L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 14 aprile 2022

Anche i bravi giornalisti sbagliano, se negano il contesto, la cornice dove si svolgono gli atti di guerra. L'indissolubilità della sicurezza è un principio di ogni Nazione, pare che il destino storico della Russia è avere la capacità e la forza di imporlo agli Stati Uniti/NATO che vogliono distruggere questo paese per poi dirigersi verso la Cina e mantenere il dominio sull'intero mondo

Giorni di guerra. Russia Ucraina, il mondo a pezzi
12 aprile 2022

Il “Diario della guerra” tra Russia e Ucraina è il nuovo libro di Toni Capuozzo, una delle firme più amate del giornalismo Italiano.

Tutti i pensieri, gli appunti, gli scritti pubblicati sul web e gli interventi televisivi raccolti in un instant book di oltre 170 pagine. un libro aperto: attraverso un QR code si potranno leggere le future riflessioni di Capuozzo sugli sviluppi della Guerra.

Sono scettico sul ruolo che l’Occidente sta giocando. Siamo pronti a combattere, ma fino all’ultimo ucraino. È in gioco la democrazia, è in gioco l’Occidente, si mettono tutti l’elmetto però, poi, marcano visita al momento di andarci per davvero… in guerra”. Toni Capuozzo

Un vero e proprio diario di guerra — suddiviso per giorni — fatto di appunti, riflessioni pubblicate sui social, interventi televisivi.

Un volume impreziosito da numerose illustrazioni e da una lunga galleria di fotografie di grandi reporter italiani dal fronte: Fausto Biloslavo, Gabriele Micalizzi, Francesco Semprini, Vittorio Nicola Rangeloni.

“Non esistono guerre chirurgiche, né bombardamenti intelligenti” — scrive Capuozzo — “ci sono sempre colpe da distribuire: Putin, la sua politica di potenza, l’ordine di invasione. Biden, la sfida di una NATO senza confini. Il premier ucraino che si è fatto spingere nella sfida – vai avanti tu – senza valutare che, forse, per l’Ucraina libera era meglio essere una terra di nessuno o dei soli ucraini, scambi e commerci piuttosto che missili. Nessuno è completamente innocente, se non i civili”.

TONI CAPUOZZO. Nasce a Palmanova, in provincia di Udine, nel 1948. Laureato in sociologia presso l’Università di Trento, diventa giornalista professionista nel 1983. Scrive per Reporter e per I periodici Epoca e Panorama mese. Vicedirettore del TG5 e conduttore della trasmissione giornalistica settimanale Terra! Inviato di guerra per diverse testate giornalistiche televisive, ha seguito I conflitti nei Balcani, in Somalia, in Medio Oriente, in Afghanistan, in Iraq. E’ autore di numerosi libri.

Dal libro: 24 febbraio 2022, primo giorno di guerra

È difficile provare a essere razionali quando sai che c’è chi muore, adesso, e quando tutto sembra una follia. L’invasione di Putin è basata su due convinzioni:

1) gli Stati Uniti non interverranno se non a parole, e la NATO idem;

2) le sanzioni faranno male alla Russia ma non sono fatali.

L’invasione ha due obbiettivi, annunciati nelle parole di Putin:

1) demilitarizzare;

2) denazificare il Paese.

Cosa vuol dire? Distruggere l’apparato militare e destituire la dirigenza politica ucraina, magari sostituendola con uomini ucraini di fiducia. Quanto ci vorrà per raggiungere questi obbiettivi? È questa la domanda che decide l’agenda dei prossimi giorni, e la natura del conflitto. La Terza guerra mondiale? Se qualcuno si azzardasse a intromettersi, Putin promette conseguenze mai viste, ma nessuno lo farà.


Resterà un conflitto locale, che cambia il mondo, e spoglia i sogni di quieta globalizzazione, di allegro e indolore contagio della democrazia. Allora tutta causa di Putin?

Chiediamoci se è stato saggio aprire filiali NATO come caffetterie, e se l’Ucraina ha giocato la carta giusta, scegliendo di non essere neutra e rassicurante parte terza. Un giorno nero per l’Europa, umiliante per gli Stati Uniti.

E per Putin? Come per ogni giocatore, dipende da come finisce l’azzardo.

Noi? Il barile di petrolio ha superato i 100 dollari, oggi. Fa male al cuore vedere quel che succede, ma anche il portafoglio duole un po’. C’è sempre una parte con cui stare: i civili innocenti, poichè non esistono guerre chirurgiche nè bombardamenti intelligenti.

Ci sono sempre colpe da distribuire: Putin, la sua politica di potenza, l’ordine di invasione. Biden, la sfida di una NATO senza confini. Il premier ucraino che si è fatto spingere nella sfida — vai avanti tu — senza valutare che forse per l’Ucraina libera era meglio essere una terra di nessuno, o dei soli ucraini, scambi e commerci piuttosto che missili. Nessuno è completamente innocente, se non i civili.

E a questo punto c’è da sperare con tristezza che duri poco, che la Russia di Putin smantelli l’apparato militare ucraino e ne deponga il governo, nominando un fantoccio e facendo dell’Ucraina una Bielorussia.

No? Protrar[1]re la resistenza vuol dire essere spettatori di una lunga agonia o intervenire. Chi è disposto a morire per Kiev alzi la mano. Oppure c’è da sperare che si ripeta la Georgia del 2008.

La Russia si tiene Mariupol e forse Odessa, e molla l’osso. L’Ucraina resta in libertà vigilata, la cosiddetta finlandizzazione, cioè la sovranità su trasporti, sanità, eccetera, non sulle alleanze politico militari. Per chiunque ami la pace è un giorno nero. Possiamo anche chiederci se Putin non abbia varcato la linea, se non abbia esagerato con l’azzardo, e sia or[1]mai un autocrate folle, distante da tutto come in fondo a uno di quei tavoli lunghi. Vedremo. Intanto chi sta peggio, tra i cosiddetti grandi, è Biden.

E anche noi europei a scaricare salve di sanzioni che faranno male 20 Toni Capuozzo a sanzionati ma anche a sanzionanti. Ma i grandi se la cavano sempre. I civili no, che parlino russo o ucraino, o yiddish, come gli ultimi ebrei di Odessa.

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