L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 20 marzo 2021

Dopo quel casinaro di Trump, prosegue la sapiente tessitura di grandi accordi diplomatici del nuovo presidente USA Biden, degna di un Talleyrand

Pfizer non riuscirà ad inondarci di mRNA – Come vogliono gli eurocrati

L’ interruzione della catena di approvvigionamento e la carenza di scorte, prevista dalla loro roadmapgli si sta ritorcendo contro.

Un titolo del Financial Times :

Spinta per produrre vaccini Covid provoca carenze di farmaci negli Stati Uniti

(Un mese fa Biden ha visitato la fabbrica di Pfizer – accolto da Bourla senza mascherina mentre lui ce l’ha, così è chiaro chi comanda – per spingere a produzione di massa: )

Pfizer avverte di interruzioni della fornitura mentre altri gruppi farmaceutici si contendono i materiali

titolo del Telegraph:

 Pfizer intima a UE di fare marcia indietro sulle minacce di vaccini al Regno Unito

La ditta avverte Bruxelles che il Regno Unito ha il potere di reagire contro qualsiasi divieto di esportazione trattenendo le materie prime spedite dallo Yorkshire

Conclusione:

I vaccini Pfizer non arriveranno tanto presto per la vaccinazione a tappeto …

Sono più deboli di quanto pensate.

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Le continue conferme che l'influenza covid si può curare a casa se non si fosse tarpato le ali volontariamente ai medici di famiglia

19 Marzo 2021 21:48
Monti e il Covid curabile a casa
La Redazione de l'AntiDiplomatico


Ci sono sempre più testimonianze riguardo al fatto che il Covid se trattato tempestivamente e in assenza di importanti patologie concomitanti, è curabile anche al proprio domicilio e sopratutto è superabile. Adesso si conosce meglio la malattia e il suo decorso rispetto a un anno fa quando l’Italia venne investita dalla prima ondata di contagi provocati dal nuovo coronavirus.

L’ultima testimonianza in tal senso è quella del Senatore Mario Monti. Intervenuto a “un Giorno da Pecora” su Rai Radio1 il senatore a vita ha rivelato di aver contratto il covid riuscendo a superare la malattia. 

“Ho fatto il Covid, a metà febbraio. Ora per fortuna sto bene, tutto è andato bene dopo qualche giorno di febbre molto alta. Da circa una settimana sono negativo e da qualche tempo ho finito i 21 giorni canonici della quarantena”.

"Per fortuna - ha poi aggiunto Monti - non sono mai stato ricoverato. Mi fosse successo un anno fa sarei stato sicuro di morire, anche se poi magari l'esito sarebbe stato diverso. Stavolta invece è andata bene”. Perché crede che le cure rispetto all'anno scorso oggi siano più efficaci? “Si, ma poi anche psicologicamente: ricordate anche voi i rumori continui di ambulanze e le scene di terapie intensive”. 

Un ultima annotazione: il senatore rivela di essere stato contagiato a metà febbraio, proprio nei giorni in cui a Roma si votava la fiducia al governo Draghi. Monti era presente ed ha convintamente sostenuto il governo guidato dall’ex presidente della Banca Centrale Europea. Nella sua intervista radiofonica sul come si sia contagiato afferma: “Ho una ipotesi ma siccome non si può esser sicuri non la avanzo. Comunque sono sempre stato molto attento alla sicurezza”, forse il senatore a vita ipotizza di aver contratto il virus proprio in occasione della fiducia al governo Draghi? Per questo ha tenuto il massimo riserbo sulla sua positività sino ad oggi?

Racconti invernali 8

Sudditi, prendete la carta e datemi il vostro oro!

20 marzo 2021

Un antico modo di dire così recita: l’oro è la moneta dei re.

Questa affermazione, la si trova su tutti i libri che parlano di storia monetaria. L’oro è sempre stato una prerogativa del sovrano, e da questo principio nasce la famosa “regola d’oro” ovvero, chi ha l’oro fa la regola, e, di conseguenza, chi non ha l’oro, la regola la subisce. Chi non è sovrano è suddito.

Il fatto che l’oro sia una caratteristica del sovrano è ampiamente dimostrato. Il bifolco, il rozzo, non sente che l’oro possa appartenergli. Lo rifiuta. Sa per natura di non esserne degno. Nel suo semplice istinto avviene come una repulsione.

Mio padre mi raccontò una storia che è realmente successa nelle campagne intorno a Firenze: 

un giorno, un bracciante contadino che lavorava per il Signore proprietario delle terre, mentre zappava il campo, trovò una pentola piena di monete d’oro antiche. Corse subito dal padrone e gliela consegnò. Il Signore, grato della lealtà del servo, disse a costui: “bravo! Tu hai fatto bene! Vedrai che a te il lavoro non lo farò mai mancare”! Lo zotico, che non capiva l’oro, fu tutto contento di aver ben servito il padrone ed essersi aggiudicato l’onore di poter sgobbare a vita. Con quella pentola piena d’oro, sarebbe potuto diventare egli stesso padrone, ma la mentalità del rozzo bifolco che era, gli impediva di capire e di essere degno dell’oro.


Questa storia descrive molto bene la natura umana. Chi dentro di sé ha un’indole di servo, rifiuterà l’oro, perché sa che non gli appartiene. Chi invece apprezza l’oro, ha una mentalità diversa e una componente regale. Oro e regalità si attraggono. Per apprezzare e capire che l’oro è valore, bisogna non avere la mentalità del servo, ma preferire la libertà.

Nell’ottimo libro The War On Gold (La Guerra all’Oro) scritto dal professor Anthony C. Sutton, si capisce bene come i sovrani e i governi, nel corso della storia, abbiano mantenuto sempre saldo il loro potere perché detentori dell’oro fisico. Il metallo prezioso rimane sempre nelle disponibilità dei regnanti e al popolo servitore viene concesso di scambiarsi carta a corso legale, in regimi più o meno brutali imposti con la forza di milizie e polizia. Sistemi cartacei che durano pochi anni, e che poi collassano sotto il peso dell’insostenibilità. Il libro parte dai racconti di Marco Polo sul Grand Khan per arrivare fino ai disastri della fine della parità aurea negli Stati Uniti e l’inizio della follia di espansione infinita del debito che, come ormai appare chiaro, sembra essere arrivata oggi alle ultime battute, quelle più violente.

