L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

mercoledì 7 settembre 2022

Gli euroimbecilli credono di giocare con la Russia per dare manforte a un attore di soap sostenuto dai NUOVI NAZISTI e che per anni si è dedicato alla strage di civili

Europa, il giocattolo rotto


Tutti i bambini fanno un’esperienza che dovrebbe essere fondamentale per la loro crescita: quando hanno rotto il giocattolo per vedere com’è fatto, non si torna più indietro. Almeno così era ancora ai tempi della mia infanzia e ricordo la delusione e la rabbia quando applicai la tensione sbagliata al trenino elettrico appena giunto per Natale pensando di farlo andare più veloce: una volta saltato il motore della piccola locomotiva non era più possibile rimediare. Il problema è che da decenni se qualcosa si rompe viene immediatamente sostituito, dando l’idea che si possa sbagliare all’infinito.

Probabilmente un ceto politico che nel suo retroterra ha il pensiero che basta frignare un po’ perché tutto vada a posto o che è possibile rimediare a qualsiasi errore resettando il gioco e tornando allo stadio precedente: la sinergia tra benessere consumistico e virtualità ha causato disastri e lo vediamo bene in questi giorni in cui il fallimento della mitica offensiva ucraina sta sottraendo argomenti al milieu politico europeo. Il fatto è che sia i governi, sia la stessa società civile sono davvero convinti che alle brutte basterà togliere un po’ di sanzioni alla Russia perché tutto torni magicamente come prima. Anzi ogni giorno che passa ho la sensazione che il milieu della Ue abbia affrontato la vicenda ucraina con il retro pensiero di avere facilmente ragione della Russia, ma che in ogni caso avrebbero potuto fare marcia indietro e tornare allo status quo ante: ecco perché hanno accettato di stare al gioco degli Usa non intuendone il doppio taglio.

Ancora adesso non hanno capito che l’energia a basso costo della Russia sui cui si è fondata l’economia europea è persa per sempre. In Italia dove per giunta si svolge anche una campagna elettorale a dir poco grottesca si cerca di far credere che la situazione è temporanea e che basta dare un aiuto momentaneo sulle bollette (con soldi ovviamente sottratti ad altri capitoli di spesa, ovvero il welfare) per superare il brutto momento. Ma il fatto è che non sarà mai più come prima: anche superando i problemi di approvvigionamento nel giro di qualche anno, l’energia avrà comunque un prezzo molto superiore a quello e costringerà alla chiusura molte aziende non più competitive. Anche se la Russia accettasse di vendere ancora gas e petrolio all’Europa i prezzi e le condizioni non sarebbero più quelle di prima.

Insomma si è rotto il giocattolo e non lo si può sostituire facilmente tanto più che l’energia liberata dall’Europa con il suo gran rifiuto è già finita nelle mani di economie molto più dinamiche e aggressive, disposte a contenderlo ad ogni costo a quegli idioti che se la sono lasciata scappare per dare manforte a un attore di soap sostenuto da nazisti e che per anni si è dedicato alla strage di civili. Dunque nemmeno per un buona causa. E ormai anche se Zelensky venisse impiccato alla porta di Brandeburgo, le cose non cambierebbero: l’ Europa si è rivelata una nemica della Russia così implacabile che preferisce la propria rovina pur di provocare dolore a Mosca. Ma questo sentimento appartiene solo alle élite oligarchice del continente e a quel costrutto privo di democrazia che si chiama Ue, non certo ai popoli e l’unica maniera di tornare in qualche modo all’amicizia non è abbandonare Zelensky ai lupi nazisti e agli amerikani, ma di far pendere idealmente dalla corda proprio il milieu politico che ci ha portato a questo.

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