L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

lunedì 9 maggio 2022

“guerra totale” quella che l’occidente vorrebbe fare, ma che non può fare, mostra la potenza di un tempo che diventa impotenza, l’isteria che prende il posto della ragione e la stupidità generale che è il vero punto di approdo del neoliberismo, fare finalmente la parte della protagonista assoluta

La “guerra totale” e il giorno della vittoria



Leggo ogni tanto dei titoli da dopoguerra, tipo “Il 9 maggio 1945 segna la vittoria degli Alleati sulla Germania nazista”. Ma questo corrisponde a un lungo errore e a una visione semplicistica buona per hollywood e per il basso livello culturale in cui è sprofondato l’occidente: il 9 maggio fu la Russia a vincere il confronto con la Germania, mentre i cosiddetti alleati, ovvero l’anglosfera, più frattaglie di rappresentanza, dopo aver aiutato l’ascesa di Hitler nella speranza che distruggesse l’Unione sovietica e averlo aiutato anche durante il conflitto, si misero davvero in gioco solo dopo Stalingrado, quando capirono che la Germania aveva fallito il compito e si prospettava la possibilità che l’Urss arrivasse al cuore dell’Europa. Questo lo sapeva benissimo Joseph Goebbels, ministro della propaganda del Reich che il 18 febbraio del ’43 pronunciò il famoso discorso della guerra totale, ben sapendo che da allora in poi gli anglosassoni non si sarebbero limitati ai raid aerei. In realtà leggendo i diari e i resoconti di vertici e incontri nel Terso Reich appare chiaro come il regime hitleriano continuasse a sperare in una sorta di miracolo: che si creasse una frattura tra Russi e anglosassoni prima della definitiva sconfitta. Quella frattura arrivò, ma solo troppo tardi. In effetti, come adesso sappiamo, le due atomiche sganciate di Hiroshima e Nagasaki non servivano alla resa del Giappone che era cosa già fatta, ma a sperimentare la bomba e intimidire l’Unione Sovietica, prima do poterla bombardare come era nei piani statunitensi. Solo che non riuscirono ad assemblare abbastanza bombe prima che l’Urss riuscisse a fabbricare le proprie.

In ogni caso con quasi 28 milioni di morti ( di cui 19 civili) nella grande guerra patriottica, si può ben capire come la Russia sia allergica al nazismo e alle sue manifestazioni o incarnazioni: ciò che per esempio solo pochi sanno che è che non erano solo gli ebrei nel mirino del regime hitleriano, ma anche gli slavi considerati razza inferiore, le stesse tesi che oggi ritroviamo nei fanatici ucraini i quali si auto attribuiscono discendenze vichinghe, dentro una curiosa paccottiglia di idiozie razziste, necessarie comunque a sorreggere il nazionalismo di una nazione assemblata di fatto negli ultimi 100 anni con l’aggiunta di parti tra loro diversissime. Ho fatto questa premessa perché mi premeva ricordare che quando si parla di guerra totale vuol dire che si sente arrivare la sconfitta. Ed è ovvio che questa guerra totale alla Russia dichiarata da Washington e dalla Nato fino al punto di rischiare il conflitto nucleare nella quale gli occidentali sono fortemente in svantaggio grazie ai missili ipersonici russi, è una delle mosse disperate per conservare il dominio planetario. E’ lo smascheramento del declino occidentale che si riduce a difendere un regime corrotto e fanatico in cui è implicato in prima persona il capo stesso dell’impero delle menzogne. La vittoria finale dell’Ucraina sbandierata dall’informazione di servizio è solo un’illusione per tenere sotto il tallone gli europei che sono riusciti persino a sconfiggere se stessi , oltre che una favola che fa arricchire i fabbricanti di armi. La realtà è che la Russia è stata trascinata a un’azione preparata accuratamente dalla Nato per separare per sempre la Russia dall’Europa, un’ossessione che risale alla fine dell’Ottocento, ma nell’ordire questo piano gli americani e gli occidentali hanno commesso il gravissimo errore di credere alla loro stessa propaganda: più declinano, più pensano di essere invincibili. E adesso si trovano di fronte alla reazione russa, ovvero a una complessa ristrutturazione della scacchiera geopolitica per porre fine all’egemonia unipolare della “nazione indispensabile ”. il neoliberismo con la sua antropologia primitiva che gira intorno alla clava ha posto le premesse anche per un declino di culture, di intelligenza e di tecnologia per cui ora l’occidente non può fare a meno della guerra e non può nemmeno entrare in guerra altrimenti sarebbe sconfitto. In due parole gli Stati Uniti e i loro valletti della NATO non riescono assolutamente a fare i conti di fronte a una perdita sbalorditiva: non c’è più la possibilità di detenere l’uso esclusivo della forza per perpetuare i “nostri valori”, quali che essi siano Niente più dominio a spettro completo.

Ogni bollettino fasullo che arriva dall’Ucraina è come se fosse una dichiarazione di “guerra totale” quella che l’occidente vorrebbe fare, ma che non può fare, mostra la potenza di un tempo che diventa impotenza, l’isteria che prende il posto della ragione e la stupidità generale che è il vero punto di approdo del neoliberismo, fare finalmente la parte della protagonista assoluta.

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