L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

martedì 23 agosto 2022

Lo scollamento tra la narrazione e la realtà è sempre più grande, per questo gli Stati Uniti/Nato bombardano la centrale atomica di Zaporizhzhia

La mistica della controffensiva ucraina e la dura realtà della guerra
di Piccole Note
18 agosto 2022

“L’Ucraina ha annunciato per mesi la sua grande controffensiva. Dov’è?” Questo il titolo alquanto significativo di un articolo di Politico, autorevole media americano, che manifesta fondate perplessità sulla mistica della controffensiva annunciata dalle autorità di Kiev e accreditata da mesi da tutti i media occidentali come imminente e, ovviamente, vincente grazie alle innumerevoli armi NATO.

Annunci velleitari e dura realtà

A sintetizzare le tante perplessità, il commento di Konrad Muzyka, analista militare e direttore di Rochan Consulting, interpellato da Politico, che, dopo essersi interrogato sul senso dell’annuncio, che a quanto pare gli sembra improvvido, spiega: “Francamente, da un punto di vista militare, non ha assolutamente senso, perché, se sei un comandante militare ucraino, preferiresti di gran lunga combattere, diciamo, i sette gruppi tattici del battaglione russo che erano a nord di Cherson un mese fa, e non i 15 o 20 che sono lì ora”.

Anche perché, nel frattempo, i russi hanno stabilizzato e rafforzato le difese.

Non è il solo a spiegare a Politico che gli ucraini non hanno abbastanza forze e armi per intraprendere la mistica controffensiva, tanto che, per non dover ammettere che si è trattato di un annuncio velleitario, il giornale chiude spiegando che, comunque, hanno costretto i russi a uno stallo e stanno tentando di logorarli, sempre che nel frattempo non si logorino loro sotto il fuoco martellante del nemico.

Insomma, anche un media mainstream come Politico deve ammettere che un’altra narrativa Nato sulla guerra ucraina sta svaporando, oltre quella del collasso dell’economia e della finanza russa.

La fine delle invenzioni mainstream?

E il problema della caduta delle narrazioni propalate dalla propaganda occidentale sulla guerra ucraina è affrontato da un altro sito, stavolta non mainstream ma che modula in maniera intelligente la tematica, spiegando che finora è stato dato in pasto all’opinione pubblica una sorta di film western, con i russi nella parte degli indiani cattivi. Riportiamo la conclusione della nota.

“L’opinione pubblica occidentale – scrive CovertAction Magazine – è volubile, dal momento che gli è mancato un esame iniziale della narrativa mainstream sull’Ucraina, ed è probabile che man mano che emergono più verità scomode su Zelensky, la sua giunta e le vera realtà di questo conflitto, sempre più [narratori] western inizieranno a strisciare nel loro giardino nel cuore della notte per ammainare le bandiere ucraine così frettolosamente issate”.

“Contrariamente agli immani sforzi di quanti hanno finanziato, modellato e giustificato questa guerra per procura, la verità ha l’abitudine di riemergere. Sarà impossibile ‘gestire’ l’imminente marea di realtà che sgorgherà dall’Ucraina; e mentre nell’inverno che sta arrivando i Paesi occidentali si concentreranno nuovamente sui loro problemi interni autoinflitti, lo stesso Zelensky potrebbe diventare l’uomo di paglia [su cui far ricadere le colpe] per la fallita scappatella della NATO in Ucraina”.

“Questo è il problema delle verità scomode, continuano a persistere sotto la superficie; la verità non ha una data di scadenza ed è paziente, il ricordo degli innumerevoli morti richiede che sia così”.

“E, come disse il buon vecchio Abraham Lincoln, ‘Puoi ingannare parte della gente qualche volta, puoi ingannare alcune persone tutto il tempo, ma non puoi ingannare tutte le persone per sempre'”.

Resta da aggiungere una postilla. C’è un senso di disperazione strisciante nelle considerazioni di Muzyka, il quale dice che lo scollamento tra gli annunci della controffensiva e la realtà lo sta facendo letteralmente “impazzire”.

Già, stanno impazzendo. Ed è questo il pericolo maggiore in questo momento. La partita di Risiko giocata sulla pelle del popolo ucraino, in particolare su quella dei suoi ragazzi, non va come dovrebbe. E stanno perdendo.

Per questo devono ribaltare il tavolo. E per questo gli ucraini stanno bombardando la centrale atomica di Zaporizhzhia con il placet della NATO (che potrebbe impedirlo con un cenno: basta minacciare di chiudere i rubinetti dei soldi e delle armi). E per questo hanno tentato di sabotare la centrale nucleare di Kursk in Russia (Reuters).

E dire che i media d’Occidente da mesi stanno sostenendo che il pazzo è Putin (che potrebbe rispondere radendo al suolo Kiev, come hanno fatto gli Usa con Baghdad, ma non lo fa).

Urge un rigurgito di buon senso, ma è da vedere se la civiltà occidentale ha ancora anticorpi in grado di eliminare o quantomeno circoscrivere la patologia, com’è avvenuto in momenti critici del passato. Vedremo.

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