L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 23 ottobre 2021

L'inflazione è transitoria e gli aumenti sono reali

ATTUALITÀ ESTERO
Caro vita ai massimi dal 1987 e l'Inflazione galoppa

Nuova Zelanda, benzina a + 22% Lattuga e broccoli più cari del 19%

di Filippo Merli
23 ottobre 2021


In Nuova Zelanda il costo della vita sale. E non accenna a stabilizzarsi. Aumentano i prezzi e cala il potere d'acquisto della moneta. In una parola: inflazione. Nel trimestre di settembre 2021 l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 2,2%, molto più delle attese degli economisti. Escludendo i trimestri influenzati dagli aumenti dei tassi Gst, le imposte su beni e servizi, è il dato più alto da giugno 1987, quando l'incremento era stato del 3,3%.

Per il trimestre di settembre, secondo gli esperti neozelandesi del settore, l'indice dei prezzi al consumo si sarebbe dovuto attestare tra l'1,5% e l'1,8%, per una cifra annua del 4,4%. Le previsioni, però, si sono rivelate errate. E la pandemia di Covid non c'entra, o, almeno, non è tra le cause principali dell'inflazione.

I fattori primari sono altri. E riguardano, in particolare, le imposte delle autorità locali, i costi relativi all'alloggio e i prezzi per la costruzione di nuove case, che in un anno, secondo l'agenzia Stats Nz, sono saliti del 12%.

«Sia le sfide della catena di approvvigionamento, sia l'elevata domanda stanno facendo aumentare i costi di costruzione delle abitazioni», ha spiegato il responsabile dei prezzi al consumo di Stats Nz, Aaron Beck. «Per le imprese edili è difficile ottenere molti materiali necessari per costruire una casa. Inoltre, i costi di manodopera e amministrazione sono più elevati rispetto al recente passato».

Ma la crescita dei costi non ha riguardato solo il mattone. Anzi. In Nuova Zelanda è aumentato tutto. I prezzi delle verdure, a cominciare da pomodori, lattuga e broccoli, hanno subìto un incremento del 19%, diventando il secondo maggior contributore al rialzo dell'inflazione. I prezzi dei trasporti sono saliti del 4,2%, trascinati dalla crescita delle tariffe aeree nazionali e internazionali e dal costo della benzina, schizzato a più 22%, l'aumento annuale più alto dal 2007.

La Banca centrale, secondo le previsioni, continuerà ad aumentare i tassi di interesse, ma gli economisti ritengono che rimarrà cauta, mentre la Nuova Zelanda dovrà adeguarsi a convivere col Covid. E non è finita: la maggior parte degli esperti finanziari si aspetta almeno tre ulteriori aumenti nei prossimi mesi.

«L'impennata dell'inflazione dovrebbe iniziare a diminuire nel 2022», ha detto al New Zealand Herald il responsabile di Capital economics, Ben Udy. «Ci aspettavamo già che la Banca centrale continuasse ad aumentare i tassi nonostante il lockdown di Auckland, ma la forza dei prezzi al consumo nel terzo trimestre spingerà la banca verso un ciclo di aumenti ancor più aggressivo». E si prevede che ci vorrà più tempo per rientrare nel target fissato dell'1-3%.

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