionale Pd, commenta le intese che hanno portato all’elezione di Elisabetta Alberti Casellati a nuovo Presidente del Senato.

15.05 – Meloni: “Contenti, problemi non aspettano liturgie del palazzo”
“Siamo contenti di aver trovato una soluzione veloce per gli italiani, perché i problemi non aspettano le liturgie del palazzo, che mantiene compatto il centrodestra. Su questo abbiamo lavorato e su questo siamo riusciti. Ora si deve provare a fare un governo di centrodestra, venire in Parlamento e vedere se ci sono i numeri, i voti mancano da dove arrivano non mi interessa”. Così Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, dopo l’elezione dei presidenti di Senato e Camera.

14.50 – Centinaio: “C’è già accordo sulle vicepresidenze”
“Mi sembra che le vicepresidenze siano già state decise. Quello con i 5 Stelle era un accordo in cui abbiamo detto: chi prende la presidenza poi non prende le vicepresidenze”, dice il senatore della Lega Gian Marco Centinaio. “M5S coi numeri che ha – fa notare l’esponente del Carroccio – poteva prendere vicepresidenti questori e segretari. C’è stato un accordo con tutti dove si è detto: al Pd spetta un vicepresidente della Camera e un vicepresidente del Senato. Chi prende la presidenza non prenderà le vicepresidenze”.

14.45 – Renzi: “Ha vinto l’unico schema possibile”
“La mia analisi è che ha vinto lo schema del tocca a loro. Era l’unico schema possibile, perché rispettoso della volontà popolare. Immaginate cosa sarebbe successo se avessimo fatto l’accordo con il centrodestra o con i Cinque stelle, privando uno dei due della presidenza di una Camera…”, dice Matteo Renzi commentando il voto sulle presidenze delle Camere all’uscita da Palazzo Madama. Soddisfatto? “Sarei stato soddisfatto se avessi vinto le elezioni”.

14.37 – Gentiloni si dimette questa sera
Dopo i neoeletti presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Elisabetta Casellati, attesi al Quirinale nel pomeriggio, sarà Paolo Gentiloni a salire al Colle per rassegnare le proprie dimissioni, rimanendo comunque in carica per il disbrigo degli affari correnti fino alla formazione del nuovo governo. Il premier uscente è atteso al Quirinale in serata.

14.28 – Salvini: “Veloci e coerenti. Ora il governo”
Il leader della Lega ha commentato l’elezione di Fico e Alberti Casellati su Twitter: “Veloci, concreti e coerenti. Prossimo obiettivo, far nascere un governo che abbia un programma chiaro e rispettoso del voto: prima gli italiani! #rivoluzionedelbuonsenso”.

14.22 – I presidenti al Quirinale nel pomeriggio
I presidenti delle Camere Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico si recheranno nel pomeriggio separatamente al Quirinale. In serata sarà la volta del premier Paolo Gentiloni che rassegnerà le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato che lo pregherà di restare in carica per il disbrigo degli affari correnti.

14.10 – Berlusconi: “Felice, guardiamo a interessi italiani”
“Sono molto felice di questo accordo per il bene del Paese. Noi guardiamo agli interessi degli italiani con responsabilità”, ha detto l’ex cavaliere dopo l’elezione dei presidenti incontrando i giornalisti fuori da Palazzo Grazioli.

13.41 – Martina: “Pd unito, ora minoranza e alternativa”
“Il Partito Democratico ha lavorato unito in aula attorno ai suoi candidati Giachetti e Fedeli in coerenza con quello che abbiamo detto subito dopo il 4 marzo. Saremo forza di minoranza e ci prepariamo per essere l’alternativa alla destra e ai cinque stelle nel Paese”. Lo dice il reggente Pd Maurizio Martina al termine delle votazioni alla Camera.

13.37 – Toninelli: “Prima partita del cambiamento è vinta”
“La prima partita del campionato del cambiamento è vinta. Ora massima concentrazione e impegno. Gli italiani ci hanno votato per cambiare tutto in meglio e lo faremo partendo dal Parlamento”. Così su Fb il capogruppo M5S al Senato Danilo Toninelli, commentando l’elezione di Roberto Fico alla presidenza della Camera.

