
la polemica non è un male, è solo una forma di confronto crudo sincero, diciamo tutto quello che pensiamo fuori dai denti, e vediamo se riusciamo a far venir fuori le capacità di cui siamo portatori e spenderle per il Bene Comune. Produrre, organizzare, trovare soluzioni, impegnarci a far rete, razionalizzare e mettere in comune, attingere alle nostre risorse. CUI PRODEST? Pensa cchiu' a chi o' dicè ca' a chello ca' dice
L'albero della storia è sempre verde
L'albero della storia è sempre verde
"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"
sabato 1 maggio 2021
Guerra feroce ai contanti, perchè?

Lo stesso Oms il 20 gennaio 2021 ha dichiarato però INATTENDIBILE la diagnosi di covid attraverso i tamponi invalidando così l’intera banca dati della pandemia sulla cui base si è instaurata la narrativa emergenziale
Racconti primaverili del 2021 - 8 - La Strategia della Paura poggia sulla "mascherata"
e ci sono degli imbecilli che definiscono l'India un paese democratico



Gli ebrei sionisti possono sequestrarti, e tenerti imprigionato per mesi
29.04.2021 - InfoPal

Israele è quel posto dove possono arrestarti senza accuse, e tenerti dentro per mesi.
Questo sta succedendo a Juana Ruiz Sanchez, cooperante umanitaria spagnola in Palestina da più di 30 anni e coordinatrice di una Ong sanitaria che da tempo opera in Beit Sahur, vicino a Betlemme.
È stata prelevata 13 giorni fa senza nessuna accusa, così come succede a moltissimi palestinesi, con lo scopo di interrogarla.
Secondo la legge israeliana potrebbe restare in carcere fino a due mesi.
Si chiede che Juana venga al più presto liberata insieme agli attivisti palestinesi Mohammed Ghazawnah Nasser K. Sharayaa Basil Elias Khair.
Per ora di lei non si hanno altre notizie.
In Spagna sta già nascendo un movimento di solidarietà internazionalista per chiedere la sua scarcerazione. Di seguito riportiamo il manifesto per il rilascio immediato di Juana Sanchez, prigioniera in Israele:
“I sottoscritti, organizzazioni e persone legate alla solidarietà nel nostro Paese, vogliono trasmettere all’opinione pubblica e alle Istituzioni la grande preoccupazione che abbiamo per la situazione di Juana Ruiz Sánchez, cittadina spagnola residente in Palestina da più di 35 anni, che lavora come coordinatrice del progetto presso i comitati di lavoro sanitario dell’organizzazione sanitaria palestinese. Juana è stata arbitrariamente detenuta e imprigionata dallo Stato israeliano negli ultimi 10 giorni e senza alcuna accusa specifica.
L’arresto è avvenuto martedì 13 aprile 2021, alle 5:45 del mattino, quando più di 20 soldati israeliani sono apparsi a casa della famiglia di Juana, nella città di Beith Sahur, in Cisgiordania, vicino alla città di Betlemme, pesantemente armati. Dopo aver intimidito Juana, suo marito palestinese e sua suocera che vive nella casa di famiglia, Juana Ruiz Sánchez è stata portata via per essere interrogata. Si tratta quindi di un interrogatorio lunghissimo che proseguirà per altri tre giorni, fino a lunedì, 26 aprile con decisione del giudice che gestisce il caso. Saranno, se il giudice non decide di prorogarlo ancora di più, 13 giorni privi di libertà, senza accuse definite.
Detenuto anche Saeed Abbad, che attualmente non ha alcun rapporto di lavoro con HWC, ma fino a due anni fa era capo del dipartimento contabilità. Questo Manifesto cerca anche di chiedere la libertà per entrambi che sono, allo stesso modo, in detenzione amministrativa.
Queste circostanze fanno sospettare che i responsabili degli arresti cerchino di dimostrare un qualche tipo di crimine legato al finanziamento dei progetti portati avanti dall’HWC e che intendono coinvolgere Juana Ruiz in questa accusa.
I sottoscritti ritengono che sia impossibile che i progetti finanziati dalla cooperazione nel nostro paese possano avere connotazioni criminali poiché la cooperazione spagnola, per lo più pubblica, richiede lo svolgimento delle attività previste e la completa giustificazione del finanziamento dei diversi progetti che sono state realizzate con il nostro supporto.
L’HWC ha realizzato decine di progetti sanitari e sociali con l’aiuto della cooperazione del nostro Paese. Sono attività come portare la prevenzione sanitaria nei villaggi della Cisgiordania, vaccinare i bambini a Gerusalemme Est, cosa che il governo israeliano ha sistematicamente rifiutato di fare, portare la salute prenatale e natale alle donne in Cisgiordania, condurre campagne di informazione e formazione su innumerevoli questioni legate alla salute, alle abitudini sanitarie o alla prevenzione delle malattie più diffuse sul territorio.
Nonostante il suo carattere umanitario e sanitario, o forse proprio per questo, l’HWC viene attaccato a intermittenza dallo Stato di Israele in una politica di repressione, logoramento e smantellamento delle organizzazioni della società civile palestinese.
Con questo Manifesto chiediamo:
– il rilascio immediato di Juana Ruiz Sánchez
– il rilascio del resto delle persone arrestate nel corso di questa nuova operazione di molestie contro l’organizzazione HWC.
– che lo Stato di Israele rispetti il diritto internazionale umanitario e i diritti umani della popolazione palestinese.
– che lo Stato di Israele effettui una riparazione materiale per i beni danneggiati e/o confiscati all’HWC, alcuni dei quali finanziati dalla cooperazione spagnola.
– che il governo spagnolo agisca in merito e faccia pressione su tutto ciò che è in suo potere per ottenere l’immediato rilascio di Juana Ruiz Sánchez.
Chiediamo a tutte le persone e alle organizzazioni che lottano per i diritti umani, in generale, e per i diritti del popolo palestinese, in particolare, di aderire a questo Manifesto e chiedere con questo mezzo l’immediato rilascio di Juana Ruiz Sánchez e dei suoi compagni detenuti”,
https://www.freedomforjuana.com/
La "VIGILE ATTESA" è il dogma. non si deve curare l'influenza covid a casa
NoTav - a Torino c'è una lunga tradizione di manifestazioni comprate e pompate dai giornali contro i movimenti critici e pensanti verso le buffonate delle istituzioni, ultimo esempio l'inutile raddoppio di una linea ferroviaria chiamata alta velocità in cui già la Torino-Lione del Frejus viene sottoutilizzata in quanto si preferisce far viaggiare le merci su gomma

