L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 24 luglio 2021

Costringere alla vaccinazione sperimentali i ragazzini è un obbrobrio di una violenza inaudita

Draghi chiede il sacrificio di Isacco


Anna Lombroso per il Simplicissimus

Più che l’età dell’incertezza, ormai superata grazie alle granitiche convinzioni dei pensatori, dei sacerdoti e dei decisori imperiali, questa pare essere l’età dei paradossi.

Uno di questi consiste nell’aspirazione generalizzata all’immortalità ben rappresentata dal mito dell’eterna giovinezza di levigati e tiratissimi Highlander, conquistata per via chirurgica o chimica e riservata a chi può permettersela tanto di essere indenne anche da rischi pandemici, cui però fa riscontro l’accelerazione alla crescita dei figli e nipoti, promossa addobbandoli in estrose repliche dei outfit genitoriali, favorendo faticose carriere competitive nello showbusiness o nel campetto di calcio, occupando le loro giornate con corsi, lezioni, attività sportive, in modo da non subire la frase fatidica: mamma mi annoio, cosa faccio?, allestendo fin dall’infanzia il loro futuro di ceto dirigente avido e ambizioso.

Così a ragazzini costretti precocemente ad essere adulti in competizione per assicurarsi le prerogative promesse al capitale umano, corrispondono “grandi” che si aspettano l’indulgenza dovuta agli adolescenti.

Non si sa ancora come l’incidente della storia interverrà su queste relazioni messe alla prova da distanziamenti, isolamento, coabitazione coatta, smartworking e Dad.

Ma c’è da sperare che i genitori di tutti i ragazzi che hanno più di 12 anni, leggendo le misure forse non “obbligatorie”, ma fortemente raccomandate, all’origine del Green Pass, riacquistino il necessario senso di responsabilità difendendo i figli da una costrizione indiretta ma incontrastabile, se le licenze ammesse dal lasciapassare prevedono che il salvacondotto debba essere esibito già dai tredicenni per accedere a eventi sportivi, fiere, congressi, musei, parchi tematici e di divertimento, centri termali, sale bingo e casinò, teatri, cinema, concerti, per sedersi ai tavoli al chiuso di bar e ristoranti e a piscine, palestre, sport di squadra, centri benessere, limitatamente alle attività al chiuso, pena essere legati fuori alla catena prevista per il migliore amico dell’uomo.

Tanti si sono sottoposti al vaccino specificamente caldeggiato per gli anziani, dopo aver compiuto una valutazione del rapporto tra rischi e benefici, contando sul fatto che gli effetti indesiderabili si possano verificare dopo anni e che, in considerazione del fatto che dopo un anno e mezzo non esiste un vero e proprio protocollo terapeutico per la cura del Covid, toccava prestarsi a una sperimentazione i cui effetti avversi potevano presentarsi quando il prodotto aveva avuto successo e il paziente era già morto.

Ma ora si costringono alla vaccinazione ragazzini che, a detta di una vasta platea di clinici, non subiscono danno dal Covid, che qualora si manifesti è in forma lieve e senza conseguenze, con un vaccino genomico sperimentale di cui non si conoscono gli effetti avversi sul medio e lungo periodo.

Ma ora si vogliono persuadere i genitori a una decisione dalle ricadute imprevedibili per proteggere adulti e anziani che sono già stati sottoposti alla vaccinazione e che quindi dovrebbero essere “protetti” e al riparo.

Ma ora ci vogliono convincere della bontà di una esistenza medicalizzata, di una salute conservata a patto di essere eterni potenziali malati che si aggiudicano l’immortalità promessa dal progresso grazie al ripetersi di somministrazioni, al reiterarsi di altri rischi resi necessari dal contrasto imperfetto di quello originario.

Anche misurando in un’infima percentuale le vittime di reazioni avverse nell’immediato – sugli anni a venire è arduo fare ipotesi- si vuole davvero correre il rischio che sia il proprio figlio o nipote quello zero per cento sfortunato?

Non è un paradosso che per la prima volta nella storia dell’umanità, si metta a repentaglio la salute e la vita delle giovani generazioni per proteggere quelle più anziane che a sentire la comunità scientifica autorizzata a comunicare all’unisono con le autorità politiche e militari, sarebbero già tutelate dai vaccini?

Dal primo giorno sono restia a impiegare le figure retoriche in auge presso i disobbedienti che parlano di dittatura sanitaria alla pari con i sostenitori delle misure governative che applicano le antiche procedure tiranniche per via dell’emergenza sanitaria: da anni subiamo le conseguenza di un totalitarismo che ha impiegato una crisi economica per convertirla in apocalisse sociale, da gestire con pratiche eccezionali, leggi speciali, in nome di una necessaria austerità che condannava alla rinuncia di diritti e garanzie, al sacrificio di gran parte dei benefici conquistati con le lotte dei lavoratori per assicurarsi il minimo sindacale di assistenza, cura, servizi e previdenza.

Da anni veniamo persuasi dell’ineluttabilità del sacrificio per meritarci la sicurezza, del bene della precarietà per conservarci un reddito, dell’abiura della dignità per tenerci il posto.

Ma non è chiedere troppo prestarsi al sacrificio biblico dei propri figli per andare in pizzeria, per mandarlo a fare ginnastica in palestra, per portarlo al museo di storia naturale, per andare in vacanza? perché ormai il messaggio del presidente, che ha voluto mostrarci il suo sorprendente istinto istrionico regalandoci una performance nei panni di un Savonarola e di un piagnone bigotto e ricattatore che esige l’obolo, ha perso gran parte del suo contenuto morale per arrivare al cuore dei possessori di seconde case, a chi si lamenta perché ha pagato un anno di fitness anticipato e adesso pretende zumba e pilates, a vuole mangiarsi i canederli dentro alle confortevoli salette di una baita cortinese.

Chissà se chi ha rinunciato tante volte e ben prima del Covid al rispetto di se stesso, sarà capace di rispettare e far rispettare i suoi figli.

I vaccini sperimentali fanno danni seri

Chi è obbligato al vax per lavorare prenda almeno l’aspirina. Prima e dopo.

Maurizio Blondet 23 Luglio 2021 

Capri, l’autista muore d’infarto. Il pullman precipita: 28 feriti

Emanuele Melillo, 33 anni, napoletano, era un autista esperto. …. Ma improvvisamente accusa una fitta al petto. Cerca di resistere, di non perdere il controllo del bus; ma alla fine non ce la fa, si accascia sul manubrio. Ormai è privo di sensi.

Grande cordoglio per la scomparsa dell’avvocato Alessandro Truscia

– Stampa Diocesana Novarese

Grande cordoglio, nel mondo forense novarese, per l’improvvisa scomparsa dell’avvocato Alessandro Truscia. Il legale novarese era appena giunto nella sua terra d’origine, in Sicilia (era nativo di Enna), dove avrebbe trascorso qualche giorno di vacanza, quando è stato colto da un malore. Tutto è successo per strada. Aveva solo 55 anni !!!!

L’ASPIRINA BLOCCA L’AGGREGAZIONE PIASTRINICA E LA FORMAZIONE DEI TROMBI NELLA TROMBOCITOPENIA CAUSATA DAL VACCINO.

Maurizio Blondet 26 Giugno 2021

professor Salvatore Spagnolo, medico

Recenti studi hanno ipotizzato che i vaccini anti Covid stimolano la produzione di anticorpi che, invece di legarsi e neutralizzare la proteina Spike del virus, si legano ad una proteina presente sulla superfice delle piastrine, denominata fattore piastrinico 4. (PF4).

Il complesso anticorpo-PF4 attiva l’aggregazione piastrinica e la formazione dei trombi e la continua produzione di trombi porta al progressivo consumo delle piastrine il che causa fenomeni emorragici e morte.

La terapia, attualmente utilizzata, comprende la somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa, di cortisone per bocca e di eparina per via sottocutanea.

Però essa viene somministrata quando la trombosi ha già colpito il cervello ed altri organi.

Partendo dalla osservazione che è l’aggregazione piastrinica a causare la patologia, propongo la somministrazione di una terapia antiaggregante.

Siccome il meccanismo di aggregazione inizia subito dopo l’inoculazione del vaccino, penso sia opportuno assumere l’aspirina dal giorno che precede la vaccinazione e per i primi giorni.

Mi preme sottolineare che l’aspirina contrasta non solo l’aggregazione piastrinica ma previene la formazione dei trombi ed i fenomeni emorragici.

La disposizione medica di non somministrare aspirina ed eparina nei pazienti da vaccinare penso sia legata al fatto che, nella trombocitopenia post vaccino, l’aspirina possa aumentare il fenomeno emorragico.

Al contrario, io penso che la somministrazione precoce dell’aspirina impedisca sia la trombosi sia l’emorragia.

Salvatore Spagnolo, primario cardiologo
Ma l’aspirina non basta!