13.31 – Giorgetti: “Ha vinto la democrazia”
“Va bene così: siamo contenti noi, è contento Berlusconi, è contento M5s. Ha vinto la democrazia. E’ accaduto quello che dicevamo noi da settimane”. Lo ha detto Giancarlo Giorgetti, capogruppo della Lega a Montecitorio, commentando con i cronisti l’elezione di Roberto Fico a Presidente della Camera.

13.30 – Applauso unanime per Napolitano commosso
Applauso unanime e tutti in piedi nell’Aula del Senato alle parole venate di commozione del presidente emerito Giorgio Napolitano. Prima di recarsi dalla senatrice Elisabetta Alberti Casellati a comunicarle l’avvenuta elezione alla presidenza del Senato, Napolitano ha salutato e ringraziato il personale di palazzo Madama e i senatori per il senso di responsabilità mostrato per l’avvenuta elezione. “Ringrazio tutti voi – ha affermato commuovendosi l’ex capo dello Stato – per la generosa accoglienza che mi avete riservato, per avere reso più agevole in ogni modo il mio lavoro, per il senso di responsabilità che ha accomunato questa assemblea e che rappresenta il segno di identità dell’inizio della nuova legislatura. Auguri a tutti, ci rivedremo in quest’aula”.

13.28 – Senato, Alberti Casellati proclamata presidente con 240 voti
Il presidente provvisorio del Senato Giorgio Napolitano ha proclamato eletto come nuova presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, senatrice di Forza Italia. Hanno votato tutti i 319 senatori. La maggioranza necessaria era di 160. Hanno ricevuto voti: Alberti Casellati 240, Fedeli 54, Calderoli 3, Pinotti 2, Segre 2, Gasparri 1, Romani 1, Zanda 1. Bianche 14, nulle 1. 

Senato, Napolitano proclama la presidenza di Maria Elisabetta Alberti Casellati

13.18 – Salvini: “Di governo riparleremo più avanti, si riparte da centrodestra”
“Del governo ne riparleremo più avanti ma si può ripartire dalla prima coalizione che è quella del centrodestra”. Lo ha detto Matteo Salvini in sala stampa al Senato.

13.16 – Camera, Fico proclamato presidente con 422 voti
Il presidente provvisorio della Camera Roberto Giachetti ha proclamato eletto come nuovo presidente Roberto Fico, deputato del M5s. Hanno votato tutti i 620 deputati presenti. La maggioranza necessaria era di 311. Hanno ricevuto voti: Fico 422, Giachetti 102, Fraccaro 7, Brunetta 3, 5 disperse, 60 bianche e 21 nulle. L’accordo M5s-centrodestra poteva contare su 492 voti, quindi – probabilmente nel centrodestra – ci sono stati 70 franchi tiratori (probabilmente in gran parte schede bianche) che naturalmente non hanno avuto nessuna incidenza.

13.05 – Grillo_ “Habemus Fico”
“Habemus #Fico!”. Così Beppe Grillo su twitter e Fb festeggia l’elezione di Roberto Fico a presidente della Camera.

13.09 – La presidente uscente Boldrini: “Auguri a Fico, sarà compito non facile”
“Innanzitutto faccio a Roberto Fico gli auguri. Il suo sarà un compito non facile, ma è un grande onore”. Così la presidente uscente della Camera Laura Boldrini ha commentato con un cronista a Montecitorio l’elezione di Roberto Fico a presidente della Camera.

13.08 – Salvini: “Felice per risultato e compattezza centrodestra”

13.04 – Alberti Casellati supera quota: applausi Aula Senato

12.59 – Solo i deputati M5s applaudono Fico
Solo i deputati M5s si alzano in piedi per una standing ovation per Roberto Fico quando è stata da lui aggiunta la quota 311 voti, il quorum richiesto. Tutti gli altri sono rimasti fermi. Abbracci e baci per Luigi Di Maio da parte dei colleghi. Lo spoglio prosegue.

12.56 – Fico supera quota: applausi in Aula

12.50 – Iniziato anche lo spoglio al Senato




12.31 – Camera, votazioni concluse

12.05 – Camera, seconda chiama: Forza Italia inizia a votare
Parte la seconda chiama della quarta votazione per eleggere il presidente della Camera e i deputati di Fi votano in massa. I deputati forzisti, che non avevano risposto alla prima chiama, sono tutti al centro dell’Emiciclo, in attesa di essere chiamati dal deputato segretario a prendere la scheda da riempire in cabina. Mentre era in corso la prima chiama Renato Brunetta ha avvicinato Ettore Rosato del Pd. Successivamente, poco prima dell’inizio della seconda chiama i parlamentari di Fi si sono spostati in massa dal Transatlantico al corridoio laterale con le sale del governo, dove hanno tenuto una breve riunione, prima di entrare in Aula per il voto.

