L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

sabato 30 aprile 2022

"che la Ue si fotta”. Gli anglostatunitensi contro il multipolarismo di Eurasia e non solo. Toccherà agli italiani dare un calcio nel deretano a Draghi e loro similari pena l'impoverimento certo altro che lavoro nero

Salvare l’Europa: appello al signor Kinzhal



Ciò che gli europei non hanno capito è che agli Usa e al mondo anglosassone in genere non importa un fico secco di loro. Il folle tentativo di creare un nuovo secolo americano di dominio planetario assoluto passa per la separazione dell’Europa dalla Russia e dall’Asia perché un simile aggregato, anche informale, trasformerebbe gli Usa in una potenza di secondo piano. Ora questo obiettivo può essere ottenuto in due modi: sia logorando la Russia e sigillandone i confini, sia logorando l’Europa separandola dalle fonti energetiche e minerarie necessarie alla sua manifattura e innescando un rapido declino: l’uno o l’altro processo sono indifferenti rispetto allo scopo finale. Anzi perseguirli entrambi cogliendo due piccioni con un’Ucraina, somma la velocità con cui si raggiunge l’obiettivo: un continente europeo in catastrofica crisi anche intellettuale e scientifica, può offrire ben poco alla Russia e viceversa. L’occasione perfetta per innescare questo processo è stata la creazione della questione ucraina e può essere sintetizzata dalla famosa frase della Nuland che la Ue si fotta”. Dunque gli stati Uniti hanno tutto l’interesse che la loro guerra per interposta Ucraina porti al totale isolamento della Russia, così come a un rapido declino dell’Europa. Il disegno per la trasformazione della Russia in una grande Polonia risale in sostanza a Brzezinski, non teneva però sufficientemente conto della irresistibile ascesa della Cina a protagonista assoluto dell’economia mondiale e dunque del gigantesco appoggio di cui oggi la Russia può godere, senza parlare dell’India e di altri grandi Paesi che si stanno staccando dalla visione unipolare avendone compreso gli enormi svantaggi, perciò esso è stato in qualche modo aggiornato: al posto della semplice implosione della Federazione russa si può, anzi si deve aggiungere la decapitazione dell’ economia europea per evitare che essa si colleghi alla grande Asia il che riproporrebbe il problema sia pure sotto altre spoglie.

Impedire agli europei di acquistare risorse energetiche , monetarie, alimentari dalla Russia dopo averli compromessi in una sporca guerra significa dare un colpo mortale alle loro economie buttandoli fuori dal mercato: essi avranno infatti i prezzi in assoluto più alti di qualsiasi altra parte del mondo. Naturalmente ci si aspetterebbe una ribellione delle vittime che invece non c’è anzi esse stesse manifestano con fermezza la volontà di procedere al suicidio: non si tratta solo di ceti politici comprati in blocco dalle oligarchie finanziarie insieme ai media ma degli stessi cittadini che non riescono a comprendere il nocciolo della questione o che, come al solito lo capiranno solo dopo che i giochi sono fatti. Dopo trent’anni di guerre sanguinose, di stragi e di caos non si è ancora capito che le élite americane sono abituate a camminare sulla terra bruciata e che la Nato è un’alleanza esplicitamente aggressiva: come si faccia a non vedere che dalla seconda guerra mondiale, intere città sono state rase al suolo dai bombardamenti, compresi quelli nucleari, immense superfici sono stati inondate di diserbanti cancerogeni e mutageni, che si sono bombardate le popolazioni con munizioni radioattive , si sono bruciati vivi gli irakeni con le bombe al fosforo bianco si sono aiutati i terroristi ad avvelenare i siriani con il cloro. E che e ora si è allevata un’ intera generazioni di nazisti da scagliare contro la Russia. Stare nella Nato significa rinunciare a ogni etica e questo magari al cittadino comune importa ben poco, ma fino ad ora poteva pensare che comunque ciò non comportasse grandi sacrifici, anzi fosse in qualche fumoso modo vantaggioso. Ora invece la Nato ci presenta la pistola per il suicidio che a questo punto è ancor più necessario visto che il nemico non è crollato con le armi dell’aggressione economica.

In questi casi a volte un atto di forza, un ceffone ben piazzato, un pugno che stordisce può far svegliare dall’atmosfera dall’ipnosi di morte e di menzogna nella quale siamo caduti. Per questo spero vivamente che il Cremlino risponda ai tentativi di allargamento del conflitto alla Moldova, alla Polonia e alla Romania con qualche signor Kinzhal ipersonico ben piazzato o magari qualche Mr Sarmat di avvertimento: così si potrà toccare con mano il fatto che il padrone può solo sacrificarci e non difenderci. E’ l’ultima speranza di uscirne fuori.

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