Un lettore mi scrive:

Sono Stefano D. amico di Paolo Rossaro.
Vorrei sottolineare come i problemi cardiaci post vaccino non siano solo legati a problemi di coagulazione, ma anche di infiammazione del miocardio e/o del pericardio. Consigliare l’aspirina in una maniera così leggera secondo me può creare confusione, sembra quasi un “prendete l’aspirina che andrà tutto bene”, quando purtroppo non è così, i rischi legati alla somministrazione sono molti e non sempre prevedibili. Ritengo più appropriato lottare per avere il diritto al lavoro senza vaccino o al massimo segnalare che l’aspirina potrebbe aiutare solo in una parte dei problemi, in modo da non illudere le persone.
Stefano D.

Il passaporto dei vaccinati sperimentalmente sarà un flop

Green pass? Chiamiamolo passaporto della vergogna



Molti amici mi stimolano a scrivere qualcosa sul green pass e sulla nefandezza che esso rappresenta. Hanno ragione benché ormai da sei mesi non faccia altro che scoperchiare il vaso di pandora dei vaccini e ogni giorno mi proponga di mettere in luce l’assurdità di costringere di fatto le persone a rinunciare ai propri diritti fondamentali iniettandosi preparati mai sperimentati, imposti da un potere grigio sulla base di studi frettolosi, raffazzonati e probabilmente falsati ancor più di quelli che normalmente vengono presentati per decine di farmaci inutili o dannosi e che per giunta sono utili soprattutto a diffondere varianti e a diminuire l’efficienza dei sistemi immunitari. L’abiezione politica, ma anche umana è tanto più grande ed evidente quanto più sono ingiustificate, gratuite, vessatorie le ragioni addotte per questa operazione e basta soltanto riferirsi al discorso di Draghi costruito interamente su menzogne ridicole e sfacciate in merito ai vaccini, ma anche della situazione sanitaria completamente costruita dal nulla. Realtà che del resto andrebbe anche contro i regolamenti europei e in particolare il 2021/953 del 14 giungo scorso.

Come accade da un anno e mezzo a questa parte ci troviamo di fronte più che altro a un’operazione psicologica: si dice che ci sarà bisogno di questo passaporto vaccinale per avere libertà di movimento, lascandone però gli accertamenti o per esempio ai gestori degli esercizi e dei servizi “proibiti” solo per vedere chi cede e quanta gente ci casca e ubbidisce a questa insensatezza che non può minimamente essere davvero controllata , sperando di rendere così reale un qualcosa di inutile e persino dannoso che di per sé non può essere legittimamente imposto. Quindi meno ci faremo impressionare da queste forzature, meno esse avranno successo e verranno abbandonate: non è più ora della rassegnazione e men che quello della buona fede o dell’attendismo: un premier, un governo e un parlamento senza onore ci stanno mentendo per distruggere gran parte dell’economia e dare il Paese in pasto alle multinazionali, ovvero al potere reale del medioevo prossimo venturo, anzi già in atto.

In più non saprei cosa dire tanto è lampante la mistificazione sanitaria che ci sovrasta come cavallo di Troia di un dispotismo oligarchico che solo gli imbecilli o i venduti non riescono a scorgere e di cui saranno nel prossimo futuro le vittime. Si perché è evidente che sono proprio vaccinati i morituri, sia nell’immediato che negli anni a venire: i disturbi anche gravi più comuni dopo la puntura potranno ripresentarsi a sorpresa in qualunque momento. Ma lasciatemi dire una cosa che probabilmente a qualcuno apparirà paradossale: il primo passo da compiere per una battaglia contro le discriminazioni vaccinali oltre ovviamente a resistere che è il modo migliore per far saltare i loro piani è proprio di abbandonare l’espressione green pass che non vuol dire assolutamente nulla, che è semmai evocativo di tutt’altro, che tenta di fare violenza alla realtà. Non c’è nulla di verde o di ecologico nel furto di libertà e nella discriminazione.

Chiamiamolo col suo vero nome ovvero passaporto vaccinale o pass della vergogna invece di usare l’ennesima formuletta suggestiva che copre la gravità delle cose sotto un sudario di futilità. Dovremmo essere stanchi di una neo lingua a cui si deve gran parte del vuoto che ci circonda, piena di parole vuote, prive di una semantica, generiche, vaghe e vacue che hanno prima depistato, durante gli ’80 e ’90 svalutando il linguaggio della politica e dell’ideazione sociale e poi disabituato le menti al pensiero fornendo semplicemente delle formule che lo simulano. E’ proprio su questa base di primitivizzazione del linguaggio, ridotto a segnali poco specifici e quasi agrammaticali i quali esonerano dalla necessità di analizzare e distinguere che si deve gran parte della difficoltà nel comprendere il mondo che ci circonda al di là delle formule che vengono fornite come istruzione per l’uso della vita di ciascuno. Che poi gran parte di questa neolingua si fondi sull’inglese è ovvio per via dell’egemonia culturale, ma anche naturale trattandosi del sistema linguistico più ridotto ed elementare di tutta l’area indoeuropea. Anzi alcuni linguisti non lo classificano nel novero delle lingue flessive. Basta leggere qualcosa in rete o semplicemente guardare la televisione spazzatura, quindi la quasi totalità di essa, per rendersi conto che con una trentina di parolette tipo wow, smart, strong, outfit, look, fusion, anni 80, e via dicendo si può costruire tutta un’epopea del vuoto quotidiano. Non si tratta di un linguaggio povero, si tratta in realtà di un non linguaggio, di un sistema di segni che in sé non consente nessuna comprensione del mondo così come non si può costruire né una filosofia né una letteratura basandosi sui segnali stradali. Ecco perché le persone non riescono a comprendere ciò che accade loro e questo è tanto più vero quanto più cresce il livello nominale di acculturazione perché generalmente questo consente una migliore separazione dal reale e dalla fatica quotidiana. Dico nominale perché spesso abissi di inimmaginabile ignoranza sono nascosti dietro manufatti parolai prefabbricati. Il fatto stesso che sia così’ difficile far comprendere l’importanza del linguaggio nell’ideazione, nella lotta e nell’opposizione, ma più basilarmente nella comprensione del mondo, è proprio dovuto alla mancanza di una “lingua” capace di esprimerla.

Se c’è una possibilità di uscire da questa situazione è solo concependo una radicale svolta politica opposta a quella del neo liberismo e dunque anche un nuovo linguaggio più articolato e complesso che consenta di concepire nuovi orizzonti e anche di frenare la coglionaggine assoluta in cui vivono spesso vivono le persone. Al punto da scambiare come ossequio alla scienza proprio ciò che la sta assassinando. Insomma bisogna ricominciare dalle cose fondamentali per scalzare le fondamenta della dittatura prossima ventura.

La Russia proiettata nel mondo

Come e quanto si rafforza la collaborazione militare tra Russia e Myanmar


24 luglio 2021

Cosa fa la Russia in Myanmar e quali sono i suoi obiettivi politici in Asia. L’analisi di Giuseppe Gagliano

Si rafforza sempre di più la cooperazione in ambito militare tra la Russia e il Myanmar, come dimostrano le recenti dichiarazioni del 21 luglio dell’amministratore delegato dell’Agenzia statale russa Alexander Mikheev.

I LEGAMI SUGLI ARMAMENTI TRA RUSSIA E MYANMAR

A tale proposito è necessario ricordare alcuni aspetti di questa cooperazione: il primo è che il Myanmar è uno dei principali partner della Russia nel settore degli armamenti (nello specifico veicoli da guerra); in secondo luogo la Russia è il secondo fornitore nel settore degli armamenti dopo la Cina.

GLI OBIETTIVI DELLA RUSSIA IN ASIA

Il sostegno della Russia non va soltanto letto in ottica di profitto aziendale ma va naturalmente anche interpretato in un’ottica geopolitica. La Russia infatti intende ampliare la sua proiezione di potenza sia in Africa sia in Asia anche in funzione di contenimento verso gli USA.

NIENTE GIUDIZI MORALI

Stigmatizzare da un punto di vista morale l’aiuto militare della Russia e della Cina nei confronti di una giunta militare è assolutamente fuori luogo dal punto di vista storico visto e considerato che i paesi democratici hanno sostenuto -e sostengono – regimi analoghi sia in Africa che in America Latina.

Ivermectina costa poco ed è efficace contro l'influenza covid

24 luglio: giornata mondiale dell’ivermectina


Una coalizione internazionale di professionisti medici insieme a giornalisti, musicisti, artisti e altri ha istituito la Giornata mondiale dell’ivermectina questo sabato 24 luglio 2021, con l’obiettivo di condividere il messaggio basato sull’evidenza clinica che l’ivermectina, un farmaco economico e sicuro, può curare l’infezione da Covid-19 con grande successo, ponendo fine una volta per tutte alla pandemia in atto. “Abbiamo un messaggio incredibilmente positivo ed edificante da condividere – afferma la dott.ssa Tess Lawrie, fondatrice della BIRD (British Ivermectin Recommendation Development) con sede nel Regno Unito e co-autrice di un recente studio sottoposto a revisione paritaria che ha verificato l’efficacia del medicinale – L’ivermectina tratta il Covid ed è la chiave per sbloccare la pandemia e le conseguenti restrizioni personali ed economiche”.

