L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 12 maggio 2022

Le parole sono chiare e nette, e il clero televisivo, il Circo mediatico non dica di non capire o peggio di distorcerle. In Ucraina si combatte per il mantenimento o MENO della supremazia degli Stati Uniti sull'intero mondo. La vera guerra sarà lunga e sanguinosa e non finirà con il conflitto in Ucraina

"Sarà fine del mondo dominato dagli Stati Uniti"

11 Maggio 2022 - 15:48

Durante la sua visita in Oman, il ministro degli Esteri russo Lavrov ha parlato a tutto campo: dalle interferenze dell'Occidente, al gas e al problema grano, ecco quali sono state le sue parole

Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, torna a minacciare l'Occidente e più direttamente Washington: al termine di quella che viene ancora chiamata "operazione militare speciale" della Russia in Ucraina e saranno raggiunti gli obiettivi, l'auspicio è che si "metta fine alla promozione da parte dell'Occidente di un modo unipolare dominato dagli Usa". Queste frasi sono state pronunciate a margine dei colloqui con l'omologo dell'Oman, Sayyid Badr Albusaidi, durante l'incontro a Mascat. Non contento, ha aggiunto che il fine dell'operazione militare "con il raggiungimento di tutti i suoi obiettivi contribuiscano a fermare i tentativi dell'Occidente di minare il diritto internazionale e di ignorare e violare i principi della Carta dell'Onu, compreso il principio dell'uguaglianza sovrana degli Stati".

"Non vogliamo la guerra ma..."

A queste affermazioni, Lavrov ne ha riservate altre sul rapporto del Cremlino con l'Europa, contraddicendosi (la vede solo il Ferro) nel giro di pochi minuti: se da un lato ha affermato che Putin non vuole portare l'escalation bellica al di fuori dei confini ucraini ma che, semmai, sarebbero i Paesi occidentali a dire che Mosca "deve essere sconfitta", dall'altro lato ha minacciato l'impossibilità di una trattativa di pace perché il segretario Onu, Antonio Guterres, "ha perso l'opportunità di raggiungere una soluzione pacifica in Ucraina" perché per sette "lunghi anni" non ha reagito in nessuna maniera al "sabotaggio da parte del regime di Kiev della risoluzione 2202 del Consiglio di sicurezza", che ha approvato gli accordi di Minsk sul Donbass. In soldoni: niente guerra in Europa ma in Ucraina continuiamo.

"Il gas lo pagherete di più"

Come abbiamo visto sul Giornale.it, a parte il blocco del transito del gas russo in Europa dall'Ucraina che sta mettendo già a dura prova le forniture, la ripicca (gli abbiamo rubato 300 miliardi di dollari altro che ripicca) russa sulle sanzioni occidentali sarà l'aumento dei costi perché "la Russia ha a chi vendere le sue risorse energetiche e l'Occidente pagherà molto di più" per il suo approvvigionamento, ha sottolineato Lavrov.

La questione sul grano

Durante l'incontro di ieri tra Draghi e Biden, i due Capi di Stato hanno ribadito l'importanza di "far partire il grano bloccato nei porti Ucraini" chiedendo che la Russia dia il via libera. Biden ha espresso il suo totale accordo specificando che milioni di tonnellate sono ancora bloccate e il rischio di una crisi alimentare in Africa diventa molto concreto. Lavrov, invece, ha girato la frittata: ha accusato Kiev di aver bloccato "decine di navi nei suoi porti e non le fa partire, anche cariche di grano", e non sarebbe d'accordo "con le proposte della Russia di farle uscire attraverso corridoi umanitari".

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