L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 28 aprile 2022

Parlano di violazioni di contratto, questi sono fuori di testa, hanno rapinato 300 miliardi di dollari alla Banca centrale russa. Le sanzioni sono atti di guerra e un giorno si e l'altro pure continuano a sanzionare la Federazione Russa non sono fuori di testa ma hanno perso contatto permanentemente con la realtà. Il petrolio russo serve agli Stati Uniti solo questo è buono per l'autotrazione e solo il Venezuela e l'Iran potrebbe sostituirlo

Scatta l’emergenza gas in Europa e ora Biden frena sull’embargo per paura di perdere le elezioni
In Europa è scattata l'emergenza gas con lo stop alle forniture russe a Polonia e Bulgaria. E gli USA di Biden ora frenano sull'embargo.
di Giuseppe Timpone , pubblicato il 27 Aprile 2022 alle ore 09:21


Dalle ore 8 di questa mattina, Gazprom ha fermato le erogazioni di gas a Polonia e Bulgaria. La notizia era stata battuta ieri dal sito polacco Onet ed era stata confermata dallo stesso colosso russo. Sebbene non si conoscano formalmente le ragioni di tale blocco, l’azienda distributrice di Varsavia, PGNiG ritiene che la causa sia il rifiuto di pagare il gas in rubli. Polonia e Bulgaria si erano espresse ufficialmente contro tale richiesta. PGNiG ha anche dichiarato che farà ricorso contro quella che ritiene essere una violazione del contratto Yamal, che lega Polonia e Russia sin dal 1996 sul gas.

La sensazione è che Mosca voglia inviare un segnale minaccioso a tutta l’Europa per convincerla ad accettare i pagamenti del gas in rubli. Dietro vi sarebbe anche la necessità di ammorbidire le posizioni di Bruxelles sulla guerra in Ucraina. Già nel tardo pomeriggio di ieri il prezzo del gas era salito sopra 110 euro per mega-wattora. Nella mattinata odierna, risultava assestarsi in area 113-114 euro. Un balzo del 24% in 24 ore.

Biden ora frena sull’embargo

La Germania ha, intanto, fatto sapere che l’embargo totale contro il petrolio russo sarebbe “gestibile”. Il governo tedesco è diviso sullo stop immediato alle importazioni, con i liberali della FDP a mostrarsi contrari e i Verdi favorevoli. Il Regno Unito sollecita, invece, uno stop entro l’anno anche alle importazioni di gas.

Paradossale la posizione dell’amministrazione Biden, la quale per il momento frena sull’embargo energetico, temendo che l’esplosione delle quotazioni del petrolio possa nuocere al Partito Democratico in vista delle elezioni di metà mandato del novembre prossimo. Il presidente ha paura di perdere il controllo di entrambi i rami del Congresso.

L’Europa è a rischio crisi energetica più che mai. Va detto che la Polonia non rischierebbe di restare a corto di gas nelle prossime settimane. Il paese aveva già programmato l’interruzione delle importazioni dalla Russia dal prossimo ottobre, avvalendosi del gasdotto nel Mare del Nord. E il suo governo ha fatto sapere che gli stoccaggi al momento risultano pieni per il 76%.

Scatta l’emergenza gas, è crisi energetica

Ma il resto d’Europa inizia ad implementare i piani d’emergenza. Spagna e Portogallo hanno notificato alla Commissione europea l’imposizione di un tetto al prezzo del gas fissato a 40 euro per mega-wattora, che salirà successivamente a 50 euro. Anche l’Italia vorrebbe battere la stessa strada, con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ad essersi da poco espresso in tal senso.

Germania e Italia sono i paesi europei più colpiti dall’emergenza gas, dato che la prima lo importa dalla Russia per il 55% del totale e il nostro Paese per circa il 40%. Il tour africano di Di Maio e il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, a dire il vero non è andato come previsto. Ad oggi, abbiamo strappato l’impegno dell’Algeria di fornirci 9 miliardi di metri cubi di gas all’anno in più entro i prossimi anni. Peccato che la Russia ce ne fornisca ben 29 miliardi di metri cubi ogni anno, per cui all’appello mancano 20 miliardi.

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