Creato in poche settimane da un team di volontari, il World Ivermectin Day prevede conferenze, discussioni e attività dal vivo in tutto il mondo da parte di un elenco crescente di Paesi tra cui Regno Unito, Canada e Giappone e che saranno disponibili a milioni di persone online. L’obiettivo principale della giornata è di invitare tutti i governi a unirsi ai circa 20 Paesi che stanno già distribuendo e autorizzando l’ivermectina per la cura del Covid-19. In vista della giornata, il sito web www.worldivermectinday.org si sta riempiendo di testimonianze scritte e filmate da persone provenienti da tutto il mondo, medici e pazienti che si sono salvati grazie all’utilizzo di questo farmaco.

La Giornata mondiale dell’ivermectina è stata approvata dalla BIRD, dal gruppo americano FLCCCA (Front Line COVID-19 Critical Care Alliance), attori chiave nella campagna per l’approvazione dell’ivermectina, e dall’Associazione IppocrateOrg i cui medici con successo trattano i pazienti anche con Ivermectina.

Ucraina abbaia alla luna, perde 2 miliardi di dollari all'anno, il gas per Euroimbecilandia non passa per più per il suo territorio. Ha tradito la Russia e viene tradita dagli Stati Uniti: nemesi

Biden lascia fare il Nord Stream 2 a Merkel e Putin

Maurizio Blondet 23 Luglio 2021

Joe Biden non cercherà più di impedire il completamento del Nord Stream 2 (il raddoppio). E’ la ultima vittoria che la Merkel ha portato a casa con la sua ultima visita a Washington come cancelliera. E’ una vittoria che assesta una sconfitta per Polonia, Baltici ed Ucraina che si stavano opponendo al completamento del dotto, con tutti i mezzi, e contavano sugli “alleati americani” per sabotare l’opera.

Rabbioso e pittoresco anche il commento del senatore Ted Cruz, esprimendo il dispetto bipartisan dell’intero Congresso sull’accordo tra Stati Uniti e Germania sul Nord Stream 2: “Una vittoria geopolitica per la generazione di Putin e un disastro per gli Stati Uniti e i nostri alleati. Il presidente Biden sfida la legge degli Stati Uniti e si arrende completamente a Putin. Decenni dopo, i dittatori russi continueranno a raccogliere miliardi dal regalo di Biden e l’Europa sarà ancora soggetta al ricatto energetico russo. Abbiamo sempre saputo che Biden era a letto con Putin [ma non era Trump?,ndr] e ora stanno limonando”. https://t.me/dimsmirnov175/23701

Apparentemente, è la completa marginalizzazione dell’Ucraina, e per alcuni, prelude alla sua “finlandizzazione”. Persino Victoria Nuland, che tanto fece per determinare il cambio di regime a Kiev, adesso dice che “USA e Germania hanno trovato un accordo su Nordstream2, e l’ Ucraina verrà aiutata a differenziare le forniture energetiche”. La Germania promuoverà il rinnovo del contratto con la Russia sul transito ucraino per 10 anni alla scadenza. Come commenta RT, in realtà è un accordo atroce per l’ Ucraina il cui problema non è diversificare le fonti, ma incassare 2 mld. $ l’ anno di diritti di transito. Zelensky lascia trapelare che l’ accordo ignora gli interessi ucraini. https://t.me/bbbreaking/94768

Ma l’amministrazione Biden ha chiesto all’Ucraina “di non aggravare la situazione mentre il progetto russo-tedesco è in fase di completamento”.

Durante i negoziati con la Germania sul Nord Stream 2, Washington ha bisogno che le autorità ucraine non dichiarino la loro posizione su questo tema, riferisce Politico, citando fonti della Casa Bianca. https://www.politico.com/news/2021/07/20/us-ukraine-russia-pipeline-500334

Dopo l’accordo con Biden, Merkel ha telefonato a Putin, che hanno sottolineato entrambi la loro soddisfazione. Si tratta di «un’intesa commerciale vantaggiosa per la Germania e l’Europa», ha detto Vladimir. Il motivo di questo cambiamento, in parte enigmatico, è probabilmente definitiva individuazione , da parte di un governo Biden non proprio abile nelle messe a fuoco, della Cina come avversario geostrategico primario, un bersaglio grosso che fa assare in secondo piano la Russia come nemico della narrativa NATO.

Lo ha confermato il direttore della CIA William Burns alla National Public Radio: – La CIA sta valutando opzioni per utilizzare gli schemi della guerra fredda, precedentemente focalizzati sull’URSS e la Russia, contro la Cina;

gli Stati Uniti non hanno prove della responsabilità della Russia per gli attacchi al personale delle missioni diplomatiche americane con l’uso di energia diretta,anche se dietro questi attacchi potrebbe esserci Mosca; – le autorità russe non c’entrano negli attacchi informatici degli hacker.

L’Ucraina serviva come cagnetto provocatore per mordere alle caviglie Mosca con continue provocazioni; adesso la sua utilità è diminuita in questa mansione, come anche quella di Varsavia: dovendo scegliere fra Polonia e Germania nel confronto che si profila con la Cina, Biden ha scelto quello più grosso economicamente invece che l’altro “alleato NATO” con ambizioni irrealistiche (vedasi il progetto Intermarion, la cintura antirussa, ad egemonia polacca, di paesi che uniscano il Baltico al Mar Nero, che cova storicamente nelle esaltate menti politiche di Varsavia).

Nell’insieme sembra una buona cosa. l ministro degli esteri Sergej Lavrov ad agosto visiterà Italia, Austria e Ungheria, e vediamo cosa dirà.

Orgogliosi di essere attivi e pensanti e siamo tanti, li aspettiamo al varco, prima o dopo dovranno passare - Il pezzetto di carta digitalizzato prende vita ma muore è un aborto spontaneo, poveri governanti non ne azzeccano una. Chi non si vaccina è un assassino, poverino non gli è rimasto altro da fare che passare agli insulti, segue come un cagnolino l'esempio di Biden il Presidente degli Stati Uniti liberi

Green Pass: il fantasma della libertà.

Maurizio Blondet 23 Luglio 2021
Di Roberto PECCHIOLI

22 luglio 2021. Segniamo sul calendario questa data: è quella del DPCM con cui è istituito il green pass vaccinale. Il regime neo feudale che ha trasformato popolazioni intere in servi della gleba sanitari entra ufficialmente in vigore; il biopotere si impadronisce legalmente del corpo fisico dei sudditi. Nessuna reazione popolare: solo una minoranza di ribelli (o nemici del popolo, usi il lettore la definizione che preferisce) osano manifestare contrarietà. La maggioranza è allineata e coperta, indifferente alla perdita di un pezzo enorme delle sue libertà.

Dovremo esibire il magico salvacondotto- in formato cartaceo o elettronico- per svolgere quasi tutti gli atti normali della vita. La libertà concreta di movimento, di scelta e di decisione è sequestrata. Come la stella gialla segnalava la presenza degli israeliti- l’Altro da sé fisicamente indistinguibile- il possesso del salvacondotto (ausweis, nelle zone di occupazione) ci abilita a vivere, previ controlli, accertamenti, richieste imperative di un potere sempre più pervasivo ed occhiuto. Il fantasma della libertà si aggira per l’Italia e per il mondo: un fantasma, appunto, un simulacro del passato, del tempo in cui ci illudevamo di vivere in uno Stato di diritto.

Poco conta la procedura seguita dal governo Draghi, l’utilizzo del “solito” DPCM, decreto del presidente del consiglio dei ministri, un atto amministrativo contro il quale non esiste difesa giuridica. A che servono i diritti scritti, se nessuno ha la forza per farli rispettare? Dal 22 luglio dell’anno di Dio 2021- (Dio, il tizio ucciso della Ragione, della Materia, della Scienza, del Progresso) la libertà e la democrazia finiscono per mano di un esserino invisibile che la tassonomia scientifica chiama Sars-Cov-2. Ignaro, il Covid con le sue varianti percorre la sua strada mentre i governi approfittano per cambiare nel profondo la vita degli ex cittadini divenuti sudditi.

E’ assai significativo il commento di Mario Draghi, il commissario straordinario insediato dai poteri forti al vertice del governo tra gli applausi della politica sconfitta (sindrome di Stoccolma) e le speranze di molti, giustamente stufi dell’incapacità del governo precedente. L’uomo del panfilo Britannia, svenditore del patrimonio delle imprese e delle banche pubbliche negli anni 90, il governatore di banche d’emissione creatore di denaro dal nulla con passaporto e immunità diplomatica della BIS (Bank of International Settlements, la cupola delle banche centrali) ha osato affermare che chi non si vaccina è un assassino. “L’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente: non ti vaccini, ti ammali e muori. Oppure, fai morire: non ti vaccini, contagi, lui o lei muore”.

