L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 25 agosto 2022

Primo siamo già in STAGFLAZIONE, secondo impossibile conciliare per la banca centrale di Euroimbecilandia una politica monetaria che vada bene a diciannove paesi con interessi contrapposti, divergenti

IL SIMPOSIO
Jackson Hole, via al summit dei bianchieri. El-Erian: «Banche centrali agiscano su super inflazione»

di Giuliana Ferraino 25 ago 2022


Il ritorno dell’inflazione, ben oltre il target del 2% sia negli Stati Uniti (+8,5% a luglio) che nella zona euro (+8,9% in media), mentre in Gran Bretagna è volata al 10,1%, pone un nuovo vincolo su economia e politica. Con l’obiettivo di frenare la corsa dei prezzi, senza rallentare troppo la crescita, i banchieri centrali, riuniti da oggi, 25 agosto 2022, fino a sabato, in occasione del tradizionale simposio di Jackson Hole, in Wyoming, hanno davanti scelte complesse, che agitano i mercati.

L’intevento più atteso è quello del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che parlerà venerdì, quando in Italia saranno le 16. Ma «le banche centrali sono già in ritardo per evitare un atterraggio morbido dell’economia, mentre cercano di frenare la corsa dei prezzi», sostiene Mohamed El-Erian, 64 anni, presidente del Queens’ College di Cambridge e capo consigliere economico di Allianz, casa madre di Pimco, di cui è stato Ceo e co-chief investment officer.

Che cosa dobbiamo aspettarci dall’intervento di Jerome Powell al summit di Jackson Hole? Nel 2021 tutto ciò che aveva previsto si è rivelato sbagliato...

«È più facile suggerire cosa dovrebbe dire piuttosto che cosa dirà. Dovrebbe cercare di riallineare le aspettative del mercato sulla politica monetaria della Fed, evolvendo al contempo il quadro politico che, attualmente, non è più adeguato. Questo è particolarmente importante se si considera che i suoi commenti del 2021 non hanno retto alla prova del tempo. È inoltre fondamentale contenere e invertire il danno in corso alla credibilità della Fed.

Per quanto riguarda le sue azioni effettive, ha spesso optato in modo imprevedibile per le cose facili e veloci, come dimostrato di recente dal suo commento non scritto sul fatto che i tassi di interesse sono già fissati al tasso neutrale — un commento che è stato rapidamente messo in discussione dagli economisti, tra cui Larry Summers, che lo ha definito “analiticamente indifendibile” e “inspiegabile”, oltre che ritrattato da altri funzionari della Fed. Sospetto che, di fronte a questa particolare platea di economisti, finirà per essere più falco di quanto non sia stato in passato, ma non è detto».

L’inflazione non solo non è stata «un fenomeno temporaneo», come sostenuto a lungo da Powell e poi dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, ma si è rivelata molto più alta di ogni previsione. Quanto durerà il rincaro generalizzato dei prezzi negli Usa e in Europa?

«A giudicare dall’inflazione di fondo, è probabile che si riveli terribilmente persistente. Detto questo, dobbiamo aspettarci una divergenza a breve termine nei tassi di inflazione complessiva, in calo negli Stati Uniti e in aumento nel Regno Unito e nell’Eurozona.

Quando era alla guida di Pimco ha coniato l’espressione «New Normal», cioè un mondo con bassi tassi di interesse e bassa inflazione. Oggi è tutto capovolto. Siamo davanti a un nuovo New Normal?

«Il New Normal riguardava un mondo con una domanda aggregata carente. Ora stiamo vivendo un mondo di offerta aggregata carente. La persistenza di questa situazione nel lungo periodo dipenderà dalle risposte politiche».

Al simposio non ci sarà Christine Lagarde, per la Bce partecipa la tedesca Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo, che interviene sabato. Il compito della Bce è più complesso. La Bundesbank prevede che in Germania l’inflazione salirà a due cifre, ai massimi dagli anni ‘70 e chiede di continuare a far salire i tassi. Ma l’Europa rischia di finire in recessione prima del previsto davanti a una stretta monetaria troppo aggressiva e repentina. Che cosa prevede?

«Di tutte le principali banche centrali, la Bce affronta la sfida politica con il maggior grado di difficoltà. Non è facile gestire un’inflazione elevata in un contesto di crescita fragile e di rischi di frammentazione».

Meglio l’inflazione o la recessione?

« Non le considero alternative. Anzi, mi ricordo sempre di una cosa che ho imparato molto presto nella mia carriera al Fmi (Fondo monetario internazionale, ndr): la stabilità macroeconomica non è tutto, ma senza di essa c’è ben poco. Poiché le banche centrali sono già in ritardo nell’affrontare l’inflazione, l’opzione migliore non è più disponibile. In altre parole, è molto difficile “un atterraggio morbido” dell’economia, riducendo l’inflazione senza sacrificare la crescita.

Detto questo, è fondamentale rimettere il genio dell’inflazione nella bottiglia se vogliamo generare una crescita elevata, inclusiva e sostenibile nel medio termine. A questo scopo, è importante che l’azione decisa della banca centrale sia accompagnata da una maggiore enfasi sul miglioramento della produttività e dell’offerta, da misure più mirate per proteggere i segmenti più vulnerabili della nostra società e da un migliore coordinamento globale».

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