Redazione
26 Luglio 2019 09.52
Non c’è pace per Cdp. In ballo, da un lato, ci sono gli assetti di vertice, ora scossi – dopo i lunghi tira e molla sulle eventuali dimissioni del presidente Massimo Tononi, in forte e continuo contrasto con l’ad Fabrizio Palermo – dalla necessità di sostituire il consigliere d’amministrazione Valentino Grant, che è stato eletto al parlamento europeo nelle file della Lega, ed è dunque costretto a lasciare. Dall’altro c’è un una forte presa di posizione sindacale che critica la gestione del personale.
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LE PRESSIONI LEGHISTE SU CDP
Nel primo caso assisteremo all’ennesima forzatura del governo su Cdp. Finora Palermo inizialmente riveveva messaggi messaggi da Stefano Buffagni, il sottosegretario pentastellato che per lungo tempo è andato dicendo in giro di essere il padrone della Cassa – ma dalle elezioni europee in poi ha virato sulla Lega, cercando contatti con Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini. Ed è da quest’ultimo che arriva il diktat sulla sostituzione di Grant, che a suo tempo era stato lo stesso vicepremier a pescare, su suggerimento del senatore Raffaele Volpi, che tira le fila della Lega al Sud, dalla presidenza della Banca di credito cooperativo di Casagiove, nove filiali nel Casertano.

Salvini vuole a tutti i costi Giulio Sapelli, l’eccentrico e incontrollabile economista che a suo tempo era stato in ballo persino per Palazzo Chigi. Una scelta fatta con l’idea che se Tononi se ne dovesse davvero andare, potrebbe essere lui il presidente (ma cosa direbbero le Fondazioni, cui spetta indicarne il nome?). E anche per arginare il vicepresidente Luigi Paganetto, amico personale del ministro Giovanni Tria, che Palermo ha messo sul banco degli imputati dal collegio sindacale e dall’organismo di vigilanza per una improvvida intervista in cui riapriva il dossier Alitalia.
IL MAL DI PANCIA DEI SINDACATI
In questo bailamme è piombato come un fulmine, fatto senza precedenti, un lungo comunicato di Fabi First-Cisl, Fisac-Cgil e Uilca, ospitato da qualche giorno sulla intranet di Cdp. Che poi del classico comunicato sindacale ha ben poco, a cominciare dall’esordio: «Capita a chiunque di noi, completamente assorbiti dalle quotidiane attività lavorative…». Ma il seguito è durissimo: una pesante quanto corporativa requisitoria nei confronti della gestione di Cdp. Non esistono piani di carriera e non si investe nella formazione, lamentano i sindacati. Nel codice etico di Cdp si garantiscono pari opportunità a tutti i dipendenti senza distinzione di genere, appartenenza, razza, religione eccetera, ma «stiamo assistendo a una sistematica mortificazione professionale ai danni dei colleghi con riconosciuta esperienza e serietà, ma che hanno più di 40 anni». Largo ai vecchi, insomma.
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