Ogni fase antecedente al collasso, in qualsiasi era si guardi, è sempre quella più drammatica dal punto di vista della cattiveria con cui i governanti impongono restrizioni ai popoli. Durante queste fasi terminali, in cui i governi sono incapaci di trovare soluzioni, si assiste sempre alle misure più assurde e impopolari. Il potere cerca sempre di mantenersi saldo andando a caccia della ricchezza dei propri cittadini. Non c’è niente di più pericoloso per la propria prosperità, della fase terminale di un ciclo economico portata avanti da un governo fallito.

È drammatico osservare come il protrarsi della crisi abbia spinto molta gente a sbarazzarsi del proprio oro, vendendolo nei negozio “Compro Oro” nati come i funghi. Il fenomeno è stato globale. L’Italia vende ogni anno circa 100 tonnellate d’oro. E non viene dalle miniere.


Creando la depressione economica prolungata, la gente corre a vendere l’oro di famiglia. A forza di catenine e ciondoli questo oro viene fuso in lingotti, mandato in Svizzera e da lì se ne va definitivamente. Lo compra tutto la Cina. E' una ricchezza che in Italia non tornerà mai più. Non è più quindi il caso di un invasore cattivo, che strappa i denti d’oro al poveretto sotto minaccia della baionetta, ma è il cittadino stesso, di sua volontà, che dà via il suo oro per racimolare qualche centinaia di euro e pagarci le tasse sulla casa, con la paura di perdere anche quella. Questa dell’oro è veramente una cosa che fa venire da piangere. Non solo la nostra nazione perde ogni anno più di cento tonnellate d’oro come ci dice la fonte che ho sopra menzionato (l’articolo è vecchio, ma le quantità che escono sono sempre alte), ma lo fa soprattutto per pagare qualcosa di totalmente inutile, come le tasse, che se ne vanno via in buona parte sotto forma di interessi passivi sul debito pubblico e la finanza sfruttatrice. Altri soldi così racimolati vanno anche essi in Cina, visto che tutti importano tutto da là. Quindi la Cina se ne esce con tutto l’oro e tutti i soldi. Da nessuna parte si sente qualche organo ufficiale che consiglia di comprare oro. Il messaggio è sempre il contrario. C’è da fidarsi? Mi dicono di vendere il mio oro per il mio bene? Non credo. Io non mi fido.

Per questo penso che sia importante prendere coscienza del ruolo che l’oro riveste nella scala dei valori. Chi non ne ha si ritrova prima con la carta e poi con niente.

La depressione economica ha privato i cittadini di tutto l’oro che avevano. Queste persone hanno perso il loro oro per sempre. La crisi ha quindi ottenuto lo scopo di spogliare del proprio oro, delle proprie riserve auree familiari, un’enorme fascia di popolazione che è ormai impoverita a vita.

Il progetto deve continuare finché ci sarà oro privato. Oro che lascia l’Italia e se ne va nelle casse dei padroni. 

Un altro modo con cui gli stati falliti si impossessano della ricchezza e del risparmio dei cittadini è tramite l’inflazione dell’unità monetaria circolante a corso forzoso, nel nostro caso l’Euro.

Riflettiamo un attimo su come sia stata gestita la comunicazione fino ad ora riguardo l’emergenza sanitaria. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle come i media, monopolisti del pensiero unico legalizzato, usino le più raffinate tecniche della neuroscienza per convogliare le masse in un’unica direzione a scopo di omologazione e controllo.

Il controllo è stato attuato con la diffusione della paura. Con la tecnica militare detta shock and awe così definita da Wikipedia

: Shock and Awe (trad. "colpisci e terrorizza"), conosciuta anche come "dominio rapido", è una tattica militare basata sull'uso di una potenza travolgente, la cognizione della superiorità sul campo di battaglia, manovre dominanti, ostentazioni spettacolari di forza per paralizzare la percezione del campo di battaglia da parte dei nemici e distruggerne la voglia di combattere. La tattica è stata illustrata nell'omonimo libro, scritto da Harlan K. Ullman e James P. Wade nel 1996, un prodotto della Università di Difesa Nazionale degli Stati Uniti (National Defense University of the United States).

Una volta spaventata la popolazione, con la mente e la spina dorsale ridotte in pappetta, si è passati alla manipolazione. Un corpo duttile è più malleabile. Così si è fatto credere alla gente che i colpevoli del disastro sanitario fossero le persone stesse in quanto indisciplinate. Ogni azione di libertà viene ormai associata ad un momento di contagio e quindi condannata severamente. Il senso di colpa diventa epidemico, insieme alla paura. In un anno di questo regime, l’economia di certi settori è stata azzerata. Dopo aver distrutto il reddito da lavoro privato, distruggendo il tessuto economico, si passerà adesso alla seconda fase. La confisca del risparmio privato con il subdolo strumento dell’inflazione. Pelo e contropelo!

Il segnale sarà il “ritorno alla normalità”. Quando saranno pronti a lanciare questa fase, le restrizioni pazzesche vissute fino ad ora verranno tolte di colpo. Verranno decantati i successi delle campagne vaccinali e della scienza. L’annuncio sarà per la gente come quando suona la campanella della ricreazione a scuola. Tutti si precipiteranno a fare quello che facevano prima. Allora, si potrà lentamente rilasciare inflazione, rincarando il costo di tutto. Trovare scuse credibili non sarà difficile, specie in Italia con un ex banchiere centrale al governo. Ciò che causerà inflazione sarà la moneta che torna a circolare. L’aumento della velocità di circolazione della moneta farà avvertire da subito l’impennata dei prezzi. Se i prezzi aumentano, il potere di acquisto delle unità monetarie in cui sono espressi i nostri risparmi, diminuirà proporzionalmente comprese le giacenze sui conti correnti. Andremo avanti per un po’ con questo meccanismo di aperture e chiusure, con progressivi rilasci inflattivi che eroderanno i capitali dei nostri risparmi e finiranno di sbriciolare ciò che resta del tessuto economico che rimane. La tecnica è sempre la solita: indebolire progressivamente e poi sferrare la mazzata finale.

È qui, adesso che bisogna costruire una difesa solida a questi attacchi viscidi alla nostra sudata prosperità.

Gli economisti amano sempre dire “questa volta è diverso”! Inventano tutte le scuse possibili per dire alla gente che non serve l’oro”.

Nell’era tecnologica di adesso sono stati inventati sistemi virtuali cripto che hanno chiamato “oro digitale” . Ma non si tratta di oro. L’oro è sulla tavola periodica degli elementi. È tangibile! 

