L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

lunedì 2 maggio 2022

“L’aumento del numero di componenti di un sistema determina un cambiamento non solo quantitativo ma anche qualitativo”



Era il 1972 quando un fisico americano, P. W. Anderson, poi premio Nobel (1977) diede alle stampe su Science un breve articolo con questo titolo, un articolo che risulterà tra i più citati in assoluto nella letteratura scientifica degli ultimi cinquanta anni. “L’aumento del numero di componenti di un sistema determina un cambiamento non solo quantitativo ma anche qualitativo” compendia G. Parisi (Nobel 2021) nel suo recente “In un volo di storni” (Rizzoli, 2022).

Se come è accaduto nel mondo nei soli ultimi settanta anni, è più che triplicata la popolazione umana ed il numero di Stati, questo “more” in che modo ha creato un mondo “different”? In che senso il nostro mondo è differente da quello appena passato, a quanti e quali livelli, con quanti e quali effetti, lineari e non? Viepiù visto che ci aspettiamo crescerà ancora per i prossimi trenta anni arrivando nel 2050 ad essersi quadruplicato in un solo secolo?

Di questo parlerò nella relazione di apertura del Festival della Complessità che si terrà a Parma il 7 maggio, a partire dalle 9.30 ripercorrendo proprio questa dinamica ed i suoi molteplici effetti sino ad arrivare all'odierno terremoto del mondo con epicentro in Ucraina con effetti di vasta e profonda portata, in quella che possiamo senz'altro definire una transizione epocale.



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