11.23 – Bonino: “Caminetti? Di sicuro non ha vinto l’Aula”
Hanno deciso i caminetti come dice Renzi? “Certamente non ha vinto l’Aula, le decisioni sono state prese in altri luoghi”. Così Emma Bonino, commentando l’intesa C.destra-M5s sulle presidenze delle Camere.

11.07 – Toninelli: “Voteremo da subito Casellati”
Il M5s voterà da subito al Senato la candidata del centro destra Maria Elisabetta Casellati. Lo ha detto il capogruppo M5s Danilo Toninelli prima di rientrare in Aula.

11.07 – Napolitano invita a votare “gentilmente”
Istruzioni puntuali e anche comportamentali del presidente provvisorio di palazzo Madama Giorgio Napolitano. In apertura di seduta per la terza votazione che dovrebbe eleggere il presidente del Senato, dopo la lettura del processo verbale, Napolitano ha spiegato ai senatori le modalità di esecuzione del voto. E ha ricordato, fra l’altro, che all’uscita della cabina elettorale dovranno depositare “gentilmente” la scheda nell’urna.

Senato, Casellati in Aula tra colloqui e strette di mano. La strategia prima del voto
di Manolo Lanaro

11.05 – Toninelli: “Votare Casellati e Fico rispecchia voto di cambiamento”
La decisione di votare Casellati e Fico per la presidenza delle Camere “rispecchia il voto popolare che è un voto di cambiamento. Aspettiamo a festeggiare”, aggiunge, ma il Parlamento si trasforma “da luogo della casta a luogo principe della democrazia”, da cui far partire “i tagli ai privilegi e agli sprechi”. Lo dichiara il capogruppo M5s al Senato, Danilo Toninelli, parlando con i giornalisti a Palazzo Madama.

10.57 – E’ stata la Lega a dire no a Fraccaro: “Ci chiamò ladri”
La Lega avrebbe posto un veto sulla figura di Riccardo Fraccaro alla guida di Montecitorio: è quanto risulta da fonti leghiste. In particolare, ricordano le stesse fonti, Fraccaro era quello che insultò a più riprese gli esponenti del Carroccio definendoli ‘ladri’. La Lega, quindi, dopo aver detto che aveva qualche difficoltà sul suo nome, ha chiesto al Movimento di cambiare nome. A quel punto sarebbe ritornato sul nome di Roberto Fico.

10.56 – Senato, via alla terza votazione, serve la maggioranza assoluta
Giorgio Napolitano dà il via alla terza votazione per l’elezione del presidente del Senato. Per questa terza votazione si dovrà raggiungere la maggioranza assoluta dei votanti conteggiando quindi anche le schede bianche. Nel caso questa non si raggiungesse, si procederà alla quarta votazione cioè al ballottaggio tra i due nomi più votati.

Vertice a palazzo Grazioli
di Angela Gennaro

10.52 – Di Maio e Fico insieme verso la Camera: “Bella cravatta”
Fanno l’ingresso assieme in Aula Luigi Di Maio e Roberto Fico dopo la proposta, da parte del M5s, del deputato napoletano come presidente della Camera. E’ una passeggiata lunghissima – dal punto dove sta la tabaccheria di Montecitorio fino all’Aula – per Fico, visibilmente emozionato e salutato da chi lo incrocia quasi come se fosse già presidente. “Lo so, le odi ‘ste cose”, gli fa ad un certo punto Di Maio che poi guarda il suo vestito e dice, con un sorriso: “Bella cravatta”. E prima di entrare in Aula i cronisti salutano Fico augurandogli in bocca al lupo. “Crepi”, si limita a dire Fico.

10.50 – Orfini: “Di Maio vota candidata di Berlusconi e viceversa”
“La legislatura comincia con Di Maio che annuncia il voto alla candidata di Berlusconi e Salvini. E viceversa”. Così su Twitter il presidente del Pd Matteo Orfini.