Anche nel libro di Sutton, sulla guerra all’oro, lo dicevano sempre. “Cittadini, abbiate fiducia, il governo vi vuole bene, questa volta è diverso, la nostra carta moneta, stavolta è sicura”. Poi tutto crolla all’improvviso e chi non ha fatto in tempo a convertire in oro si ritrova con le proverbiali pezze al sedere. Quando un sistema economico crolla , c’è una fase intermedia che non è semplice. Il mondo deve riorganizzarsi per ripartire. Questo ovviamente sperando in un futuro roseo dove effettivamente ciò sarà possibile. Gli scenari sono tanti e bisogna vedere quello che prevarrà.

Le ere di cambiamento erano sottolineate da cantori dell’apocalisse che dicevano che il mondo sarebbe finito il giorno dopo. Se pensiamo che ciò accada, allora è inutile fare qualsiasi cosa, ma per il bene nostro e dei nostri figli, bisogna avere speranza e prepararsi a combattere al meglio. Stiamo già combattendo.

Nel Sistema mafioso massonico politico istituzionalizzato le conferme che anche i magistrati hanno un ruolo

Inchiesta Genesi, indagato un altro magistrato: corruzione in concorso con Petrini
Il consigliere della Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro Domenico Commodaro è tra i giudici tirati in ballo dall'ex presidente di sezione già condannato a 4 anni di reclusione

20 marzo 2021 11:53


Lambisce un altro magistrato l'inchiesta istruita dalla Procura di Salerno sul giro di mazzette e corruzione negli uffici giudiziari catanzaresi. A finire nel mirino degli inquirenti è questa volta Domenico Commodaro, 58 anni di Soverato, consigliere della Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro, tra i magistrati tirati in ballo dall'ex presidente di sezione Marco Petrini durante la collaborazione avviata con i pm di Salerno. 

Nell'ambito della richiesta di proroga delle indagini accordata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Salerno, Giovanna Pacifico, il suo nome compare infatti tra gli indagati per il reato di corruzione in atti giudiziari in concorso con Marco Petrini per episodi risalenti al febbraio del 2018. Lo scorso gennaio sarebbero infatti scaduti i termini e il Tribunale ha accordato una ulteriore proroga di sei mesi che coinvolge questa volta anche Domenico Commodaro.

Nel frattempo si sta svolgendo sempre a Salerno il processo a carico dei primi indagati. Condannato in primo grado e con rito abbreviato Marco Petrini (difeso dagli avvocati Francesco Calderaro e Agostino De Caro ) a quattro anni e quattro mesi di reclusione per il reato di corruzione in atti giudiziari, inflitti tre anni e due mesi di reclusione invece a Emilio Santoro (difeso dall'avvocato Michele Gigliotti) ex dipendente dell'Asp di Cosenza e ritenuto il faccendiere del magistrato e Francesco Saraco condannato a un anno e otto mesi di reclusione.

Gli Stati Uniti abituati ad essere solo ai comandi non riescono ad adattarsi ad un mondo dove esistono altre volontà politiche che portano avanti interessi che a volte contrastano con i loro

Perché la crisi fra Cina, Russia e Usa è il nuovo allarme per i mercati

20 Marzo 2021 - 13:00

L’attacco di Joe Biden contro Vladimir Putin alla vigilia del Consiglio Ue sui rapporti con Mosca parla chiaro. Come lo sgarbo tech di Pechino verso Washington prima del meeting bilaterale in Alaska. E se Russia e Turchia alzano i tassi contro il rischio inflazione, presto potrebbero essere i toni già da Guerra fredda a montare. E direzionare i mercati


In un mondo che pare aver dimenticato l’opzione rialzista dei tassi di interesse, la Russia gioca in contropiede. A soli quattro giorni dall’annuncio di un possibile intervento sul costo del denaro, Mosca ha alzato dal 4,25% al 4,50% il riferimento benchmark. Precauzione, forse eccessiva, alle sirene di allarme inflazionistico globale? Non solo.

Principalmente, un segnale. Politico, prima ancora che monetario. La mossa dell’Istituto centrale russo, infatti, appare più una seconda, indiretta replica all’attacco senza precedente di Joe Biden contro Vladimir Putin - quell’assassino senz’anima che ha rigettato di colpo il mondo in un clima da Guerra fredda - che una reale e imminente azione di contrasto a fluttuazioni indesiderate.

E il perché è presto detto: gli Usa, almeno nell’interpretazione di Mosca e Pechino, sono in difficoltà. E, per questo, attaccano. Molti analisti, infatti, hanno fatto notare una coincidenza temporale che non appare fortuita. La durissima presa di posizione del presidente Usa è infatti giunta all’immediata vigilia di due appuntamenti chiave.

Primo, il vertice fra gli sherpa al massimo livello di Cina e Usa in Alaska, conclusosi in un clima assolutamente consono alla latitudine geografica e mal indirizzato da entrambi gli interlocutori fin dall’inizio. Washington, infatti, aveva sanzionato alcune entità cinesi alla vigilia del meeting, mentre ieri - nel pieno del secondo round - la Cina metteva al bando i veicoli Tesla dalla sue basi militari, temendo spionaggio tramite le microcamere di bordo.

Secondo, la prossima settimana - esattamente il 25 e 26 marzo - il Consiglio Europeo si riunirà con all’ordine del giorno tre argomenti principali, uno dei quali è appunto i rapporti fra Bruxelles e Mosca. Proprio mentre stanno cadendo - giocoforza e in nome della corsa all’immunità di gregge - i tabù ideologici verso il vaccino Sputnik 5 e il Dipartimento di Stato Usa sta mettendo in campo pressioni senza precedenti per rallentare all’infinito i lavori di completamento del gasdotto North Stream 2 fra Russia e Germania.

Come dire, l’alleato europeo è avvisato su quale sia la posizione della Casa Bianca rispetto a Vladimir Putin. E come valuterà eventuali accordi con lui. La firma in extremis del memorandum sul commercio con la Cina, spinta da Angela Merkel prima della scadenza del semestre europeo di presidenza tedesca, proprio non è andata giù Oltreoceano.

Insomma, geopolitica al massimo livello. Ma, sullo sfondo, sono i mercati a menare le danze. Soprattutto i timori legati all’inflazione, alla luce dello tsunami di liquidità che il piano Biden sta già facendo fluire sui conti degli americani, alluvionando il sistema.