Milioni di assassini girano impuniti nel Bel Paese: è aperta la caccia. Chi non crede alla versione ufficiale sulle punturine (le chiamiamo così in quanto si tratta di terapie geniche sperimentali) è cacciato. Non solo nel senso che gli si chiudono tutti gli spazi, non solo fisici, ma in senso letterale: è aperta la caccia. Uno dei virologi stelle del circo mediatico, Roberto Burioni, chiede sogghignando sottoscrizioni per abbonamenti a Netflix (un po’ di réclame a una multinazionale: due piccioni con una fava) per i renitenti all’iniezione, da rinchiudere in casa, in attesa, chissà, di campi di concentramento o rieducazione. Nel deprecato ventennio, occorreva esibire la tessera del partito fascista per lavorare e dimostrare di essere buoni italiani. Oggi abbiamo il green pass, la tessera del PUS, il Partito Unico Sanitario, come lo ha definito Marcello Veneziani.

Siamo obbligati a una giustificazione preventiva ad uso dei delatori – informatici, algoritmici, e in carne e ossa – sempre più numerosi e agguerriti. Chi scrive non è “no vax”, la nuova etichetta squalificativa che espelle dalla civiltà. Non abbiamo sufficienti cognizioni per schierarci pro o contro i vari preparati, né apparteniamo alla schiera sterminata di chi si considera esperto finanche delle varie marche di Big Pharma. Tuttavia, ci è chiaro che non esistono prodotti in grado di immunizzare da virus mutanti dopo pochi mesi di ricerche. In più, appare sospetto l’accanimento ufficiale contro terapie alternative di vario genere, meno costose e invasive. Ciononostante, cedendo alle insistenze familiari, possediamo il magico papello, previa doppia iniezione. Non parliamo, dunque, per fatto personale o per il gusto di essere bastian contrari.

Certo, ci turba il nome: non l’hanno chiamato carta verde, o salvacondotto, o certificato vaccinale, nella nostra lingua. Molto meglio “green card”, in globish, il grugnito globale degli illuminati di Cosmopoli. Green, verde, in ossequio al comandamento ecologico, altro “mantra” postmoderno. Ogni giorno ci aggiornano sul numero dei “contagi”. Contagio: parola terribile, che evoca pestilenze, morte e una trasmissione pressoché automatica, irrefrenabile. In realtà, si parla di tamponi assai dubbi; molti ospedali tendono a rifarli ai ricoverati di ogni patologia in quanto – ammettono in privato- non si fidano dei tamponi altrui.

Numerosi positivi al Sars-Cov-2 sono asintomatici e non sviluppano la malattia, ma il terrore è sparso, l’esito è assicurato. Infatti, secondo i primi sondaggi – la cui credibilità è incerta quanto le statistiche quotidiane – una maggioranza schiacciante sarebbe favorevole alle misure del governo, pare il 73 per cento. Se è vero – altre rilevazioni sono più prudenti – significa che il potere ha lavorato benissimo e la rana è bollita al punto giusto. Lo Stato di diritto è abolito di fatto, ma che importa, la posta in gioco è la vita. Rassegniamoci: i ribelli, chi non si beve la narrazione del potere, sono e resteranno minoranza. La libertà è un valore aristocratico, di minoranze attive e pensanti.

La lunga crisi morale e spirituale che ha condotto ai tempi che viviamo ha posto sul piedistallo unicamente l’esistenza in vita. Non più il cartesiano “cogito, ergo sum”, penso, dunque esisto. Esisto in quanto respiro. Da oggi, sappiamo che cosa è e quali obiettivi si propone il Grande Reset, il grande reinizio: un mondo di schiavi muniti di carte, chip, certificati, controllati, sorvegliati, non più proprietari del corpo fisico. Un filosofo considerato “di sinistra” – quanto sono grottesche codeste etichette ammuffite! – Giorgio Agamben, un pensatore che ha esplorato per decenni la dimensione del sacro, ha scritto pochi giorni fa che chi si attiene alla propria libera e fondata convinzione verrà escluso dalla vita sociale. Detto fatto. L’iniezione e la certificazione relativa “si trasformano in una sorta di simbolo politico-religioso volto a creare una discriminazione fra i cittadini, evidente nelle dichiarazione irresponsabile di un uomo politico (“de sinistra” N.d.R.) che, senza accorgersi di usare un gergo fascista, ha minacciato: li purgheremo (i reprobi…) con il green pass.”

La carta verde è la stella gialla virtuale. Il filosofo- oggetto da un anno e mezzo di attacchi velenosi dai suoi ex sodali- conclude con una serie di domande che facciamo nostre e giriamo a chi ha ancora facoltà di pensiero: “che cosa diventa un Paese al cui interno viene creata una classe discriminata? Come si può accettare di convivere con dei cittadini di seconda classe? “Infatti è aperta la caccia. Spaventano le discriminazioni fattuali, neppure sostenute da uno straccio di legge, il razzismo biopolitico che getta un’ombra sinistra sul futuro di popolazioni trasformate in greggi.

Più onesto sarebbe stato introdurre l’obbligo, ma il Dominio- attraverso i suoi funzionari, di cui Draghi è l’esponente di grado più elevato in Italia – vuole mantenere i simulacri della tramontata democrazia. L’obbligo non è costituzionalmente sostenibile, dunque uno strumento diverso dal DPCM sarebbe facilmente impugnabile e qualche tribunale svelerebbe l’imbroglio. Ecco un altro punto dirimente, pur se ad esso è indifferente la maggioranza della cosiddetta opinione pubblica: è sovrano, ovvero comanda, chi decide nello stato di eccezione (Carl Schmitt). Il sovrano d’Italia è il commissario straordinario, il plenipotenziario Draghi, con la sua corte di esperti, giuristi, virologi e imbonitori.

Dovremo scrivere a Chi l’ha visto? la fortunata trasmissione televisiva, per cercare tracce di un’opposizione politica. L’unica esistente si barcamena con evidente disagio ed è comunque un’opposizione di Sua Maestà, desiderosa di andare al governo senza mettere in discussione il Dominio. Fattorini che consegnano ai popoli la posta, recitano a pagamento – il conto è a nostro carico- una parte in commedia, esattamente come le forze che sostengono il governo dei poteri esterni globali. E’ la farsa antica del poliziotto buono e di quello cattivo, senza che neppure siano chiari i ruoli rispettivi.

Su tutto, al di là del Reset e della nuova stagione di illibertà con applauso popolare, c’è uno dei massimi equivoci a cui sono soggetti i popoli. I sociologi le chiamano credenze ingenue e la più diffusa è la convinzione che il potere stia comunque dalla parte del popolo, sia, in qualche modo, al nostro servizio. L’esperienza dimostra il contrario; chi svolge o ha svolto nella vita professionale un ruolo direttivo – anche modesto- sa quante volte ha dovuto mentire, ha ricevuto pressioni per tacere o negare la verità. Perché dovrebbe essere diverso al più alto livello?

Eppure, l’opposizione esiste, dispersa, solitaria, fatta di atomi lontani tra loro, che non si conoscono e ignorano l’esistenza di colleghi di lotta e convinzione. I ribelli hanno carne e ossa e probabilmente sono più numerosi di quanto appaia. Come in tutti i tempi difficili, la tendenza è al silenzio, a rinchiudersi in spazi personali e interiori sempre più angusti, minacciati come non mai dalla sorveglianza del biopotere panottico che tutto osserva, sorveglia e trasforma in dati. La filosofia antica degli Stoici chiedeva di vivere nascosti, di sopportare, resistere e astenersi dall’intervenire nell’agorà pubblica. Oltre la nobiltà di limpide figure intellettuali, non ce lo possiamo permettere.

Dobbiamo, come teorizzava Ernest Juenger, “passare al bosco”, ovvero vivere da ribelli e rammentare a chi vorrà ascoltare – pochi, ma sono le avanguardie a cambiare la storia – che il Dominio sta resettando le libertà pubbliche e private, rendendo carta straccia i diritti scritti, le leggi, le costituzioni, le procedure formali che sostanziano le decisioni. Se tutto è saltato a causa o con il pretesto della pandemia (l’una e l’altra cosa, probabilmente) significa che qualcuno è diventato il sovrano assoluto delle nostre vite, le quali non sono la semplice sussistenza del battito cardiaco e la persistenza delle funzioni vitali.

Se c’è un sovrano-padrone, noi siamo schiavi, cose, oggetti nelle sue mani. Iniziamo come Gandhi, con la resistenza passiva, ovvero non forniamo sponde al Dominio, non regaliamogli il consenso, asteniamoci dall’applauso e dalla partecipazione ai suoi riti. Occorrerà rinunciare a qualcosa. Fatalmente, la resistenza sarà affare di pochi, all’inizio. Fu così anche per il padre della Patria indiana, che spiegò: prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. Poi vinci. Certo, ci vuole costanza, fermezza, tensione morale, slancio spirituale.

Basterebbe forse riflettere se e come torneremo indietro. Ci sarà un dopo-green pass, oppure, forti del successo dell’esperimento zoologico in corpore vili estenderanno ulteriormente il salvacondotto, creeranno obblighi nuovi, certi che le leggi siano pezzi di carta inerti, da interpretare secondo convenienza, anche capovolgendo il senso e il significato delle parole, come stanno facendo il politicamente corretto e la cultura della cancellazione?

