L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

venerdì 15 aprile 2022

Il clero televisivo, il Circo mediatico spinge a NAZIFICARE l'Italia. Il NAZISMO di oggi si fonda sulla russofobia, da sempre incoraggiata dagli anglostatunitensi che hanno fatto l'Ucraina il suo avamposto centrale

13 Aprile 2022 12:53
Il sondaggio Ipsos che inchioda la propaganda filo Nato
La Redazione de l'AntiDiplomatico


Il 62% degli italiani vuole il dialogo con la Russia. Sarebbe una cosa normale, ma la propaganda bellicista è martellante, sospinta dal forte vento guerrafondaio che spira da Washington ed è imposta in tutta Europa dalla NATO. In questa fase di scontro contro la Russia non è ammessa nessuna titubanza: bisogna armare Kiev, milizie neonaziste comprese, per andare allo scontro contro la Russia. Questo è l’obiettivo reale di Washington.

Un obiettivo a cui l’Italia si è subito adeguata attaccando la Russia, anche in maniera scomposta come il ministro degli Esteri Luigi Di Maio arrivato a paragonare Putin a un animale feroce. In prima fila nella campagna contro la Russia abbiamo anche il nostro presidente del Consiglio Draghi che non perde occasione per scagliarsi contro la Russia.

Inoltre il governo italiano ha votato per l’invio di armi a Kiev, decidendo di assumere una posizione co-belligerante. Quando invece Roma avrebbe potuto giocare il ruolo di ponte, mediare tra le parti, provare a farle sedere al tavolo delle trattative come ha fatto la Turchia con i colloqui di Istanbul.

A tal proposito la propaganda di guerra non ammette defezioni: chiunque provi solo a paventare i pericoli di una posizione guerrafondaia completamente schiacciata sulle posizioni oltranziste della NATO viene criminalizzato, bollato come filo-Putin e criminalizzato.

In questo quadro abbastanza desolante emerge il dato incoraggiante: secondo un sondaggio condotto dalla società Ipsos per la trasmissione ‘di Martedì’, il 62% degli italiani crede che bisogna “alleggerire il sostegno all’Ucraina e trovare un modo per dialogare con la Russia di Putin”.

Visto il livello di propaganda martellante questo risultato ha quasi dello strabiliante. Ma mostra la capacità del popolo italiano di riconoscere la bieca propaganda atlantista. Sempre riguardo al ruolo della NATO, interessante è notare il 39% degli intervistati ritiene che “l’Italia è troppo filo-NATO ed è condizionata dagli americani, contro il proprio interesse”.

Insomma, abbiamo una buona fetta di italiani coscienti che non abbocca alla propaganda atlantista di Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, Rai e tutto il circuito mediatico mainstream.

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