E proprio la Cina ha messo in chiaro come non intenda divenire l’agnello sacrificale della volontà statunitense di esportazione della propria inflazione interna. E se da un lato i regolatori di Pechino hanno già reso noto come verranno aumentati i controlli sui flussi di denaro cross-border, stando al South China Morning Post il governo sarebbe intenzionato a consentire l’investimento estero ai cittadini cinesi, incluso quello verso obbligazioni trattate ad Hong Kong.

Di fatto, la creazione emergenziale di canale southbound di connessione fra la Cina e l’ex colonia britannica che operi in modalità a specchio rispetto a quello northbound che consente investimenti esteri in obbligazioni cinesi. Di più, alla vigilia del meeting in Alaska, la State Administration of Foreign Exchange (SAFE) ha cominciato la fase sperimentale di un progetto pilota che permetta alla multinazionali con sede a Shenzhen e Pechino di operare trasferimenti di fondi cross-border in maniera più semplice e rapida.

Tradotto, paradossalmente se Joe Biden intendeva ridimensionare le disuguaglianze interne con il suo piano di sostegno, un primo risultato potrebbe essere quello di un enorme flusso di capitale cinese sul mercato immobiliare statunitense. Di fatto, facendo ulteriormente salire i prezzi e rendendo sempre meno abbordabile l’investimento nel real estate per gli americani.

Ma non basta. Perché Pechino ha fatto dell’altro, tanto per inviare un segnale chiaro a Washington. Il 15 marzo, infatti, la piattaforma on-line di vendite di seconda mano Xianyu ha reso noto come sia stata letteralmente presa d’assalto da oltre 200.000 utenti in due giorni costretti a vendere beni di famiglia per coprire le perdite su mutual funds legati ai tonfi dell’azionario cinese.

Il tutto amplificato a livello di diffusione dal fatto che Xianyu sia affiliato a un gigante come Alibaba Group Holding. Come mai il regno della censura per antonomasia lascia che Jack Ma, già caduto in disgrazia per la sua eccessiva spericolatezza finanziaria, permetta di veicolare messaggi così allarmanti per l’opinione pubblica? Perché Pechino controlla la bolla, mentre gli Usa stanno pregustando l’approdo di massa della cosiddetta stimmy money per sostenere Wall Street, il Nasdaq in particolare.

E che la Cina abbia preparato la mossa, lo mostra questo grafico:
Bloomberg

a differenza di quanto accaduto negli Usa, l’esplosione di Bitcoin non ha visto in parallelo una crescita nella trattazione di titoli legati ai cosiddetti cryptominers da parte della clientela retail. Insomma, Pechino non teme la bolla nemmeno della moneta digitale, figuriamoci quella del retail traders. Anzi, sembra puntare all’obiettivo opposto: farla scoppiare negli Usa. Prima con l’appello dell’Ente regolatore di banche e assicurazioni a vigilare sulle sovra-valutazioni degli assets in Occidente a causa della liquidità da Qe, poi con l’ammissione palese di come operare sulle piattaforme on-line possa portare alla rovina e alla necessità di vendere la fede nuziale o l’orologio del nonno per far fronte agli scoperti. In un ultimo, la mossa più dura.

Ottenuto il servigio rispetto a Xianyu, il plenum del Partito comunista ha ordinato la rimozione del browser di Alibaba dagli app stores cinesi, facendo seguire alla comunicazione una minaccia diretta di Xi Jiinping: I giganti tech pongono un rischio per la stabilità a causa della loro crescita sproporzionata e incontrollata.

Ma perché questo attacco contro il comparto tech? Lo spiega questo grafico,

NDR

dal quale si evince come l’approdo del rendimento del decennale Usa in area 2% porterebbe come diretta conseguenza la necessità per il Nasdaq di purgare il proprio livello di un altro 20% per restare attrattivo. Un trend che si è già rivelato esatto nel 1987 e nel 2000.

Insomma, Pechino sta lavorando affinché nulla resti intentato: se infatti l’impatto di backstop del Qe della Fed permettesse comunque ai rendimenti obbligazionari di salire senza però impattare in modalità di correzione sistemica sull’indice tech, la campagna cinese contro il comparto fornirebbe benzina alle pressioni ribassiste. infine, questo ultimo grafico

Bloomberg/Zerohedge

mostra come il proxy mediorientale storico delle mosse monetarie della Fed, la lira turca, stia operando in totale disconnessione dalla postura negazionista della Fed rispetto ai rischi inflattivi.

Il 18 marzo, infatti, la Banca centrale di Istanbul - in risposta a volatilità valutaria e aumento del prezzo del petrolio - ha alzato dal 17% al 19% il tasso repo a una settimana, cogliendo di sorpresa anche il consensus dei 24 analisti di Bloomberg, certi di un ritocco di «soli» 100 punti base. Insomma, mosse drastiche.

A questo punto, sorge spontaneo chiedersi se l’America sia conscia dell’azzardo che sta correndo o se la disperazione da vicolo cieco monetario sia tale da costringere Joe Biden alla strada obbligata dell’incidente controllato. In quel caso, l’opzione resta sempre la stessa: warfare. E toni e strategie messe in campo dai players geopolitici globali, parlano decisamente quella lingua. Guerra. Soltanto di parole. Ma in grado di garantire un driver ai mercati, ora che il Covid pare aver perso appeal.

Non a caso, tutti e sei i sottomarini della flotta del Mar Nero di stanza a Novorossiysk hanno preso il largo e la base di Sebastopoli è stata messa in stato di pre-allarme operativo. Si scherza con il fuoco, insomma.

Il Grande Cambiamento, usando l'influenza covid, sta ottenendo la distruzione di uomini, merci, capitali e mezzi di produzione per ricominciare il ciclo di accumulazione e quindi profitti capitalistici. Compaiono i segnali le filiere si frantumano. Il nuovo equilibrio tra l'offerta e la domanda produrrà inflazione

Le filiere si stanno frantumando? I casi di Toyota, Honda e Samsung

20 marzo 2021


Che cosa succede a Toyota, Honda e Samsung secondo il Wall Street Journal 

“Problemi di approvvigionamento per la produzione globale”. Così ha titolato ieri il Wall Street Journal in prima pagina, riflettendo il livello di allarme a livello mondiale. La crisi economica e le misure di contenimento dell’epidemia hanno profondamente stravolto quasi tutte le filiere di fornitura internazionale, provocando rilevanti variazioni nei volumi e nei prezzi. Non sappiamo se si tornerà allo stato pre Covid, ma è ragionevole prevedere che nulla sarà più come prima. Troppa fiducia era stata riposta in un modello di sviluppo basato sulla crescita ininterrotta del commercio internazionale. Tale modello si è rivelato vulnerabile e, nel migliore dei casi, nessuno si fiderà più ciecamente della sua infallibilità.