Se non conosciamo il passato, non possediamo neppure i criteri per giudicare il presente, tanto meno gli strumenti per opporci a qualcosa. Non importa: in una prima fase, accontentiamoci della reazione “di pancia” di chi, istintivamente, si rende conto del trattamento subìto. Qualcuno potrà convincersi leggendo che dovrà esibire il “passi” se si siederà al tavolo interno di un bar, ma non se andrà in affollati centri commerciali. Evidentemente, il contagio rispetta le multinazionali della distribuzione, ma non le osterie. Divertente è la norma che esclude il Parlamento dal green pass. E’ servito il popolo di quelli che “uno vale uno”; deputati e senatori hanno un apparato immunitario superiore rispetto a pensionati, ragazzi, operai e casalinghe.

Ancora una volta, semaforo rosso per le discoteche: è ragionevole, ma come lo spiegate, signori del potere e servi sciocchi, ai giovani che avete convinto che la discoteca è il tempio della gioia e del piacere? Ditelo voi a ragazzi, ragazze, figli e nipoti che bisogna stare fermi, chiusi in casa o giù di lì, nonostante il famigerato Sars –Cov-2 colpisca soprattutto gli anziani. E voi, ragazzi, provate a svegliarvi e ragionare. E’ difficile, vi abbiamo disabituato. Almeno, concedete il beneficio del dubbio, non credete a tutto come pecore matte. Oggi vi colpevolizzano perché rappresentate l’allegria, la vita, il futuro. E’ aperta la caccia a voi, ai dissidenti, agli uomini e alle donne libere.

Forse ci stanno venendo a prendere, ma non cadremo da soli. Tutto ciò che non piace ai padroni del discorso lo chiamano fascismo e nazismo. Prendiamoli in parola: un secolo fa, un pastore protestante esprimeva così la sua opposizione al mondo che andava prospettandosi. “Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare. “

I vaccini sperimentali fanno danni e non pochi

Scienziati in clandestinità: ” Basta vaccini, troppi morti”



“Interrompete subito le vaccinazioni” . E’ il grido di allarme lanciato tre giorni fa da i “Doctors for Covid Ethics” che sono di fatto i maggiori rompicoglioni in Europa per le incoerenti tesi pandemiche e per le politiche vaccinali e/o di segregazione e controllo sociale: si tratta di centinaia di medici, specialisti, docenti e scienziati di nome che redigono documenti contro le politiche covid. Naturalmente sono ignorati totalmente dai media mainstream, anche se spesso i loro interventi sul piano scientifico non possono essere messi completamente da parte anche per il peso di alcuni nomi che fanno parte del gruppo (l’ elenco completo è qui ) e si possono trovare anche in siti ufficiali come ad esempio quello di Eudravigilance. Il 20 luglio fa questi medici per l’etica Covid hanno redatto una lettera aperta rivolta a tutti i cittadini dell’Ue, dello Spazio economico europeo, della Svizzera della gran Bretagna e degli Usa, nonché all’ Agenzia europea per i medicinali (Ema), all’ Agenzia di regolamentazione dei medicinali e dei prodotti sanitari inglese (Mhra), alla Food And Drug Administration (Fda) degli Stati Uniti e ai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) per denunciare la strage da vaccini che viene perpetrata con la complicità dei ceti politici. Eccola perché fa davvero paura

“Fonti ufficiali, vale a dire EudraVigilance (UE, SEE, Svizzera), Mhra (Regno Unito) e Vaers (USA), hanno ora registrato più lesioni e decessi dal lancio del vaccino “Covid” rispetto a tutti i vaccini precedenti messi insieme fin dall’inizio storico delle registrazioni:

UE/SEE/Svizzera al 17 luglio 2021 – 18.928 decessi correlati all’iniezione di vaccini Covid-19 e oltre 1,8 milioni di reazioni avverse secondo il database EudraVigilance.

Regno Unito al 7 luglio 2021 –1.470 decessi correlati all’iniezione di Covid-19 e oltre 1 milione di reazioni avverse, secondo lo schema della carta gialla Mhra.

USA al 9 luglio 2021 – 10.991 decessi correlati all’iniezione di Covid-19 e oltre 2 milioni di reazioni avverse, secondo il database Vaers.

TOTALE per UE/Regno Unito/USA – 31.389 decessi correlati all’iniezione di Covid-19 e quasi 5 milioni di reazioni avverse segnalati finora nel luglio 2021.

E’ importante essere consapevoli che le cifre ufficiali di cui sopra (segnalate alle autorità sanitarie) sono solo una piccola percentuale delle cifre effettive. Inoltre, le persone muoiono (e subiscono lesioni) ogni giorno a causa delle iniezioni.

Questa situazione catastrofica non viene riportata dai media mainstream, nonostante le cifre ufficiali di cui sopra siano pubblicamente disponibili.

Il segnale di danno è ora indiscutibilmente travolgente dovrebbe far scattare gli standard etici universalmente accettati per gli studi clinici: i medici per l’etica del Covid chiedono che il programma di vaccinazione “Covid” venga interrotto immediatamente”

Detto in soldoni i vaccini a mRna stanno uccidendo le persone in cambio di nulla visto che non conferiscono immunità, mentre le burocrazie sanitarie legate a Big Pharma e i ceti politici subalterni stanno mentendo alle popolazioni in vista di obiettivi di ingegneria sociale.

L'industria militare traina l'economia russa

“SCACCO MATTO” DALLA RUSSIA

(
di Tiziano Ciocchetti)
21/07/21

È stato ufficialmente presentato ieri, 20 luglio, all’airshow MAKS 2021, il nuovo caccia leggero stealth russo denominato Checkmate (scacco matto), prodotto dalla Sukhoi.

Il velivolo presentato al pubblico è in realtà un mock up, tuttavia ha comunque permesso di fornire uno sguardo più da vicino, in modo da poterne valutare le caratteristiche.

Sicuramente il nuovo caccia è dotato di intelligenza artificiale, che gli permette di comandare altri velivoli come l’UCAV pesante S-70, sempre costruito dalla Sukhoi. Altra caratteristica è la bassa visibilità e, vista la conformazione della cellula, una elevata manovrabilità anche a quote basse. Nella sezione del muso è alloggiato un radar AESA.

Il velivolo della Sukhoi, inoltre, è stato progettato anche per l’esportazione, potendo trasportare una vasta panoplia di armamenti quali missili aria-aria a lungo raggio R-37M, missili aria-superficie Kh-38, missili cruise Kh-59 e Kh-36 GROM-1/2 e bombe a guida laser KAB-250.

Una volta in produzione il Checkmate potrebbe interessare a non poche aviazioni, visto anche lo scarso interesse in questi ultimi anni verso velivoli leggeri da combattimento.



Foto: Cremlino

Arriva Scaccomatto e silenzia tutti

Checkmate: Sukhoi punta a dare “scacco matto” al mercato dei caccia leggeri

22 luglio 2021


Marketing, strategia di comunicazione, effetti speciali, indizi mostrati gradualmente, una campagna mediatica senza precedenti: Rostec, UAC e Sukhoi hanno lavorato come non mai per costruire l’evento di presentazione del nuovo caccia monomotore svelato ufficialmente il 20 luglio, in occasione dell’apertura del XV Salone Internazionale dell’Aviazione e dello Spazio MAKS-2021 di Zhukovsky.

Il battage “promozionale”

L’indiscrezione era stata fornita quando al MAKS-2021 mancavano ancora 100 giorni, e già allora si parlava di un aereo “concettualmente nuovo” ma in molti ipotizzavano il volo al pubblico dell’aereo da trasporto leggero Il-112V e non di un nuovo caccia a tutti gli effetti.

Per quanto le notizie fornite da Analisi Difesa avessero indicato lo sviluppo di un progetto simile da parte dei bureau MiG (LMFS) e Sukhoi, nessuno si aspettava realmente che i lavori fossero così avanti a tal punto da mostrare un prototipo reale e non un semplice modello.


La campagna pubblicitaria è iniziata nella seconda settimana di luglio e mostrava delle immagini tipiche di avvistamenti UFO il cui oggetto volante non identificato era molto simile ad una pedina degli scacchi, un cavallo per l’esattezza; poi è stata la volta del video promozionale in cui uomini in ogni angolo del mondo richiamati da un avviso sul telefono: si tratta di piloti militari di Emirati Arabi Uniti, India, Argentina, e Vietnam che accorrono presso una pista di una base aerea per giungere di fronte al nuovo velivolo.

Ancora una volta nel video appare il riferimento alla pedina del cavallo e allo “scacco matto”.

Già dal 15 luglio gli spotter russi identificavano l’aereo seppur coperto da teloni neri trainato verso lo stand del salone aereo di Zhukovsky e Rostech a quel punto coglieva la palla al balzo per rafforzare la suspense con una campagna pubblicitaria (evidentemente) creata sul momento con un laconico: – “Wanna see me naked”?

