L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

venerdì 26 agosto 2022

ENI - Occuparsi solo del proprio profitto e non del bene della patria, diventa “uno dei più efficaci strumenti utili a “giustiziare” economicamente il popolo italiano”. La sua efficienza uccide l’organismo a cui doveva servire. E’ come il cancro insomma: la cui vittoria coincide con la propria morte.

La massima efficienza del mercato coincide con la morte. Anche la sua.
Maurizio Blondet 25 Agosto 2022


A causa del caro energia deliberatamente indotto, gli italiani si stanno impoverendo, mentre le piccole e medie imprese chiudono. A fronte di tutto ciò, l’AD di un’azienda partecipata dallo Stato e con sede fiscale in Olanda, si fregia delle maggiori remunerazioni degli azionisti


E’ la UE che ha osteggiato i contratti stipulati con Gazprom, pluriennali e a prezzo bloccato, e favorito gli acquisti sul mercato “spot” – dove le quotazioni variano minuto per minuto e sono amplificate dagli speculatori coi futures – senza nessuna necessità, anzi con evidente svantaggio – per mero cieco fanatismo ideologico: abbandonare tutte le attività economiche nei paesi europei al “mercato libero”, perché la dottrina liberista radicale diceva ai fanatici al potere che il mercato è “efficiente”, mentre ogni attività gestita dal settore pubblico produce “pasti gratis”.

Il risultato è l’olandese TTF olandese (Title Transfer Facility Natural Gas), “molto efficiente” nel senso che consente allo Stato olandese sovraprofitti mai visti a spoliazione dei consumatori, e dove una ENI – già ente pubblico privatizzato e gettato ad agire sul “mercato” supposto “più efficiente” – si comporta come mostrano i due tweet.

Ma gli utili e i margini in prodigiosa crescita, che danno tanta soddisfazione agli azionisti (fra cui il Tesoro) non avrà lunga durata: con i rincari che applica ENI sta che quando sarà morta cesserà di dare profitti. E l’ENI morirà con l’organismo che doveva servire.

Da qui si vede la sinistra metafora: l’ENI di “mercato” raggiunta la sua purezza ideologica massima e la sua massima “efficienza”, che consiste nell’occuparsi solo del proprio profitto e non del bene della patria, diventa “uno dei più efficaci strumenti utili a “giustiziare” economicamente il popolo italiano”. La sua efficienza uccide l’organismo a cui doveva servire. E’ come il cancro insomma: la cui vittoria coincide con la propria morte.

“E’ finita l’era dell’abbondanza”, ha avvertito Macron. Ci attendono mesi spaventosi di fame, freddo, buio, sporcizia – e la UE non agisce per alleviare nulla – Ricordiamo che si attiene al progetto di riforme europee enunciato da Tommaso Schioppa già nel 2003

“Nell’ Europa continentale, un programma completo di riforme strutturali deve oggi spaziare nei campi delle pensioni, della sanità, del mercato del lavoro, della scuola e in altri ancora. Ma dev’ essere guidato da un unico principio: attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’ individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere, con i rovesci della fortuna, con la sanzione o il premio ai suoi difetti o qualità. Cento, cinquanta anni fa il lavoro era necessità; la buona salute, dono del Signore; la cura del vecchio, atto di pietà familiare; la promozione in ufficio, riconoscimento di un merito; il titolo di studio o l’ apprendistato di mestiere, costoso investimento. Il confronto dell’ uomo con le difficoltà della vita era sentito, come da antichissimo tempo, quale prova di abilità e di fortuna”.

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