Di seguito una sintesi dell’articolo.

“Lungo le catene di approvvigionamento, in tutto il mondo, si stanno sempre più frequentemente notando casi di carenze di materie prime e colli di bottiglia. Nessun settore fa eccezione, dall’auto-motive, l’abbigliamento fino alle attrezzature mediche.

Toyota, Honda e Samsung sono stati gli ultimi casi di multinazionali a riscontrare dei problemi. In particolare le due aziende del settore dell’auto-motive hanno addirittura affermato nella giornata di mercoledì di voler arrestare la loro produzione presso gli stabilimenti del Nord America. Toyota ha lamentato una carenza di prodotti petrolchimici, la produzione dei quali è stata pregiudicata durante lo scorso mese dal gelo Texano.

Honda si è invece giustificata affermando la presenza congiunta di problematiche quali ritardi nelle spedizioni navali, carenze di materiali semiconduttori, inconvenienti connessi alla pandemia e il meteo rigido delle ultime settimane negli Stati Uniti.

Samsung, primo produttore mondiale di smartphone, ha affermato che la grave carenza di componenti, soprattutto chip, potrebbe avere gravi ripercussioni sul fatturato del prossimo trimestre.

I succitati sono solamente tre casi peculiari, ma le problematiche di approvvigionamento stanno generando continui ritardi e aumenti nei costi per numerosi settori e aziende a livello globale, affermano analisti di mercato e vertici aziendali.

Tutto ciò si sta ripercuotendo sui margini e sui prezzi finali ai consumatori.

“Stiamo riscontrando molta fatica nell’approvvigionamento delle materie prime”, afferma il Ceo di Summit Plastics, azienda del Mississippi che produce componenti in plastica, tra gli altri, per ospedali e packaging industriale.

Questi colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento, che arrivano tra l’altro proprio nel momento in cui l’economia statunitense e mondiale sta cercando di tornare ai livelli pre-pandemici, mostra tuttavia quanto il percorso sia ancora lungo e tortuoso, e facendo comprendere soprattutto l’alto grado di vulnerabilità delle catene di fornitura globali.

Ma l’impatto a lungo termine di questi fenomeni non è ancora ben chiaro. Il governatore della FED ha affermato in conferenza stampa mercoledì che si attende queste problematiche si risolveranno del tutto in parallelo alla ripartenza e alla crescita economica.

La gelata che ha colpito il Texas il mese scorso ha contribuito a piene mani, essendo stato un duro colpo per l’economia degli Stati Uniti ma non solo. Difatti è proprio lì che ha sede lo stabilimento petrolchimico più grande al mondo, che trasforma in plastica petrolio, gas e i rispettivi sottoprodotti. La gelata di febbraio ha costretto questi stabilimenti a chiudere del tutto.

“Gli eventi metereologici avversi in Texas sono capitati nel peggior momento possibile,” riferisce Michael McKim, responsabile acquisti per Anchor Industries, azienda produttrice di prodotti per eventi all’aria aperta. L’azienda, avente sede nello stato dell’Indiana sta riscontrando difficoltà nell’approvvigionamento di cinghie in polipropilene, un prodotto di solito reperibile rapidamente e a buon mercato. “Qui qualcuno rischia di ritrovarsi come ultimo della fila, e a mani vuote. Stiamo solo pregando di non essere noi quel qualcuno”.

Persino Samsung, uno dei più grandi produttori di chip mondiali, il mese scorso è stato costretto a far chiudere due dei suoi più importanti stabilimenti di tale prodotto ad Austin, in Texas.

Nel frattempo però, i porti Californiani di Los Angeles e Long Beach, che complessivamente controllano più di un terzo dell’intero traffico di container di importazione degli Stati Uniti, continuano a rimanere intasati di scorte in seguito a una campagna di rifornimento iniziata verso la fine dello scorso anno.”

La Cina è indietro sui semiconduttori ma investe su ricerca &sviluppo aumentando del 7% ogni anno fino a quando acquisirà autonomia tecnologica. La sfida è lanciata

Vi racconto la guerra tra Usa e Cina sui semiconduttori

20 marzo 2021


Come e quanto le aziende americane e cinesi si fronteggiano nei semiconduttori. L’approfondimento di Giuseppe Gagliano

Tradizionalmente, il design dei microprocessori è stato dominato da pochi colossi americani, da tempo presenti in questo settore.

Intel, fondata nel 1968, rimane il primo produttore mondiale di semiconduttori, ma l’azienda con sede a Santa Clara, California, deve prendere atto di nuovi concorrenti non necessariamente americani altrove.

Ibm, storicamente presente nel mercato dei computer e dei semiconduttori sin dagli anni ’50, ha lanciato la linea di processori Power negli anni ’90. Nel 2021, il Power 10 avrà non meno di 48 core per una potenza di calcolo adattata alle esigenze dei grandi data, ovvero l’elaborazione di massa di dati giganti generati da Internet 3.0.

Advanced Micro Devices (Amd) è un altro storico produttore americano di semiconduttori, microprocessori e schede grafiche, poiché l’azienda, con sede anche a Santa Clara, in California, è stata fondata nel 1969.

L’azienda americana Nvidia è stata creata nel 1993 e ha anche sede a Santa Clara. L’azienda attualmente domina il mercato dei processori per schede grafiche (unità di elaborazione grafica, GPU).

Secondo i maggiori analisti del settore, Nvidia ha rappresentato non meno del 69% della domanda di processori grafici nel quarto trimestre del 2019. Amd e Intel sono molto indietro. Ma queste due aziende compensano competendo per il mercato dei processori per macchine (CPU) su cui continuano ad avere l’egemonia.

Almeno per il momento. Infatti l’arrivo degli smartphone nei primi anni 2000 ha rivoluzionato il mercato dei semiconduttori.

Certo, aziende come Amd e Intel sono state in grado di posizionarsi molto rapidamente nel segmento, ma devono affrontare la concorrenza di Qualcomm (un’azienda americana, con sede a San Diego, California, tanto per cambiare), fondata nel 1985.

Da parte sua, l’azienda Apple, che non ha mai finito di diversificare, è in procinto di stravolgere la gerarchia dei progettisti di processori per telefoni cellulari, ma anche laptop, sin dal rilascio del processore A7, che equipaggiava l’iPhone 5s. Da allora, le serie A8, 9, 10, 11, 12 e 13 hanno dimostrato che Apple ha ora il pieno controllo della tecnologia associata alla progettazione di processori multi-core sempre più efficienti.