Gli internauti cinesi iniziavano poi a realizzare alcuni rendering 3D, stime metriche e confronti con gli omologhi aerei da combattimento di 5° generazione statunitense, coreano e cinese sulla base delle stesse immagini diffuse.

Successivamente, ancora Rostech in una campagna pubblicitaria svelata step by step mostrava in un immagine un dettaglio della stazione opto elettronica il cui riflesso identificava provocatoriamente il cacciatorpediniere britannico Defender , un chiaro riferimento all’episodio avvenuto al largo della Crimea lo scorso 23 giugno.

Alla mezzanotte del 18 luglio veniva pubblicato un secondo video promozionale più ampio del precedente mostrante alcuni dettagli in più del velivolo come la vista frontale e lo scarico del motore dotato di ugello a petali seghettati.

Ancora Rostech, infine, con una campagna pubblicitaria estremamente aggressiva e immediata, appena due giorni prima della presentazione ufficiale replicava (e recuperava) a quanti diffondevano le prime immagini del caccia svelato all’interno del suo stand e privo di copertura con un provocatorio: “Guys, you really think we still have nothing to surprise you with?”

La presentazione

L’anteprima speciale di quello che passerà alla storia come il MAKS più atteso in assoluto è stata effettivamente storica: parliamo infatti della presentazione del primo aereo da combattimento russo monomotore dell’era post-sovietica.

Negli anni ‘80 infatti i vertici sovietici, probabilmente influenzati dalla Guerra in Afghanistan, decisero che tutta la linea di velivoli militari (caccia, cacciabombardieri, aerei d’attacco, etc.) doveva abbandonare la filosofia del monomotore e adottare definitivamente la soluzione bimotore.


Al momento della radiazione dei vari MiG-21, MiG-23/27, Sukhoi Su-17/22 rimasero in linea dunque solamente i nuovi progetti (comunque di origine sovietica) come i MiG-29, Su-27, MiG-31, Su-25, etc, tutti dotati di doppio propulsore.

Il Sukhoi Checkhmate (Scaccomatto) noto anche come Light Tactical Aircraft, o LTS in russo, è anche il primo caccia monomotore russo di 5a generazione tenuto conto che il bimotore Sukhoi Su-57 trae origine dagli studi effettuati alla fine degli anni ‘80, in piena epoca sovietica.

Alla fatidica apertura del MAKS-2021 era ovviamente presente il Presidente Vladimir Putin mostrandosi tuttavia non estremamente colpito dal nuovo velivolo, dettaglio interpretabile con la valutazione che il progetto è nato dalle disponibilità dei fondi Sukhoi e non da una richiesta della Difesa.

Alle 19,50. ore di Mosca, veniva ufficialmente svelato il Checkmate con un gioco di luci, suoni e narrazione in tipico stile hollywoodiano.

Le caratteristiche

Le prime parole di Yuri Slyusar capo di UAC intervistato davanti al Chechmate hanno tracciato un primo identikit: «Si tratta di un caccia unico nella sua categoria: ha un raggio d’azione di combattimento di 1500 chilometri, il più ampio rapporto spinta-peso, capacità STOL (Short Take-Off an Landing – decollo e atterraggio corti) e oltre 7 tonnellate di carico bellico che costituisce un record assoluto per gli aerei di questa classe.»

Secondo alcune caratteristiche recepite a poche ore dall’anteprima inoltre, veniva reso noto che il nuovo caccia Sukhoi Checkmate vanta una velocità massima di 1.900 km/h, un’autonomia di volo di 2900 km senza serbatoi di carburante esterni, una tangenza operativa di 16.500 m e un sovraccarico operativo max di 8 g. Lunghezza stimata 14-15 metri, categoria di peso 18 tonnellate.

Una sorta di “MiG-21 di quinta generazione” a voler fare un confronto con uno storico caccia venduto in ogni angolo del globo.

Il primo volo del Sukhoi Checkhmate è previsto per il 2023, tra il 2024 e il 2025 saranno realizzati alcuni prototipi, nel 2026 è previsto il lancio della produzione del primo lotto e saranno disponibili in futuro altre varianti oltre quella mostrata al MAKS inclusa la versione biposto e quella a pilotaggio remoto.

Nell’ambito della presentazione è emerso che per il nuovo caccia, dotato tra l’altro anche di sistemi di intelligenza artificiale tendenti a sgravare i compiti del pilota, è stato realizzato il sistema di supporto logistico automatico “Matreshka.”


Il Checkmate è dotato di un propulsore fornito di vettore di spinta (TVC o thrust vector control) in grado di operare a velocità supersoniche per lungo tempo; può attaccare fino a 6 bersagli contemporaneamente grazie alla dotazione del radar attivo a scansione elettronica (AESA) e di un intero complesso di armi moderne nonché all’utilizzo di nuove contromisure elettroniche.

Il Checkmate è in grado inoltre di gestire egregiamente combattimenti aria-aria e dunque rilevare e ingaggiare caccia di quinta generazione in combattimenti aerei a lungo raggio utilizzando un potente sistema di guerra elettronica aereo e grazie al trasporto nelle baie interne di fino a cinque missili aria-aria di varia portata.

L’aereo, per sua natura multiruolo, può utilizzare dai missili aria-aria a corto raggio R-74M, a medio raggio R-77, aria-terra Kh-38, anti-radar Kh-58UShKE e i missili guidati Grom-E1 senza tralasciare bombe a caduta libera, bombe guidate dotata di testata a ricerca laser KAB-250LG-E e razzi non guidati S-8 e S-13.

E’inoltre previsto anche un cannone interno, probabilmente un’arma da 30 mm come quella del Su-57.

Il Sukhoi Checkmate o LTS dispone di una coppia di derive verticali mobili a V (o ruddervator) invece di una tradizionale disposizione di stabilizzatori verticale e orizzontale.


Questa configurazione può offrire un’elevata manovrabilità, una traccia radar e IR ridotta; questi sembrano essere combinati con delle travi di coda che cingono ai lati il propulsore il cui ugello di scarico è seghettato.

A spingere il Checkmate dovrebbe essere proprio il motore di nuova generazione Izdeliye 30 offrendo più potenza e maggiore affidabilità rispetto al turbofan AL-41F1 ora utilizzato nel Su-57.

Tuttavia, l’Izdeliye 30 che dovrebbe produrre circa 16-17 tonnellate di spinta è attualmente ancora in fase di sviluppo. Nel frattempo è probabile che l’AL-41F1 che produce circa 14,5 tonnellate di spinta venga utilizzato nel nuovo caccia anche se solo temporaneamente. Sia l’Izdeliye 30 che l’AL-41F1 sono comunque dotati di vettore di spinta per una migliore manovrabilità.

Una singola presa d’aria angolare situata sotto la fusoliera anteriore e dotata di paratia (probabilmente si tratta di un sistema DSI, ovvero un ingresso supersonico senza deviatore) è stata ideata per aumentare la furtività radar e al contempo fornire un flusso d’aria costante al motore attraverso un ampio inviluppo operativo senza sistemi e controlli meccanici complessi.

Il velivolo è dotato di tettuccio a bolla scorrevole identico a quello del Su-57 (inevitabilmente questa e altre tecnologie deriveranno proprio da quest’ultimo).


L’aereo ha una linea a spigolo che corre attorno alla sua fusoliera anteriore e costituisce un’estensione della radice del bordo d’attacco (le cosiddette LERX) ed è dotato di un vano principale per le armi più grande all’interno della fusoliera inferiore atto ad ospitare tre missili a lungo raggio aria-aria RVV-BD, (versione per l’esportazione dell’R-37M), e di due baie interne per ami situate ai lati e destinate ad ospitare missili aria-aria più piccoli, per la difesa a corto raggio.

Da segnalare anche la presenza di un carrello anteriore disassato sul lato sinistro del velivolo e la presenza di un FLIR davanti all’abitacolo come nel Su-57. Interessanti anche le estremità alari trapezoidali con la relativa dotazione di dielettrici, probabili elementi del radar di chiara derivazione sempre del Su-57.

Le valutazioni di Rostec

E’ stato infine Serghei Chemezov, leader di Rostec a rispondere ad una lunga serie di domande poste dall’agenzia TASS e a fornire una serie di interessanti dettagli sul nuovo caccia leggero russo di quinta generazione: – «Il Checkmate è un nuovo caccia tattico leggero che stiamo sviluppando di nostra iniziativa. Le caratteristiche principali del progetto sono una combinazione unica di prestazioni di volo, capacità di combattimento, bassa visibilità e costo di un’ora di volo. L’aereo è una piattaforma versatile e adattiva con un’architettura aperta, può essere cioè realizzato in diverse configurazioni secondo i desideri del cliente.

