L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 10 maggio 2022

Missione impossibile per il Vostro Mario Draghi essendo Lui il più fedele lacchè degli Stati Uniti portare avanti gli interessi dell'Italia

Nato, generale Tricarico: "Mai vista così asservita agli Usa"
09 maggio 2022 | 15.17

"Bisogna recuperare il ruolo dell'Italia, Draghi si faccia portatore di una visione coordinata con altri partner europei"

(Afp)

"C'è da sperare che l'apparente inattività e sonnolenza della nostra diplomazia sia solo apparente, che fino adesso, come ha lasciato intendere il ministro Di Maio, siano stati attivi dietro le quinte e che Draghi si faccia portatore presso gli Stati Uniti non tanto di una visione italiana quanto di una visione coordinata almeno con altri principali partner europei, Francia e Germania. Il piatto forte dell'incontro dovrebbe essere proprio la Nato, il cui grado di asservimento all'indirizzo statunitense ha raggiunto un livello mai visto in passato e certamente indecoroso. E' importante che Draghi avvii un percorso di recupero di un ruolo da parte dell'Italia, che non sia quello di una sottomissione così manifesta". E' quanto afferma all'Adnkronos il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare, riguardo al ruolo dell'Italia, della Nato e dell'Ue sul conflitto in Ucraina e alla vigilia della visita del premier Mario Draghi a a Washington.

"Personalmente credo che la Nato possa essere la spina dorsale di un accordo che consentirebbe una via di uscita a Putin, cosa assolutamente imprescindibile", sottolinea il generale Tricarico secondo il quale "assicurare formalmente alla Russia che la Nato non allargherà ulteriormente i propri confini, a cominciare dall'Ucraina, è solo la formalizzazione di un impegno sottoscritto con la Russia di allora, cosa che oggi molti fanno finta di non ricordare".

"Una soluzione di questo tipo - spiega l'ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare - consentirebbe di rientrare nei ranghi del rispetto del Trattato Nordatlantico in quanto i comportamenti sinora adottati sono stati platealmente contrari a quanto stabilisce l'articolo 1 del Trattato che recita: 'Le parti si impegnano, come stabilito nello Statuto delle Nazioni Unite, a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolte'".

"Fino ad oggi - commenta il generale Tricarico - abbiamo assistito a tutt'altro. Un'altra opportunità per osservare comportamenti conformi al Trattato Nordatlantico è quella relativa alle nuove adesioni all'Alleanza; infatti, sempre coerentemente con ciò che il Trattato dispone, le nuove adesioni devono contribuire alla sicurezza della regione dell'Atlantico settentrionale. Neanche le più ardite acrobazie interpretative potrebbero dimostrare che un qualunque ingresso nella Nato di oggi non causerebbe una destabilizzazione e pericoli anche di dimensioni incontrollabili per l'intera Alleanza".

"Credo che, per quanto riguarda l'Italia, nessuno come Draghi abbia la statura, la credibilità e la reputazione per poter cominciare a far filtrare tematiche che possano portare a un negoziato soddisfacente per ambedue le parti - conclude il generale Tricarico - Non sfugge che il compito è piuttosto arduo viste le attitudini da guerrafondai dei paesi capeggiati dagli Stati Uniti".

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