Tutte le società americane sopra citate delegano gran parte delle loro attività produttive a subappaltatori.

Qualcomm o Nvidia sono anche aziende in un certo senso virtuali, cioè senza fabbriche. Subappaltano la loro produzione ad altri colossi del settore, come la STMicroelectronics europea (franco-italiana), che impiega 46.000 persone in tutto il mondo, o la taiwanese Tsmc (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company) o UMC (United Microelectronics Corporation) che sono i principali fornitori di Nvidia o Qualcomm.

Per quanto riguarda Apple, l’azienda delega parte della sua produzione a Foxconn Technology, ufficialmente Hon Hai Precision Industry Company Ltd., un gruppo industriale taiwanese specializzato nella fabbricazione di prodotti elettronici, situato principalmente nella Repubblica popolare cinese, nella città di Shenzhen, che fornisce anche aziende Sony, Motorola, Dell, Microsoft, Amazon, Nintendo, Hewlett-Packard, Samsung, LG, HTC, Acer, Asus, Lenovo e Huawei.

Ma la Cina, che da tempo aspirava ad essere qualcosa di diverso dalla “officina del mondo”, ha cambiato marcia nel mercato dei semiconduttori. Nella pianificazione della sua economia, la Cina punta infatti all’autonomia tecnologica.

Mentre il mercato dei microchip è cresciuto dell’8% nel 2020 a circa 480 miliardi di dollari, la spesa in ricerca e sviluppo del settore è cresciuta del 5% fino a un record di 68,4 miliardi di dollari secondo i maggiori analisti.

Intel, Samsung e TSMC emergono come i tre maggiori investitori in questo settore, al contrario, nessun produttore europeo di chip è tra i primi 10. Le aziende cinesi, d’altro canto, stanno mostrando un notevole attivismo tecnologico.

Così, nel campo dei processori, Zhaoxin o Huawei hanno sviluppato i propri chip KaiXian e Kunpeng, ma anche un’altra azienda sta sviluppando i propri processori: Longsoon, una giovane azienda di marca, fondata nell’aprile 2010, che ha recentemente commercializzato un chip a quattro core, il Dragon Core 3A4000, le cui prestazioni sono però ancora molto lontane da quelle dei processori sviluppati da Intel o Amd, proprio come quelle mostrate dal processore KaiXian U6780A di Zhaoxin. Un altro concorrente cinese recentemente arrivato sul mercato, l’azienda Phythium si sta lanciando anche nella produzione di processori multicore, con l’ambizione di competere entro pochi anni con i leader del mercato americano in termini di prestazioni.

L’amministrazione statunitense ha deciso di rispondere e ha persino colpito duramente nel 2019, spronata da Donald Trump che ha imposto ai colossi americani di porre fine ai suoi partenariati cinesi. Inoltre il governo degli Stati Uniti ha un’altra ragione per attaccare sul piano della guerra economica le aziende cinesi: queste infatti riproducono illegalmente copie della famiglia di processori x86 per rilasciare i propri modelli.

Il 3 dicembre 2020, il governo statunitense ha deciso inoltre di imporre sanzioni alla Semiconductor Manufacturing International Corporation (Smic), che rifornisce principalmente l’azienda cinese Huawei, e che gli americani accusano di essere un’entità militare travestita da società privata. L’obiettivo affermato dal Pentagono è chiaro e cioè quello di contrastare la strategia di sviluppo civile-militare della Cina, che sostiene gli obiettivi di modernizzazione del suo esercito assicurandogli l’accesso a tecnologie avanzate e competenze acquisite e sviluppate da aziende, università e programmi di ricerca amaricane.

Gli Stati Uniti stanno quindi utilizzando come arma i colli di bottiglia nelle linee di produzione internazionali di componenti elettronici. Uno di questi hotspot è nei Paesi Bassi, dove la società Asml progetta e produce le macchine per la produzione di chip più efficienti. Asml padroneggia la tecnologia EUV (extreme ultraviolet) che gli consente di incidere wafer di silicio con la massima precisione. I principali clienti di Asml sono il colosso taiwanese Tsmc e il colosso coreano Samsung. Quest’ultima utilizza i chip ad alte prestazioni così prodotti per le proprie esigenze, mentre Tsmc fornisce i colossi internazionali dell’elettronica, tra cui cinesi.

Nel 2020, gli Stati Uniti hanno posto in essere un embargo tecnologico contro la Cina. Huawei ha visto il colpo in arrivo e ha costruito uno stock di chip essenziali per queste antenne 5G e per i suoi smartphone di fascia alta, ma deve affrontare una carenza poiché non è in grado, per il momento, di produrre chip equivalenti. Soprattutto da quando il furto di proprietà intellettuale è stato sotto i riflettori americani sin dall’amministrazione Trump. L’interdipendenza all’interno delle catene di produzione ha l’effetto di una formidabile forza di richiamo.

Ora la domanda è se l’amministrazione Biden sarà in grado di mantenere la pressione sulla Cina.

Ma il gioco è complesso e ha aspetti diversi. Così, nella sua corsa alla superiorità tecnologica nel campo dell’hardware per computer e dei semiconduttori, la Cina ha una leadership ampia nel campo della produzione di “terre rare”, questi metalli che si trovano nelle batterie delle auto elettriche, nei componenti dei computer, nelle macchine a raggi x o chip per smartphone. Stiamo, ancora una volta parlando delle terre rare.

Tuttavia, l’estrazione di queste merci minerali esistenti in quantità molto limitate nello strato terrestre (che, oltre ad essere rare, non sono rinnovabili, la loro formazione richiede miliardi di anni) è quasi interamente prerogativa della Repubblica Popolare Cinese: questa produce il 67% di germanio, un componente essenziale per i pannelli solari, il 55% di vanadio (ampiamente utilizzato nell’industria spaziale) e … il 95% di terre rare.

Il paradosso è che queste terre rare sono al centro della transizione energetica, ma che il loro sfruttamento industriale genera un fortissimo inquinamento (rilascio di metalli pesanti, anche di elementi radioattivi, durante processi che comportano il ritrattamento di decine di tonnellate). Sta quindi emergendo un vero progetto di innovazione industriale sia per sviluppare l’industria dei semiconduttori sia per integrarla in progetti di rinnovamento energetico e ambiziosi programmi di sviluppo high-tech riducendo al contempo l’impronta ecologica di questo settore.