10.48 – Al via seduta del Senato
Ha preso il via la seduta dell’Aula del Senato convocata per eleggere il presidente della XVIII legislatura. Si sta leggendo il verbale della seduta di ieri.

10.48 – La Lega: “Berlusconi ha fatto il nome di Casellati”
“E’ stato Silvio Berlusconi a fare il nome di Casellati: non è una vittoria della Lega ma di tutto il centrodestra che ne esce rafforzato”. E’ quanto riferiscono fonti della Lega.

10.44 – Di Maio: “Fico è la storia del M5s”
“Roberto ci rappresenta al meglio, è la storia di questo Movimento”. Così Luigi Di Maio, durante l’assemblea congiunta M5S parlando del candidato presidente della Camera, Roberto Fico.

Camera, Fico da escluso a Presidente
di Alberto Sofia

10.40 – Camere, Renzi: “Stanno decidendo i caminetti”
“Io sto alla larga, alla larghissima” dalla partita sui presidenti delle Camere. Lo dice Matteo Renzi arrivando al Senato. “Stanno decidendo i caminetti”, aggiunge. Centrodestra va su Casellati? “Chi l’avrebbe mai detto…”, risponde.

10.38 – M5s vota Casellati al Senato

10.37 – Camere: Pd vota Fedeli-Giachetti candidati bandiera

10.34 – Camera, al via la quarta votazione: serve la maggioranza assoluta
Al via nell’Aula della Camera la quarta votazione per eleggere il presidente. Da questo scrutinio il quorum per fare scattare l’elezione scende alla maggioranza assoluta dei voti, contando anche le schede bianche. Il quarto scrutinio ha storicamente segnato un punto di svolta: nelle ultime 6 legislature, infatti, alla Camera il presidente è stato eletto il giorno dopo l’inizio della seduta e proprio al quarto scrutinio.

10.34 – Centrodestra: “Intese non prodromiche alla formazione del governo”
“I leader del centrodestra confermano le intese intercorse in questa fase non sono prodromiche alla formazione del governo e che non avranno nessuna influenza sul percorso istituzionale successivo per il quale l’indicazione spetterà al presidente della Repubblica. Confermano che in ogni caso vi è l’impegno di tutte le forze politiche del centrodestra a non ricercare accordi individuali per la formazione del governo”. E’ quanto si legge in una nota.

10.28 – Martina: “Se intesa M5s-centrodestra, proponiamo nostri nomi”
“Se lo scenario è quello di ricomposizione, con le candidature del centrodestra al senato e M5s alla Camera propongo che il Pd metta in campo due sue candidature – ha detto il vice segretario reggente Martina ai gruppi parlamentari riuniti – Vi chiedo un mandato su questo percorso che porterò avanti in maniera condivisa, consapevoli che la situazione è in continua evoluzione”. 

10.27 – Di Maio: “Sentito Salvini, Camera va a M5s”

Camere, Di Maio annuncia l'accordo: "Roberto Fico sarà presidente della Camera. Al Senato sosteniamo Casellati"

10.26 – Centrodestra: “Intesa per presidenti distinta da governo”

10.26 – Di Maio: “Veti su Fraccaro, da lui passo indietro”
“Abbiamo proposto Riccardo Fraccaro. Loro hanno posto un veto su Fraccaro e lui ha deciso di fare un passo indietro per il bene del movimento. Con lui abbiamo tutti un debito”. Lo afferma Luigi Di Maio all’assemblea del M5S. 

Camera, il discorso di Fico

10.25 – Dopo il no a Fraccaro, M5s torna su Fico

10.23 – Centrodestra di nuovo unito: Casellati al Senato, no a Fraccaro alla Camera
Il centrodestra riunitosi oggi a Palazzo Grazioli “prende atto della disponibilità dei Cinque Stelle di convenire sulle posizioni” comuni per la votazione dei presidenti di Camera e Senato 2 e di votare un candidato alla presidenza del Senato di larga condivisione indicato dal centro destra” e sottopone “all’attenzione di tutti i gruppi al figura della senatrice Elisabetta Alberti Casellati”. Così in una nota congiunta, Matteo salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni.

10.18 – Senato, la Lega punta su Giulia Bongiorno
Giulia Bongiorno presidente del Senato. E questa la proposta avanzata dalla Lega al vertice di centrodestra. Ipotesi che troverebbe però contrarietà di Fi e freddezza di Fratelli d’Italia, che tra l’altro avrebbero fatto notare le posizioni contro la linea politica del Carroccio sostenute in passato dalla stessa Bongiorno. 

