L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

venerdì 12 agosto 2022

Le oligarchie mondiali, con l'influenza covid, hanno fatto le peggio porcate. La memoria collettiva non ha dimenticato e appena può si esprime. Sotto la cenere cova il fuoco

Fauci, fischi tutti per lui



Ogni tanto arriva una buona notizia, qualcosa che fa comprendere come molta gente abbia in realtà compreso ciò che le è stato fatto. Spesso negli Usa viene chiamato qualche personaggio famoso e qualche beniamino dei media ad aprire eventi sportivi, così questa volta è toccato ad Antony Fauci Fauci il primo lancio il primo campo al T-Mobile Stadium dei Seattle Mariners. Probabilmente l’anziano tiratore pensava che non sarebbe andato incontro a contestazioni a Seattle probabilmente perché pensava che sarebbe stato al sicuro entro i confini di una città che è stata una delle principali roccaforti dell’isteria covid negli Stati Uniti ed è per giunta anche la tana di Bill Gates. La maggior parte degli Usa ha abbandonato mandati e blocchi dopo pochi mesi, quando è diventato chiaro che il covid non era una minaccia per il 99,7% o più della popolazione secondo dozzine di studi sottoposti a revisione paritaria. Ma in alcune aree più “svegliate” come la California, New York e appunto lo stato di Washington la macchina della paura covid e della repressione ha funzionato molto più a lungo spronata da personaggi ambigui come Fauci che adesso appare come il più probabile creatore del coronavirus.

Ma appena Fauci ha fatto il suo ingresso in campo si è scatenato un urgano di fischi e di grida di disappunto che nessuno si aspettava e questo dimostra che la rabbia cova sotto la cenere molto di più di quanto non si voglia far credere. Certo il mito di Fauci è stato seriamente scosso dopo la scoperta del suo coinvolgimento nella ricerca sul guadagno di funzione presso il laboratorio di virologia di livello 4 a Wuhan, in Cina, l’epicentro dell’epidemia iniziale. Ancora più grave che il NIH, National institute of Health di cui Fauci è una sorta di ras storico, abbia mentito per oltre un anno, negando che si fosse svolta alcuna sperimentazione del genere. non essere sincero sulle loro affermazioni originali secondo cui non si è verificata alcuna sperimentazione del genere. Poi sono saltate fuori le mail minacciose con cui Fauci imponeva agli studiosi di negare comunque l’origine artificiale del virus, Da allora non è più riuscito a risalire la china, ma sperava che almeno a Seattle, avrebbe ricevuto un’ accoglienza perlomeno neutrale. Ma ha sbagliato i calcoli, come gli accade spesso.

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