Ma quale ruolo, fino a questo momento, ha avuto l’Europa?

Questa ha una evidente dipendenza tecnologia più che preoccupante in termini di semiconduttori e tecnologia informatica, anche se, negli ultimi anni, l’azienda tedesca Infineon, molto attiva nei chip automobilistici, ha rafforzato la presenza europea nelle filiere produttive al fianco di STMicroelectronics e Asml.

Gli europei stanno lottando per sviluppare una strategia chiara al centro della guerra fredda tecnologica tra Pechino e Washington.

Gli americani stanno accelerando e rafforzando i loro legami con i due player asiatici in prima linea nel settore dei semiconduttori: Taiwan e Corea del Sud. Dopo Tsmc dello scorso anno, è il turno di Samsung di annunciare un piano per un impianto di produzione di semiconduttori negli Stati Uniti nel gennaio 2021, un modo molto chiaro per avvicinarsi al complesso militare-industriale americano.

I cinesi sognano un feudalesimo digitale di cui le loro aziende farebbero da padrone: la scommessa è in parte riuscita con i colossi di internet (Alibaba e Tencent). Sul versante hardware, il colpo a Huawei da parte degli americani sta costringendo i cinesi a lavorare di più per raggiungere l’indipendenza tecnologica.

La loro scommessa è dunque tutt’altro che vinta.

NON si è voluto curare l'influenza covid a casa anzi si è fatto di tutto per neutralizzare la rete dei medici di famiglia accentrando la cura negli ospedali, quando lo stato di malattia era già in fase avanzata, e in concomitanza, spesso, con patologie pregresse hanno portato alla morte. I protocolli ufficiali usciti tardivamente, novembre 2020, obbligavano alla vigile attesa all'uso dell'inutile paracetamolo e il chiaro ricorso dopo una cura inesistente, e il classico sintomo di febbre all'autoambulanza/ospedale . A tutt'oggi i protocolli sono rimasti fermi ed inutili

Tar boccia Aifa: vincono i medici della terapia domiciliare

20 marzo 2021


Che cosa ha deciso il il Tar accogliendo il ricorso, presentato da alcuni medici, contro i protocolli di cura domiciliari anti Covid dell’Aifa. Tutti i dettagli

Il Tar ha accolto il ricorso, presentato da alcuni medici, contro i protocolli di cura domiciliari anti Covid dell’Aifa basati sulla vigile attesa e sull’uso paracetamolo e fans (farmaci antinfiammatori non steroidei) nelle prime fasi della malattia.

L’ordinanza del TAR del Lazio

L’ordinanza del Tar del Lazio del 2 marzo sancisce che i medici non sono tenuti a osservare le linee guida emanate dall’Aifa il 9 dicembre scorso. “Considerato che, a una valutazione sommaria propria della fase cautelare, il ricorso appare fondato – si legge nella sentenza del Tar -, in relazione alla circostanza che i ricorrenti fanno valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza, e che non può essere compresso nell’ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi”. Il Tar rimette la scelta della terapia più opportuna nelle mani della professionalità dei singoli medici. L’udienza pubblica per la trattazione di merito del ricorso è fissata il 20 luglio prossimo.

Cosa dicono le linee guida dell’AIFA

Secondo le linee guida emanate dall’Aifa nei primi giorni di malattia da Sars-covid, prevede unicamente una “vigile attesa”, “trattamenti sintomatici” attraverso paracetamolo o FANS“ e “idratazione e alimentazione appropriate”. L’Aifa suggeriva inoltre di non ricorrere all’assunzione di complessi vitaminici o integratori alimentari. 

Chi ha presentato ricorso 

Il ricorso al Tar è stato presentato da un gruppo di medici: Fabrizio Salvucci, Giuseppe Giorgio Stramezzi, Riccardo Szumsky e Luca Poretti, rappresentati e difesi dagli avvocati Erich Grimaldi e Valentina Piraino. 

Il dottor Riccardo Szumsky in passato era balzato agli onori delle cronache per un’affermazione molto controversa che metteva in dubbio la sicurezza del vaccino. “Medici ospedalieri dipendenti da un’azienda sanitaria che si fanno vaccinare sotto gli occhi del loro ‘padrone’ politico e attorniati da fotografi mi sembrano le comparse di una recita – aveva detto il medico e sindaco di Santa Lucia di Piave (Treviso) all’indomani dell’inizio della campagna vaccinale -. Se il vaccino è così sicuro perché non è il politico a dare il buon esempio? Io in questo momento non lo inietterei su me stesso”.

Vittoria per l’associazione “Terapia domiciliare Covid-19”

I medici Giuseppe Giorgio Stramezzi, Riccardo Szumsky con i prof. Luigi Cavanna, Luigi Garavelli, Claudio Puoti e Andrea Mangiagalli, insieme agli avvocati Erich Grimaldi e Valentina Piraino, hanno fondato l’associazione “Terapia domiciliare Covid-19”. I medici promotori dell’iniziativa, nata dalla pratica sul campo, ritengono che Covid-19 sia “una malattia che deve essere affrontata ai primi sintomi nella propria casa, evitando così in molti casi un peggioramento verso una forma più grave che costringe al ricovero in ospedale”, come si legge sul sito dell’associazione. “Chiediamo che venga stabilito un protocollo nazionale di cura domiciliare e che venga rafforzata la medicina territoriale – scrivono ancora i medici -, anche attraverso la creazione in ogni Regione delle unità mediche pubbliche di diagnosi e cura domiciliare del covid-19 (USCA) previste dalla legge nazionale ma istituite solo in alcune Regioni. L’epidemia si affronta a casa prima che in ospedale”. 

Tempestività delle cure la chiave per sconfiggere il Covid 

In un’intervista rilasciata dal prof. Stramezzi pochi giorni prima della sentenza del Tar aveva ribadito l’importanza non solo della tempestività delle cure ma anche dell’utilizzo di semplici antinfiammatori. “Le terapie precoci funzionano. Il tempismo è fondamentale. Si deve intervenire immediatamente con l’antinfiammatorio. Da evitare la tachipirina che non è un antinfiammatorio e abbassa i livelli di glutatione, fondamentali per proteggersi dal Covid – aveva detto il prof. Stramezzi – Qualsiasi antiinfiammatorio. L’aspirina va benissimo essendo anche un antiaggregante piastrinico. L’Ibuprofene te lo danno solo con la ricetta. L’aspirina anche senza ricetta. Va presa immediatamente, al primo sintomo. Appena si ha la febbre a 38 per esempio, uno strano mal di gola, un accenno di tosse, qualsiasi avvisaglia”.