Il nuovo caccia ha caratteristiche uniche per la sua classe. Ad esempio, ha la più ampia autonomia di volo per velivoli “leggeri” ideale per lo stazionamento in volo in attesa della designazione di un bersaglio o per la ricerca stessa di un bersaglio, la più alta capacità di carico e le migliori caratteristiche dell’attrezzatura di bordo. Oggi saremo in grado di offrire quasi tutti i moderni sistemi di equipaggiamento di bordo al mercato dell’aviazione.


Il nuovo velivolo è dotato inoltre di un cockpit ergonomico dotato di apparecchiature elettroniche avanzate con elementi di intelligenza artificiale. Ciò consente di ridurre significativamente il carico di lavoro sul pilota e concentrarsi sulla distruzione di bersagli terrestri e aerei.

Inoltre, il Checkmate ha il costo più basso sul mercato rispetto ad aeromobili con funzionalità simili. In termini di caratteristiche tecniche supera tutti gli analoghi esistenti.»

Sulla genesi del progetto Chemezov ha confermato che il Checkmate è stato progettato utilizzando le basi scientifiche e tecniche ottenute durante la creazione del veicolo da combattimento Su-57 di quinta generazione e con l’uso diffuso delle tecnologie dei supercomputer, tanto da essere tutti gli effetti il primo aereo russo ad essere stato progettato, calcolato e disegnato completamente in digitale, cosa che ha ridotto significativamente i tempi di sviluppo e i rischi tecnici durante i test.

«Allo stesso tempo – ha commentato Chemezov – nella piattaforma vengono integrate soluzioni tecniche comprovate e viene fornito un elevato potenziale di modernizzazione.»

Affidabilità, praticità e facilità di manutenzione sono tra le qualità più importanti dei moderni sistemi aeronautici. L’aeromobile è progettato in modo tale da semplificare il più possibile l’accesso del personale ai sistemi senza attrezzature aeroportuali speciali. Il nuovo caccia russo è dotato anche di un’unità di alimentazione ausiliaria integrata.


Inoltre, grazie all’intelligenza artificiale della cabina di pilotaggio, il controllo pre-volo non richiede più la presenza umana. Queste decisioni consentiranno di preparare un veicolo da combattimento per il lancio in breve tempo anche in assenza di mezzi speciali, che, a loro volta, influenzeranno la sopravvivenza al combattimento dell’intera flotta.

Ma il Checkmate – secondo il CEO di Rostech – è un aereo di facile manutenzione tanto che è stato creato appositamente un nuovo sistema di supporto logistico automatizzato Matrieshka.

Utilizzando i più recenti metodi di analisi predittiva il sistema terrà traccia delle condizioni tecniche dell’aeromobile in tempo reale durante l’intero ciclo di vita, un vero e proprio sistema di autodiagnosi di alto livello che consentirà di pianificare lavori di prevenzione e riparazione, ridurre significativamente i costi e aumentare l’efficienza del servizio post-vendita.

Sulla differenza tra il nuovo caccia col Su-57 e il Su-35 Chemezov ha risposto che questi ultimi sono macchine uniche che possono essere attribuite alla “major league” (la cosiddetta fascia high o caccia pesanti). Tuttavia per alcune attività le loro capacità sono ridondanti: – «il Checkmate è un sistema aeronautico “light”, ottimale per risolvere i compiti più urgenti con costi finanziari minimi; con un costo relativamente basso del velivolo e dell’ora di volo il nuovo caccia ha certamente un’efficacia di combattimento e un rendimento molto elevati. L’aereo infatti è dotato di moderni equipaggiamenti per il combattimento aereo e per gli attacchi al suolo. Dispone di un radar attivo a scansione elettronica (AESA) che consente di attaccare bersagli anche in teatri fortemente dominati da jamming e disturbi elettronici. Allo stesso tempo, il complesso elettronico di autodifesa consente al velivolo di eludere i mezzi di rilevamento e distruzione. Il Checkmate infine può utilizzare una gamma completa di armi e combattere contro qualsiasi obiettivo aereo, terrestre, marittimo e i mezzi di difesa aerea più avanzati.»

Sulla possibilità di poter migliorare il nuovo caccia Chemezov ha ribadito che sulla base della stessa piattaforma è possibile realizzarne una versione senza equipaggio: – «Nel prossimo futuro, l’aereo sarà in grado di eseguire azioni di gruppo con veicoli con e senza equipaggio, combinati in un unico sistema. I gregari senza equipaggio saranno in grado di scambiare informazioni, reagire istantaneamente a una situazione di combattimento in via di evoluzione e distribuire ed eseguire automaticamente compiti di qualsiasi grado di complessità. Ciò aumenterà significativamente la situational awareness del sistema, espanderà le sue capacità di combattimento e consentirà l’uso di nuove tecniche tattiche operative.»

Sulla scelta del nome infine Chemezov ha spiegato: – «La filosofia del progetto si riflette nel nome della macchina: Checkmate, ovvero scacco matto in inglese. Usando la terminologia degli scacchi il caccia è una cavalleria leggera, leggera e maneggevole, capace di compiere mosse inaspettate e decidere il corso della partita.»

Quali spazi sul mercato

Il nuovo caccia russo – secondo quanto comunicato durante la sua presentazione – è leader della sua classe in termini di costo orario-efficacia di combattimento, tanto che è stato reso noto che un’ora di volo avrà costi sette volte inferiore a quello di un F-35 americano (al momento stimato in circa 36.000 dollari).

Il prezzo medio indicato del Sukhoi Checkmate è di circa 25/30 milioni di dollari, estremamente invitante in un mercato in cui il velivolo russo potrebbe rivelarsi un temibile concorrente dei cacciabombardieri occidentali.

Il nuovo caccia potrebbe però dare anche il colpo di grazia ai cugini della MiG con l’ultima versione del Fulcrum, il MiG-35, attualmente in fase di collaudo di Stato e di conseguenza non ancora recepito dal mercato mondiale in attesa dell’accettazione da parte della Forza Aerospaziale russa.


Un altro fattore interessante, spiegato in fase di presentazione, consiste nel fatto che l’aereo è modulare e ha un’architettura aperta per poter rispondere ad ogni richiesta del cliente. Punto che sottolinea ancor di più di come l’obiettivo del Checkmate sia soprattutto rispondere ad una richiesta di mercato estero (la stessa campagna pubblicitaria mostrava piloti di varie nazionalità), anche se Sukhoi dal canto suo è prontissima a proporre il velivolo alla Difesa russa con un nome che molto probabilmente potrebbe essere Sukhoi Su-75.

Un’ipotesi non del tutto trascurabile considerando che il Ministro dell’Industria e del Commercio russo Denis Manturov ha dichiarato: – «Sebbene il mercato principale del Checkmate sia rivolto all’estero, la speranza è che le nostre Forze Armate si dotino di una certa quantità del nuovo caccia leggero.»

Opzione che del resto, come accade in tutto il mondo, favorirebbe l’esportazione.

Il potenziale d’esportazione del nuovo caccia russo secondo Chemezov è molto elevato poiché l’aereo è in grado di risolvere un’intera gamma di compiti richiesti da qualsiasi cliente internazionale, ma soprattutto perché la combinazione dell’elevato carico di combattimento, delle più moderne avioniche e del basso costo di un’ora di volo rende l’aereo assolutamente redditizio in termini di costo – efficacia di combattimento. L’uso di varie configurazioni infine, consente di soddisfare con la massima precisione le esigenze di quasi tutti i potenziali clienti.


Chemezov ha ricordato che Rostec è pronta ad offrire al mercato l’intera gamma dei moderni sistemi degli equipaggiamenti di bordo e delle armi aria-aria e aria-terra per ogni possibile target: – «Ogni cliente – ha dichiarato Chemezov – sceglierà esattamente ciò di cui ha bisogno. I potenziali clienti – come mostrato nel video promozionale – includono ovviamente i paesi del Medio Oriente, dell’Asia-Pacifico e dell’America Latina.

Per il Checkmate è stato sviluppato un servizio di post vendita particolarmente smart: il suddetto sistema di supporto logistico automatizzato Matrieshka consente infatti di organizzare la formazione del personale, pianificare la manutenzione con alta precisione e consegnare i componenti in tempo. Tale soluzione ridurrà i costi del servizio post-vendita, ne aumenterà l’efficienza e garantirà un alto livello di prontezza al combattimento della flotta, anche durante i voli ad alta intensità.

«Questo – ha riepilogato Chemezov – è un caccia leggero di 5a generazione e ci siamo posti il compito di offrire un aereo molto economico ed efficace considerando che il suo prezzo sarà circa 25-30 milioni di dollari, mentre il prezzo dei suoi rivali è compreso tra i 60 milioni e i 90 milioni di dollari.»

Il Checkmate mira quindi ad andare incontro a numerosi paesi che dispongono di bilanci ridotti o hanno un’estensione territoriale ridotta. La concorrenza per i velivoli di 5a gener4azione in questa nicchia di mercato sarà in un futuro a breve termine è già ora agguerritissima: i cinesi con lo Shenyang FC-31/J-31, la Corea del Sud col KF-21 Boramae e la Turchia con il TAI TF-X e la Russia dovrà giocare bene le sue…pedine se vorrà imporsi sul mercato con il Checkmate e dare “scacco matto” ai rivali.