10.15 – Camere, il centrodestra farà altri nomi per le presidenze
Il centrodestra, a quanto si apprende, farà altri nomi per le presidenze di Senato e Camera. E’ quanto avrebbero deciso di leader a palazzo Grazioli.

10.10 – Senato: a rischio rinvio della chiama, ma orario di seduta resta confermato
Potrebbe ritardare la chiama dei senatori che oggi devono eleggere il presidente del Senato, ma, a norma del regolamento di Palazzo Madama, la seduta dovrebbe cominciare regolarmente all’ora prevista, cioè le 10,30. Al momento, secondo quanto si apprende da ambienti del centrodestra, non c’è l’accordo per posticipare l’appuntamento, ma se ne sta parlando. L’unica cosa certa è che entro oggi dovrà essere eletto il presidente del Senato visto che subito dopo la terza votazione ci dovrà essere per forza il ballottaggio sui due nomi che hanno riportato più voti.

10.05 – Al via riunione dei gruppi Pd: assenti Renzi e Gentiloni
Al via nella sala della Lupa della Camera l’assemblea dei gruppi Pd per decidere come votare alla terza votazione per i presidenti delle Camere. All’incontro non sono presenti il premier Paolo Gentiloni e l’ex segretario Matteo Renzi.

10.00 – Camera, alla quarta chiamata Forza Italia voterà scheda bianca
I deputati di Forza Italia, a quanto si apprende, voteranno scheda bianca alla quarta votazione per eleggere il presidente della Camera.

09.58 – Brunetta e Romani lasciano vertice: “Non siamo autorizzati a parlare”
“Non sono autorizzato a parlare”. Così Paolo Romani, capogruppo di Fi al Senato, entrando a Palazzo Madama assieme al collega della Camera, Renato Brunetta

09.55 – Pd, cresce l’ipotesi dei candidati di bandiera
È probabile che il Pd scelga di votare due candidati di bandiera, un deputato e un senatore Dem, al terzo scrutinio per l’elezione dei presidenti delle Camere. Lo confermano diverse fonti del partito. Ma per una decisione definitiva, che dovrà essere ufficializzata nell’assemblea dei gruppi, si attende di conoscere l’esito del vertice del centrodestra a Palazzo Grazioli. L’assemblea, in programma nella sala della Lupa di Montecitorio, perciò, non è ancora iniziata.

09.40 – Anzaldi (Pd): “M5s-Lega spartiscono Camere come bottino di guerra”
“Presidenze Camere spartite come bottino di guerra: ‘Una a M5s, una a Lega/Fì. Non si parla di profili, personalità di garanzia, ma solo poltrone da assegnare a questo o quel partito. Salvini, Di Maio, Di Battista indifferenti a chi guida Aule, interessati solo a marchio politico”. Lo scrive su twitter il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi. 

09.38 – Di Maio: “Sono molto ottimista per il voto di oggi”
Se sono ottimista per le votazioni di oggi? “Sono molto ottimista”. Lo afferma il leader del M5S Luigi Di Maio uscendo dall’hotel Forum al termine del vertice con Beppe Grillo, Riccardo Fraccaro, Alfonso Bonafede e Stefano Buffagni. “A breve vedrete cosa succede”, spiega ancora Di Maio.

09.22 – Vertice M5s: c’è anche Grillo
E’ in corso un vertice all’hotel Forum di Roma, dove alloggia Beppe Grillo. Presenti, a quanto apprende l’Adnkronos, Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Stefano Buffagni e Pietro Dettori

09.20 – Iniziato vertice di centrodestra a Palazzo Grazioli
Il leader della Lega Matteo Salvini, accompagnato dal capogruppo del Carroccio alla Camera Giancarlo Giorgetti, è arrivato a Palazzo Grazioli per il vertice del centrodestra con Silvio Berlusconi. Hanno fatto il loro ingresso nella residenza romana dell’ex premier anche il senatore forzista Paolo Romani e la delegazione di Fdi composta da Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Sul tavolo, la questione dell’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Presenti a palazzo Grazioli anche il capogruppo azzurro alla Camera Renato Brunetta, il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani, Maurizio Gasparri, Gianni Letta e Niccolò Ghedini.

