L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 16 agosto 2022

Gli Stati Uniti si sono impantanati in Ucraina, senza idee e strategia. A questo stanno aggiungendo quasi quotidianamente benzina su Taiwan. Vogliono ribaltare il tavolo su cui stanno giocando in un risico sempre più pericoloso

Kissinger: “Gli Stati Uniti sono sull’orlo di una guerra con Russia e Cina”

È una situazione che in parte hanno creato Washington e la Nato, "senza alcuna idea di come tutto ciò andrà a finire, o a cosa dovrebbe portare"
14 Agosto 2022


Il mondo si trova oggi sull’orlo di un pericoloso squilibrio, in buona parte causato dall’assenza di una strategia nella politica internazionale degli Stati Uniti. E’ quanto sostiene l’anziano ex segretario di Stato Usa, Henry Kissinger, che a 99 anni non sembra ancora aver perso la sua lucidità. “Siamo sull’orlo della guerra con Russia e Cina per questioni che in parte abbiamo creato, senza alcuna idea di come tutto ciò andrà a finire, o a cosa dovrebbe portare”, afferma Kissinger, intervistato dal “Wall street journal”.

Nel maggio scorso l’ex responsabile della diplomazia di Washington aveva già sollevato una vivace polemica, sostenendo che il conflitto in Ucraina potrebbe essere stato provocato da scelte politiche incaute da parte degli Stati Uniti e della Nato. Egli, in effetti, non vede altra possibilità che prendere sul serio le preoccupazioni di sicurezza dichiarate dal presidente Vladimir Putin e ritiene che sia stato un errore per la Nato far sapere all’Ucraina che, alla fine, avrebbe potuto aderire all’Alleanza. L’Ucraina, a suo avviso, è infatti un insieme di territori un tempo annessi alla Russia, che i russi vedono come propri, anche se “alcuni ucraini” la pensano diversamente. La stabilità sarebbe stata meglio servita facendo dell’Ucraina uno Stato cuscinetto tra la Russia e l’Occidente: “Sono stato a favore della piena indipendenza dell’Ucraina, ma pensavo che il suo ruolo migliore fosse qualcosa come la Finlandia”.

Dopo l’invasione da parte delle truppe di Mosca, aggiunge tuttavia Kissinger, “ritengo che, in un modo o nell’altro, formalmente o meno, l’Ucraina debba essere trattata (..) come un membro della Nato“. Il conflitto, però, può essere concluso solo grazie ad un accordo che preservi i guadagni territoriali ottenuti dalla Russia nel 2014, quando cioè si impossessò della Crimea e di una parte della regione del Donbass.

Quanto a Taiwan, Kissinger teme che Stati Uniti e Cina stiano andando verso una crisi e consiglia all’amministrazione guidata dal presidente Joe Biden di mantenere la stabilità. “La politica attuata da entrambe le parti ha prodotto e consentito il progresso di Taiwan in un’entità democratica autonoma, e ha preservato la pace tra Cina e Stati Uniti per 50 anni. Bisogna quindi stare molto attenti alle decisioni che possano cambiare questa struttura di base”.

E se si tentasse di dividere Mosca e Pechino, come fece egli stesso nei primi anni Settanta del secolo scorso? Quel processo, avviato proprio da Kissinger in un paio di viaggi segreti in Cina, fu coronato dagli accordi che, siglati dal presidente Richard Nixon a Pechino nel luglio del 1972, stabilirono la partnership tra Stati Uniti e Cina, strappando quest’ultima all’Unione Sovietica. Al punto in cui sono arrivate le cose, tuttavia, Kissinger non crede sia possibile applicare una semplice formula: “Ormai non si può dire ‘dividiamoli e mettiamoli l’uno contro l’altro’. Tutto ciò che si può fare è non accelerare le tensioni e creare opportunità, ma per farlo è necessario avere un obiettivo”.

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