Le difficoltà di Mig

Nel contesto del MAKS e della presentazione del Sukhoi Checkmate ha stupito l’assenza di MiG anche se qualcuno ha affermato causticamente che Sukhoi ha realizzato l’aereo che tutti si attendevano dal bureau Mikoyan.

Il punto è, come ribadito spesso sul nostro canale Telegram e su Analisi Difesa, che lo storico bureau ha perso l’appeal tecnologico che ha avuto per ben 40 anni di fila pur avendo quasi completato i test del Mig-35 (nella foto sotto)

MiG non ha immediatamente recepito i cambiamenti sui mercati post sovietici e il suo MiG-29 si è ritrovato particolarmente invischiato in critiche poco generose (la Guerra Fredda era finita e la Russia andava eliminata come concorrente così come accaduto con la sua industria degli aerei passeggeri), anche se il velivolo si è effettivamente dimostrato un caccia estremamente letale contro i suoi omologhi nelle esercitazioni internazionali.


Il difetto conclamato di scarsa elettronica, radar vetusto e scarsa vita utile dei propulsori delle prime versioni è stato corretto ma probabilmente troppo tardi, quando Sukhoi aveva firmato contratti rilevanti con numerosi paesi (in primis Cina e India) e aveva creato attorno al suo Su-27 un mito di invincibilità e affidabilità notevole.

Inoltre, anche gli incidenti in corso d’opera come la vendita di un lotto di MiG-29 non conformi all’Algeria ha gettato ulteriore discredito ad un nome che per decenni rappresentava i caccia per eccellenza d’oltre cortina.

Dopo venti anni il sorpasso di Sukhoi è stato compiuto ed è oggi sotto gli occhi di tutti: un caccia bimotore di 5a generazione (Su-57), un UCAV, (S-70) e ora un caccia monomotore di 5a generazione.


Certo al MAKS MiG ha presentato tre simulacri di un caccia polivalente leggero, un caccia multifunzionale imbarcato e un UAV multiruolo imbarcato ma è difficile dire se e quali di questi si trasformeranno in prototipi.

L’ultima carta resta il MiG-41, l’intercettore che dovrà sostituire il MiG-31 tra poco meno di venti anni anche se resta da capire con quali fondi saranno finanziati i lavori di ricerca e sviluppo e verrà finanziato il sostentamento dell’azienda considerato che le vendite di MiG si sono fermate con i caccia imbarcati MiG-29K/KUB all’India e i MiG-29M/M2 a Egitto (nella foto qui sopra) e Algeria.

Foto Rostec/UAC/Sukhoi e Mig

Ottobre 2019, sempre lì negli Stati Uniti, si pianifica l'influenza covid

Evento 201. Ottobre 2019. La Pandemia era già scritta. J.Hopkins, Gates e World Economic Forum23 

Luglio 2021, di Leopoldo Gasbarro

Avete mai sentito parlare dell’ Evento 201? Non sapete cosa sia vero? Ebbene provate a pensare che effetto vi farebbe se sapeste che solo tre mesi prima che tutto cominciasse davvero, qualcuno avesse “IPOTIZZATO” la nascita, lo sviluppo e gli esisti di una Pandemia da Coronavirus in tutti i suoi dettagli? Che effetto vi farebbe se sapeste che i registi della simulazione fossero: Il Johns Hopkins Center for Health Security, il World Economic Forum e la Bill & Melinda Gates Foundation?

Che effetto vi farebbe sapendo che, a Pandemia scoppiata tutto sembrava essere già scritto? Semplice capacità previsionale per qualcosa che, tutto sommato era prevedibile oppure c’è qualcosa di più?
Evento 201, che cosa è

Il Johns Hopkins Center for Health Security, in collaborazione con il World Economic Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation, ha ospitato l’evento 201, un esercizio di pandemia di alto livello il 18 ottobre 2019, a New York.
L’esercizio ha illustrato le aree in cui saranno necessari partenariati pubblico/privato durante la risposta a una grave pandemia al fine di ridurre le conseguenze economiche e sociali su larga scala.

Negli ultimi anni, il mondo ha visto un numero crescente di eventi epidemici, pari a circa 200 eventi all’anno. Questi eventi sono in aumento e sono dannosi per la salute, le economie e la società. La gestione di questi eventi mette già a dura prova la capacità globale, anche in assenza di una minaccia pandemica.
Gli esperti concordano sul fatto che è solo questione di tempo prima che una di queste epidemie diventi globale, una pandemia con conseguenze potenzialmente catastrofiche. Una grave pandemia, che diventa “Evento 201”, richiederebbe una cooperazione affidabile tra diverse industrie, governi nazionali e istituzioni internazionali chiave.

Non vi basta?

Ebbene. Fate un giro sul web e fermatevi all’indirizzo giusto, a quello dell’ EVENTO 201:



Vi garantisco che rimarrete a bocca aperta.

Vedrete gente immaginare la nascita, lo sviluppo, gli effetti di una Pandemia da Coronavirus. Sì proprio quella stessa Pandemia che abbiamo poi visto cambiare le nostre vite in maniera tanto radicale con l’arrivo del Covid_19. Vi sembrerà di assistere ad un “GIA’ VISTO”. Tutto quello che troverete nella simulazione ed esercitazione chiamata EVENTO 201 per tutti noi, oggi, non ha segreti.

Oggi. Ma cosa avreste pensato se l’aveste vista in diretta il 18 Ottobre del 2019 e quale sarebbe stata la vostra reazione se tutto quello che avevate visto, sentito e misurato diventasse realtà soltanto tre mesi dopo?

L’EVENTO 201 Misura gli effetti di un virus mutante che passando dagli animali, i maiali questa volta, raggiunge l’uomo ed in pochi giorni arriva in quasi tutte le parti del mondo viaggiando in aereo, nave o con qualunque altro mezzo di trasporto il Mondo Globalizzato gli metta a disposizione? E’ quasi un gioco, una simulazione che però racconta tutto in tutti i dettagli. Giocate? Giocate e poi ammonite il Mondo avvertendolo che ci saranno 65 milioni di morti, giocate avvertendo il Mondo che sarà il caso di comportarsi in un certo modo se si vogliono lenire gli effetti della Pandemia da Coronavirus.

Così, ecco il documento che riassume, ad esercitazione avvenuta, i suggerimenti che il Johns Hopkins Center for Health Security, il World Economic Forum e la Bill & Melinda Gates Foundation rivolgono a Governi, cittadini, banchieri centrali, imprenditori ed economisti. I tre organismi che partecipano all’esercitazione chiedono a gran voce una cooperazione pubblico-privata per la preparazione e la risposta alla pandemia:

“Le organizzazioni rilasciano 7 raccomandazioni in un invito all’azione congiunta”

La prossima grave pandemia non solo causerà gravi malattie e perdite di vite umane, ma potrebbe anche innescare importanti conseguenze economiche e sociali a cascata che potrebbero contribuire notevolmente all’impatto e alla sofferenza globali. Gli sforzi per prevenire tali conseguenze o per rispondervi man mano che si manifestano richiederanno livelli di collaborazione senza precedenti tra governi, organizzazioni internazionali e settore privato.

L’ esercitazione sulla pandemia dell’Evento 201, condotta il 18 ottobre 2019, ospitata congiuntamente dal Johns Hopkins Center for Health Security, dal World Economic Forum e dalla Bill & Melinda Gates Foundation, ha dimostrato vividamente una serie di queste importanti lacune nella preparazione alla pandemia, nonché alcuni degli elementi delle soluzioni tra pubblico e privato che saranno necessarie per colmarli.

Il Johns Hopkins Center for Health Security, il World Economic Forum e la Bill & Melinda Gates Foundation propongono congiuntamente quanto segue:
  • I governi, le organizzazioni internazionali e le imprese dovrebbero pianificare ora come verranno utilizzate le capacità aziendali essenziali durante una pandemia su larga scala.
  • L’industria, i governi nazionali e le organizzazioni internazionali dovrebbero collaborare per migliorare le scorte internazionali di contromisure mediche (MCM) per consentire una distribuzione rapida ed equa durante una grave pandemia.
  • Paesi, organizzazioni internazionali e società di trasporto globali dovrebbero collaborare per mantenere i viaggi e il commercio durante le gravi pandemie.
  • I governi dovrebbero fornire più risorse e supporto per lo sviluppo e l’aumento della produzione di vaccini, terapie e diagnostica che saranno necessari durante una grave pandemia.
  • Le imprese globali dovrebbero riconoscere l’onere economico delle pandemie e lottare per una preparazione più forte.
  • Le organizzazioni internazionali dovrebbero dare la priorità alla riduzione degli impatti economici di epidemie e pandemie.
  • I governi e il settore privato dovrebbero assegnare una priorità maggiore allo sviluppo di metodi per combattere la disinformazione prima della prossima risposta alla pandemia.Una descrizione completa di ciascuna raccomandazione e dell’invito all’azione è disponibile sul sito Web di Event 201.

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