09.07 – Malumore nell’ala ortodossa del M5s per la scelta di Fraccaro al posto di Fico
Secondo l’agenzia AdnKronos, il malumore serpeggia nell’ala ortodossa del Movimento, che non vede di buon occhio l’investitura di un super fedelissimo di Luigi Di Maio e lamenta il fatto che la squadra di governo 5 Stelle presentata in pompa magna venga smantellata ancor prima di salire al Colle per le consultazioni. Ma, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti autorevoli del Movimento, l’opzione Fico in realtà sarebbe ancora in piedi, la carta tenuta coperta per non bruciare il deputato napoletano. A minuti inizierà a Montecitorio l’assemblea congiunta.

08.53 – In programma vertice centrodestra a Palazzo Grazioli
E’ in programma stamattina alle 9 un vertice a palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Un incontro per tentare in extremis di evitare la spaccatura del centrodestra. Ieri la leader di FdI aveva chiesto un vertice per provare a superare le divisioni.

08.52 – Riunione Pd slitta alle 9.30
La riunione dei gruppi Pd, convocata per decidere come votare per la presidenza delle Camere alla terza votazione, è rinviata alle 9.30. Lo si apprende da fonti Dem.

00.22 – M5s sceglie Fraccaro
Con un blitz a poche ore dall’assemblea dei gruppi congiunti i capigruppo del Movimento Giulia Grillo e Danilo Toninelli annunciano che il candidato ufficiale alla guida di Montecitorio è Riccardo Fraccaro.

Che miseria umana è sempre lei che dal sito Site da la patente di terrorista a destra e a manca. Questo uomo, delinquente comune, ruba una macchina, a un controllo spara ai poliziotti, si rifugia in un supermercato continuando a sparare DIVENTA un terrorista. Ma questi ci fanno o ci sono

L’uomo aveva ucciso tre ostaggi in un supermercato. ‘Sono dell’Isis’, aveva detto e aveva chiesto il rilascio del terrorista di Parigi. “Calmo e gentile”: chi era il terrorista di Trèbes


Parigi (Adnkronos) – L’assalitore si era barricato in un supermercato prendendo ostaggi e uccidendo tre persone, tra cui il proprietario dell’auto rubata poco prima dallo stesso killer a Carcassonne. L’Isis ha rivendicato l’attacco.

Ore di paura in Francia. Dopo aver seminato morte e preso persone in ostaggio, l’assalitore del supermercato di Trèbes “è stato ucciso”. Lo conferma il ministro dell’Interno francese, Gerard Collomb, con un tweet.

Secondo quanto rende noto Bfmtv, il terrorista è morto durante un blitz. Due le vittime dell’assalto dell’uomo che avrebbe urlato: “Sono un soldato di Daesh”. La conferma sul numero delle vittime arriva da fonti della polizia: si tratterebbe di un dipendente del market e di un cliente.
ISIS – Lo Stato Islamico ha poi rivendicato l’attacco. L’agenzia Amaq dell’Isis, scrive su Twitter il direttore di ‘Site’, Rita Katz, ha riferito che l’assalitore era un “soldato dello Stato Islamico che ha condotto l’attacco in risposta all’appello di attaccare i Paesi della Coalizione”. L’annuncio di Amaq fa seguito a numerosi messaggi celebratori postati online dai sostenitori dell’Isis.


SALAH – Il sequestratore, prima di venire ucciso, si era asserragliato nel negozio chiedendo il rilascio di Salah Abdeslam, l’unico attentatore sopravvissuto degli attacchi di Parigi del novembre 2015. “State bombardando la Siria, morirete” avrebbe detto l’uomo di poco meno di 30 anni, secondo un testimone, uno dei clienti riuscito a uscire dal supermercato dopo l’inizio dell’attacco.

SIRIA – Sull’identità dell’assalitore, ‘Le Parisien’ riferisce che si tratterebbe di un uomo di origine marocchina nato nel 1992, seguito dalla Dgsi, conosciuto per essere attivo sulle reti sociali salafite. Le autorità si interrogano su un possibile passaggio in Siria di quest’uomo, incarcerato nel 2016.