Il vertice con il sottosegretario Pierpaolo Sileri

Il giorno dopo la pubblicazione della sentenza del Tar il prof. Stramezzi, insieme al prof. Cavanna e all’avvocato Grimaldi ha incontrato il sottosegretario al Ministero della salute Pierpaolo Sileri.


Giorgio Palù: puntare sulle cure domiciliari 

Giorgio Palù, presidente dell’Aifa e microbiologo dell’Università di Padova, qualche giorno fa, nel corso della trasmissione “Mezz’ora in più” di Lucia Annunziata, aveva affermato che la chiave per evitare il sovraffollamento degli ospedali passava proprio per le cure domiciliari. “Svolgere quei pochi esami per utilizzare il cortisone e eparina a basso peso molecolare, questo ci aiuterebbe a evitare saturazione degli ospedali – aveva detto il prof. Palù -. Dobbiamo puntare sulle cure domiciliari anche con uso di anticorpi monoclonali nelle prime 72 ore dall’esordio dei sintomi, ma ancora non li abbiamo a disposizione”. 

I dubbi della FIMMG

I medici della FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia) avevano criticato le linee guida sin dalle prime anticipazioni. “Non siamo stati coinvolti e quelle indicazioni lasciano il tempo che trovano – aveva detto il segretario della Fimmg, Silvestro Scotti -. Il documento non dice nulla di nuovo, anzi lascia dubbi e incertezze. Siamo stufi di essere trattati come studentelli di medicina. La medicina generale ha necessità di maggiore rispetto. Questi sono atti di gente che lavora dietro le scrivanie”.

Non c'è nulla da fare se i contagiati sani sono conteggiati malati i numeri si gonfiano e vanno alle stelle. La terapia domiciliare è soppressa nei fatti. Si spinge solo sulla vaccinazione ad ogni costo anche se l'eventuale immunità potrebbe durare solo pochi mesi mentre ci sono segni che i vaccinati potrebbero essere dei focolai ambulanti infettanti

Lockdown! La Terza Ondata! che non c’è.

In perfetto orario sulla tabella di marcia esfiltrata dal Canada,  Macron annuncia la Terza Ondata della “pandemia” che “riempie le terapie intensive” in Francia.

Un lettore amico   mi manda  la tabella della mortalità :

“Non c’è  MAI stata una mortalità così bassa a gennaio, febbraio marzo… se  la curva continua a scendere i francesi cominciano a resuscitare…

In Italia  idem:  tutti   media titolano  “tera ondata!” terrore!

.  Uno fra tutti

Articolo del 18/03/2021
ore 5:30

Assolutamente falso:

” Luca Pacioli evidenzia come il numero dei casi di Covid dichiarati ogni giorno dal ministero della Salute sia “drogato”, gonfiato del doppio, perché comprende, scorrettamente, anche tutti tamponi ripetuti dalle stesse persone.
Oggi, indagando più a fondo, ha scoperto che il gonfiamento è addirittura superiore: oggi quasi del 75%! I veri positivi sono 6424 su 23.059. Tenendo conto che oggi 20.166 persone si sono negativizzate, ci sono 13.741 positivi in meno.
Inutile ricordare poi che sui 6424 positivi veri, solo il 5% è veramente malato, mentre gli altri sono sani con residui a volte infinitesimali del dna del virus. Sì e no 250 malati al giorno su 60 milioni di abitanti. Meno di 16 per regione. A causa di queste cifre le aziende falliscono, centinaia di migliaia di lavoratori perdono il lavoro, gli studenti sono privati della formazione e della socialità, 60 milioni di persone delle loro libertà fondamentali.

Germania, stesso terrorismo –   provocato dal governo  e non confermato dai numeri

La vaccinazione non basta, sono in arrivo nuovi   lockdown

….Il ministro federale della Sanità Jens Spahn (CDU) ha dichiarato: “Siamo nella terza ondata di pandemia, i numeri sono in aumento, la percentuale di mutazioni è alta”. Lo sviluppo critico non può essere fermato dalla sola vaccinazione.

“Tutti gli scenari che vediamo al momento si riducono al fatto che le unità di terapia intensiva si riempiono di nuovo molto”, ha detto Spahn. Il numero crescente di infezioni potrebbe significare che potrebbero non esserci ulteriori passaggi di apertura, ma sarebbero necessari “anche passi indietro”.

Il cancelliere Angela Merkel ha detto venerdì: “Il motto è: vaccinare, vaccinare, vaccinare”.
Tuttavia, l’allentamento delle  misure dovrà prima essere annullato.   Nuovo lockdown.  “Purtroppo, dovremo anche fare uso di questo freno di emergenza”, ha sottolineato

 La Terza Ondata esiste solo nel terrorismo mediatico prescfritto dai governi.  Stannno seguendo  con geometrica perfezione  gli  ordini preannunciati dalla tabella di marcia canadese:

…”terza ondata con un tasso di mortalità molto più elevato e un più alto tasso di infezione. Previsto per febbraio 2021.

– Nuovi casi giornalieri di ricoveri per COVID-21 e decessi correlati a COVID-19 e COVID-21 supereranno la capacità delle strutture di assistenza medica. Previsto Q1 – Q2 2021.

Prigioni COVID: la Germania reprime i trasgressori della quarantena

I trasgressori della quarantena possono finire in questo alloggio

“L’isolamento delle persone sospette infette nelle loro case è un elemento essenziale per tenere sotto controllo il tasso di infezione”, ha detto ai giornalisti Sönke Schulz, rappresentante del consiglio distrettuale locale di Neumünster, nello stato dello Schleswig-Holstein, quando la struttura è stata aperta. a gennaio.

“Chi non si attiene a questo sta mettendo a rischio altre persone”, ha aggiunto. “La legge sulla protezione dalle infezioni consente quindi giustamente l’isolamento in strutture chiuse come ultima risorsa”.

 

Vadano in  malora  le loro macchinazioni
–  Li catturi  la rete che hanno tesa!
Il rimedio:   invocare  San Giuseppe con  la preghiera composta da Leone XIII
Allontata  da noi […] la peste di errori e vizi che ammorba il mondo  – Assistici propizio in questa lotta contro il potere delle tenebrae –  e  copri ciascuno di noi col tuo continuo patrocinio!”