venerdì 30 aprile 2021
Non sarà certo Biden a cambiare il sistema economico a come quanto cosa produrre
Il Sistema mafioso massonico politico istituzionalizzato ha il fiato sul collo della procura e delle forze dell'ordine di Catanzaro e non solo

VINCOLO ESTERNO SI, lotta alle mafie NO, il governo dello "stregone maledetto"

Basta liberalizzare i brevetti sui vaccini e l'ipocrisia mondiale cadrebbe
By Irene Gianola
-29 Aprile 2021

Con oltre 200mila vittime per il coronavirus e picchi di 3mila al giorno, la crisi sanitaria in India sta mettendo in ginocchio l’intero subcontinente indiano. Tuttavia un articolo dell’Atlantic ricorda come gli effetti di questa ondata vadano ben oltre i confini nazionali. Dalla diffusione del virus, alla pericolosità delle varianti e l’assenza di solidarietà sulla gestione dei vaccini tutto il mondo è ormai coinvolto nella crisi indiana
Crisi sanitaria in India: quali sono i dati del bollettino?
Da settimane il bollettino sanitario in India è diventato drammatico. Le vittime per il coronavirus hanno superato le 200mila, con picchi di oltre 3mila nell’arco di 24 ore. Solo nel mese di aprile il numero di nuovi casi ha raggiunto i sei milioni, con un nuovo record di contagi giornalieri: oltre 345mila. Sempre secondo i numeri ufficiali, l’India sembrava in una fase di miglioramento fino a poche settimane fa, con i contagi in diminuzione e la condizione degli ospedali in alleggerimento. Oggi è l’epicentro globale del coronavirus.
Un problema globale
Tuttavia gli effetti di questa nuova ondata vanno ben oltre il subcontinente indiano: è un grande problema anche per il resto del mondo. Il problema principale sta a livello sanitario. Infatti la variante indiana del virus preponderante nel Paese, è già stata identificata in almeno altre 10 nazioni. Inoltre una questione delicata riguarda i vaccini, dal momento che oltre novanta nazioni in via di sviluppo si affidano all’India per le proprie dosi.
Come è arrivata l’India a questa crisi sanitaria?
Per capire come l’India sia arrivata a questo punto bisogna tenere insieme tutti i fattori che possono aver contribuito a creare una situazione tanto compromessa. Dalle nuove varianti, all’assenza totale di misure di prevenzione come il distanziamento sociale o le mascherine, al flusso continuo di comizi politici e raduni religiosi senza alcuna restrizione. Inoltre un ruolo decisivo l’ha giocato l’atteggiamento del governo di Narendra Modi con il susseguirsi di manifestazioni politiche e dell’insabbiamento del numero di morti e contagi. La conseguenza di tutto ciò sta negli elevati numeri di morti. “Il mese prossimo si potrebbe salire fino a 4.500 morti giornaliere, o addirittura fino a 5.500“, scrive l’Atlantic sottolineando che il peggio, forse, deve ancora venire.
Le speranze di una situazione migliore
La speranza di poter uscire da questa situazione risiede ovviamente in un duplice sforzo, a livello di politica interna. Da un lato il rispetto di nuove e più stringenti limitazioni, per contenere l’aumento dei contagi, dall’altro l’accelerazione della campagna vaccinale. Tuttavia il problema di questo ultimo punto sta nel fatto che “Quella che una volta era considerata la farmacia del mondo, ora è costretta a importare dosi di vaccino“. Si legge sull’Atlantic. Il Paese ha la capacità di produrre 70 milioni di dosi al mese, ma pur immaginando di dirottare tutte quelle dosi al suo fabbisogno interno non basterebbero a soddisfare la domanda di vaccini.
E il resto del mondo?
Il problema principale sta nel fatto che il resto del mondo non ha ancora messo in campo uno spirito di solidarietà tale da impegnarsi a fondo per aiutare i Paesi più in difficoltà, come l’India o il Brasile. Questo perché la maggior parte di coloro che hanno vaccini non ne hanno abbastanza e quelli con un immenso surplus, come gli Stati Uniti, non sono ancora abbastanza sicuri della loro fornitura per separarsi dalle scorte in eccesso. Ma questi Paesi potrebbero aiutare in molti altri modi. Per esempio abolendo i limiti alle esportazioni di materie prime utilizzate per produrre vaccini o donando macchinari per le terapie intensive. Sebbene la vaccinazione di massa abbia fornito una via di fuga dalla pandemia, c’è una lunga strada da percorrere. Il mondo è sulla buona strada per registrare più morti per Covid-19 quest’anno rispetto al 2020.
La tecnologia missilistica iraniana come principale deterrenza strategica