E' guerra vera - e i treasuries a lunga scadenza che non aumentano gli interessi ma calano attesta il fatto che la battaglia più cruenta è sulla credibilità degli Stati Uniti

La pazienza di Draghi e la grande paura di un calo della fiducia

24 marzo 2018

(Afp)

L’incertezza mina la fiducia. E il calo della fiducia ha conseguenze negative sulla crescita e quindi sull’andamento dell’inflazione. Questo è quel che teme la Bce. Ed è proprio al quadro che si è fatto più incerto, sui mercati finanziari e sul commercio internazionale, che guarda la Banca centrale europea, attenta a cogliere qualsiasi segnale sull’andamento della fiducia. E lo fa ferma nella sua posizione, quella di una «paziente, persistente e prudente» politica monetaria molto accomodante, dove il QE, dopo aver terminato gli acquisti netti, continuerà per un lungo periodo di tempo l’allentamento con il reinvestimento massiccio degli asset scaduti e rimborsati e dove i tassi resteranno sui livelli attuali (sottozero senza precedenti) ben oltre la fine degli acquisti netti.


14 marzo 2018

Proprio quei segnali di grande incertezza, sui mercati, anche ieri si sono manifestati in tutti quei movimenti incrociati, nei cross assets, che non sono da manuale, che non vanno nella direzione che ci si aspetta. Per esempio, la Federal Reserve ha indicato la strada dei prossimi rialzi dei tassi, ma i rendimenti a lungo termine invece di salire sono scesi e non di poco (i Treasuries decennali hanno perso 10 punti e il Bund è tornato velocemente in area 0,53 %). La fuga verso la qualità ha prevalso. E anche il dollaro Usa, invece di rafforzarsi sta fermo e anche il solo fatto di non muoversi nasconde una mancanza di fiducia: per tutti i grandi flussi in entrata nei Treasuries Usa come beni rifugio ve ne sono altrettanti in uscita da chi inizia a temere l’esplosione del debito Usa o chi, a causa delle ventate del protezionismo, perde fiducia nella crescita mondiale sostenuta dal commercio mondiale.


13 febbraio 2018

Che la Bce sia preoccupata per lo stato delle relazioni internazionali non è un segreto. Il presidente Mario Draghi ha menzionato le «preoccupazioni» del Consiglio direttivo nella conferenza stampa di gennaio e poi ancora a marzo ha detto chiaramente che le decisioni unilaterali sono «pericolose», che le dispute vanno risolte in sedi multilaterali. La preoccupazione maggiore è verso tutto ciò che può insidiare la WTO e mirare allo smantellamento di un sistema multilaterale per il commercio mondiale che funziona da tre decenni, dando regole e un arbitrato equo. Ed è proprio negli Usa, a Jackson Hole lo scorso agosto, che Draghi ha parlato lungamente del ruolo chiave dell’apertura per una crescita mondiale dinamica. «Una virata verso il protezionismo porrebbe un rischio grave alla crescita della produttività e alla crescita potenziale dell’economia mondiale», ammonì, sottolineando che questo pericolo è ancora più acuto se confrontato con le grandi sfide in arrivo per le economie avanzate e che richiedono riforme strutturali: prima tra tutte quella legata all’invecchiamento della popolazione che metterà sotto pressione i conti pubblici. Nel 2025 vi saranno 35 persone in età lavorativa su 100 che avranno più di 65 anni, nei Paesi Ocse, contro 14 su 100 del 1950.

I dazi di Donald Trump per ora sono stati somministrati con il contagocce (alluminio e acciaio colpiscono una percentuale minima delle importazioni), sono circoscritti da molte esenzioni e sono incerte le ritorsioni: ma hanno colto i mercati di sorpresa, non erano stati messi in conto mentre adesso sono diventati una fonte di incertezza, e questo si vede sui bond, sui cambi e sul ritorno del risk-off. I dazi potrebbero essere un fuoco di paglia, la minaccia - emersa nella campagna elettorale di Trump e poi sparita per oltre un anno dal tavolo - potrebbe rientrare e presto essere dimenticata. Oppure questa incertezza potrebbe perdurare. E se così fosse, a lungo andare, la preoccupazione della Bce si realizzerebbe, minata la fiducia (si è già iniziato a vedere nell’ultimo indice PMI di febbraio), il danno sarà su crescita e inflazione.

