Fine d'anno amarissimo per i dipendenti di Deutsche Bank Spa, la banca tedesca che negli ultimi giorni ha annunciato un piano di esuberi a livello mondiale di 18mila lavoratori. Martedì a Milano si sono incontrati d'urgenza i vertici del reparto risorse umane dell'azienda e i rappresentanti dei sindacati Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin per fare il punto sull'impatto della riorganizzazione in Italia.
E il punto non è stato di quelli sperati. La casa madre - fanno sapere le sigle - ha infatti ufficializzato la "fuoriuscita di 217 dipendente a partire dal 2020", un numero che "potrebbe subire lievi incrementi in sede di definitiva approvazione dei progetti". Gli esuberi riguardano "44 lavoratori a seguito della chiusura di sportelli non ancora identificati, 50 dipendenti della direzione generale, 58 di Operations e 65 di It & Infrastructure legati all'implementazione del progetto Aurore".
Il numero più alto di licenziamenti impatterebbe proprio su Milano, che farebbe i conti con numerose "fuoriuscite". "La prima osservazione che abbiamo rivolto all’azienda riguarda la palese difformità del quadro oggi rappresentato rispetto alle rassicuranti dichiarazioni dell’Ing. Valeri che a luglio aveva espressamente escluso rilevanti impatti occupazionali rivenienti dal piano riorganizzativo di casa ,adre di 18.000 esuberi a livello mondiale", sottolineano i sindacati.
"Abbiamo inoltre rimarcato forti preoccupazioni di fronte all’ennesima riduzione del personale voluta da un’azienda che continua a perseguire obiettivi di contenimento dei costi facendo quasi esclusivamente leva sul taglio degli organici. La banca - concludono le sigle - ha da ultimo dichiarato che l’apertura formale della procedura sindacale dovrebbe avvenire entro il primo trimestre del 2020". Un 2020 che si annuncia forse più nero e amaro della fine di questo 2019. “
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