Gli USA aiuteranno Baghdad a ottenere difese missilistiche dopo l’attacco iraniano
PUBBLICATO IL 14 MARZO 2022 ALLE 9:01
Il 13 marzo, il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan,
ha condannato l’attacco iraniano contro la città irachena di Erbil, capoluogo dell’omonimo governatorato e del Kurdistan iracheno, affermando che Washington sta lavorando per aiutare Baghdad a ottenere strumentazione di difesa missilistica. Intanto, l’Iraq
ha chiesto una “spiegazione franca e chiara” all’Iran e ha convocato l’ambasciatore iraniano per protestare contro l’attacco.
Sullivan ha dichiarato che, nell’aggressione, non sono stati feriti cittadini statunitensi e non sono state colpite strutture degli USA, aggiungendo che Washington avrebbe fatto tutto il necessario per difendere la sua popolazione, i suoi interessi e i suoi alleati. Sullivan ha poi aggiunto che gli USA si stanno consultando con il governo di Baghdad e con quello del Kurdistan iracheno “in parte per aiutarli a ottenere le capacità di difesa missilistica per potersi difendere nelle loro città”. Al momento, gli USA stanno ancora raccogliendo informazioni per individuare quale fosse l’obiettivo dell’attacco iraniano.
Quest’ultimo è avvenuto poco dopo la mezzanotte tra il 12 e il
13 marzo, il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie dell’Iran (IRGC) ha successivamente rivendicato la responsabilità di tale
aggressione, perpetrata con circa 12 missili balistici contro Erbil, causando un ferito. Secondo il governo regionale curdo, tra gli obiettivi vi sarebbe stato il consolato degli Stati Uniti, mentre l’IRGC ha dichiarato che il target dell’attacco sono stati “centri strategici “di Israele ad Erbil. Prima di lanciare i missili balistici, il
9 marzo scorso, lo stesso IRCG aveva annunciato che avrebbe vendicato un precedente attacco aereo israeliano perpetrato in Siria, nel quale erano morte 4 persone, di cui 2 ufficiali del corpo militare iraniano.
In una dichiarazione separata rilasciata dalla Casa Bianca, Sullivan ha affermato che gli Stati Uniti sostengono Baghdad e i governi di tutta la regione di fronte alle minacce di Teheran. Rispetto all’impatto dell’attacco a Erbil sui negoziati per rilanciare l’accordo sul nucleare iraniano, Sullivan ha affermato che i vari negoziatori sono tornati nei rispettivi Paesi e che resta da vedere cosa accadrà nei prossimi giorni. Sullivan ha infine affermato che: “L’unica cosa più pericolosa dell’Iran armato di missili balistici e capacità militari avanzate è un Iran che ha tutte queste cose e un’arma nucleare”.
Anche
l’Arabia Saudita ha condannato le azioni iraniane. In una dichiarazione, Riad ha affermato: “Il Ministero degli Affari Esteri esprime la solidarietà del governo del Regno dell’Arabia Saudita e la sua presenza a fianco dell’Iraq nelle misure per proteggere la sua sicurezza e la sua stabilità, e il suo rifiuto di ogni forma di violenza, estremismo e terrorismo”.
Le forze statunitensi di stanza presso il complesso dell’aeroporto internazionale di Erbil erano state precedentemente colpite da razzi e droni che i funzionari di Washington attribuiscono ai gruppi armati filoiraniani.
Le tensioni tra Iran e Stati Uniti hanno più volte finito per coinvolgere il territorio dell’Iraq. In particolare da quando, il 3 gennaio 2020, l’allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva ordinato un bombardamento aereo, eseguito con droni, contro l’aeroporto di Baghdad, nel quale avevano perso la vita il generale a capo della Quds Force iraniana, Qassem Soleimani, e il vice capo delle Forze di Mobilitazione Popolare irachene, Abu Mahdi al-Muhandis. A tale gesto, l’8 gennaio successivo, l’Iran aveva risposto con attacchi ai presidi statunitensi in Iraq che si sono poi ripetuti nel corso dei mesi successivi. Le autorità di Baghdad avevano considerato la mossa statunitense una violazione della propria sovranità e, il 5 gennaio 2020, il Parlamento iracheno aveva votato in favore dell’espulsione di tutte le truppe straniere dal Paese. Nel 2021, gli Stati Uniti hanno avviato una graduale riduzione dei propri soldati in Iraq, al momento pari a quota 2.500.
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