E' guerra vera - i treasuries fanno parte del pacchetto

Dazi Usa, Cina: “tutte le opzioni sul tavolo”, anche svendita Treasuries

23 marzo 2018, di Daniele Chicca

Si intensifica il conflitto a colpi di dazi tra le prime due potenze economiche mondiali. La Cina, che insieme al Giappone in febbraio aveva iniziato a scaricare gradualmente i Treasuries Usa (vedi grafico), potrebbe ricorrere all’opzione nucleare: se dovesse iniziare a vendere o smettere di acquistare il debito americano, avrebbe l’America in pugno. I mercati finanziari stanno già subendo le possibili conseguenze di un’iniziativa drastica del genere.

Le autorità cinesi hanno spiegato che “tutte le opzioni sono sul tavolo” per rispondere ai dazi imposti dagli Stati Uniti alle importazioni di beni prodotti nel paese asiatico. In una escalation della guerra commerciale lanciata da Donald Trump, Pechino ha già annunciato che imporrà dazi di fino al 25% su circa 3 miliardi di dollari di beni importati dagli Usa, come ritorsione ai dazi su acciaio e l’alluminio, e prepara nuove contromisure da decine di miliardi di dollari (secondo quanto riportato da Global Times) in risposta ai dazi da $50 miliardi annunciati da Trump. L’inquilino della Casa Bianca ha anche promesso che seguiranno altri dazi.

No non ci facciamo prendere in giro da scialbi politicanti britannici che vogliono portarci alla guerra

SKRIPAL FALSE FLAG: C’ERA UNA ESERCITAZIONE IN CORSO


Non è un articolo mio. Lo posto qui perché il bravissimo “Nuke the Wales” ha fatto una scoperta che smaschera completamente il supposto avvelenamento di Skripal come un “false flag”: Quante volte abbiamo dovuto raccontare che prima o durante un attentato mostruoso, erano in corso “esercitazioni” governative? C’erano durante l’11 Settembre, ci furono a Londra nel mega attentato a 4 stazioni della metropolitana del 7 luglio 2005; c’erano a Parigi, a Nizza:..e adesso, poteva mancare? Nuke :
Ma dai! L’esercito inglese inizia una grande esercitazione simulando un attacco con il gas….indovinate quando e dove.

Di Nuke The Whales , il 22 marzo 2018

Ricorderete il caso Skrypal, ne hanno parlato vagamente i giornali negli scorsi giorni, il giorno 8 marzo un ex agente russo disertore è stato intossicato: leggenda vuole che la Russia abbia utilizzato un gas nervino. Senza riuscire ad ucciderlo, tra l’altro.

Immaginate la mia sorpresa quando ho saputo che il giorno 6 marzo iniziano in Inghilterra le più grandi esercitazioni mai effettuate nel dopoguerra, la simulazione di un attacco con il gas nervino. 300 soldati e tecnici coinvolti. (1)

E tra tutta la stracazzo di Inghilterra in cui effettuare le esercitazioni dove sono andate a svolgerle?


“questo è il prospetto dell’interdizione aerea totale , anche per i droni nella zona di Salisbury. nessuno deve poter riprendere le operazioni militari e gli spostamenti delle truppe.”

Per quanto incredibile possa sembrare esattamente nella città di Salysbury. Si, esattamente dove i russi avrebbero attaccato il loro ex agente. Ad un paio di chilometri. tecnici, strumenti, tute, già pronto ed in funzione.


La zona viene già utilizzata da tempo per simulare attacchi con i gas nervini [ovvio: alla periferia di Salisbury sorge Porton Down, il laboratorio militare delle armi chimico–batteriologico-nucleari, ndr.] , in particolare per formare le forze speciali che poi si recano segretamente in Siria. Anche nel 2017 (2).

A questo punto, o siamo davanti ad una incredibile serie di coincidenze, a maldestri agenti russi che avvelenano insensatamente un loro ex collega vicino ad un laboratorio militare e proprio mentre sono in corso esercitazioni contro i gas nervini… oppure ci stanno prendendo per il culo.

Siamo al livello di incredibile coincidenze già notate in passato, tipo i passaporti recuperati intatti tra migliaia di tonnellate di macerie in fiamme durante l’11 settembre e le esercitazioni svoltesi nella sede della CIA proprio lo stesso giorno. Si è simulato l’effetto un aereo che, privo di controllo a seguito di un guasto colpiva uno degli edifici (3)

Decidete voi.