L'albero della storia è sempre verde

L'albero della storia è sempre verde

"Teniamo ben ferma la comprensione del fatto che, di regola, le classi dominanti vincono sempre perché sempre in possesso della comprensione della totalità concettuale della riproduzione sociale, e le classi dominate perdono sempre per la loro stupidità strategica, dovuta all’impossibilità materiale di accedere a questa comprensione intellettuale. Nella storia universale comparata non vi sono assolutamente eccezioni. La prima e l’unica eccezione è il 1917 russo. Per questo, sul piano storico-mondiale, Lenin è molto più grande di Marx. Marx è soltanto il coronamento del grande pensiero idealistico ed umanistico tedesco, ed il fondatore del metodo della comprensione della storia attraverso i modi di produzione. Ma Lenin è molto di più. Lenin è il primo esempio storico in assoluto in cui le classi dominate, sia pure purtroppo soltanto per pochi decenni, hanno potuto vincere contro le classi dominanti. Bisogna dunque studiare con attenzione sia le ragioni della vittoria che le ragioni della sconfitta. Ma esse stanno in un solo complesso di problemi, la natura del partito comunista ed il suo rovesciamento posteriore classistico, individualistico e soprattutto anti- comunitario" Costanzo Preve da "Il modo di produzione comunitario. Il problema del comunismo rimesso sui piedi"

giovedì 22 settembre 2022

Senza innovazione tecnologica, senza vantaggi continui ad innovare sia per i produttori che per i consumatori, la transizione energetica rischia di essere insostenibile

Transizione energetica: le Nozze coi fichi secchi
Tecnologie immature e poca innovazione: niente a che vedere con l'ICT

21 settembre 2022
Guido Salerno Aletta
Editorialista dell'Agenzia Teleborsa


L'abbandono delle fonti energetiche fossili a favore di quelle rinnovabili, come l'idroelettrico, il solare e l'eolico, con l'obiettivo della neutralità delle emissioni di CO2 nel 2050 è un obiettivo enormemente sfidante. La motivazione è nota: si tratta di contrastare l'aumento della temperatura atmosferica che determina variazioni climatiche irreversibili, tanto violente da mettere a rischio la stessa sopravvivenza del genere umano.

In ogni processo di trasformazione, il dato cruciale è rappresentato dai meccanismi economici e sociali che conducono passo dopo passo al risultato finale.

Abbiamo vissuto un paradigma vincente, di trasformazione sistemica: quello della New Economy, basata su Internet da una parte e sui sistemi di telecomunicazione mobile dall'altra, che in trent'anni ha cambiato in modo irreversibile il modo di lavorare, di informarsi, di vivere. La digitalizzazione delle informazioni e la trasmissione di audio e video, mettendo insieme le capacità crescenti di trasporto delle reti, e di elaborazione e memoria degli apparati informatici, ha creato un mondo inimmaginabile prima, basato su una innovazione tecnologica continua che aveva due pilastri: la fibra ottica per le reti, ed i microchip e le memorie di massa par gli apparati.

Il processo di digitalizzazione si è sviluppato attraverso fasi successive.

Dalla telefonia mobile analogica, che in Italia si chiamava TACS, si è passati al digitale con il GSM, poi all'UMTS e poi via via ci stiamo avvicinando al 5G, la quinta generazione. Le reti radiomobili sono state adeguate nel corso degli anni e gli utenti hanno comprato e cambiato gli apparati terminali, passando dai primi telefonini ai super performanti smartphone. Ognuno di noi ne avrà comprati forse anche una decina, uno ogni due-tre anni. Il sistema si è sostenuto su investimenti continui, sia da parte degli operatori nelle reti che degli utenti negli apparati terminali, incentivati da prezzi stabili o calanti e da migliorie continue in termini di prestazioni: oggi, uno smartphone è un personal computer dotato di uno schermo di tipo oggettivamente televisivo. Tutto questo è stato reso possibile dalle crescenti capacità di trasmissione sia sulle reti in fibra ottica che via radio e dalle capacità e velocità crescenti dei microchip.

Tutti hanno trovato convenienza immediata ad adottare queste nuove tecnologie: il sistema si è dimostrato sostenibile nel tempo, facendo miglioramenti continui. Le reti e gli apparati d'utente, come i personal computer, hanno avuto un processo di rinnovo continuo, iterativo: migliori prestazioni, migliori prezzi. La capacità di trasporto sulle reti in fibra ottica ha reso infimo il prezzo pagato dagli utenti, che possono ricevere e trasmettere contenuti quasi senza limiti.

Se si passa al settore energetico, ci si accorge che la situazione è completamente diversa.

Gli apparati domestici continuano ad essere enormemente energivori nonostante tutti gli sforzi fatti per migliorarne la "classe di consumo energetico". Solo con le lampadine a led c'è stato un salto di ordini di grandezza, visto che a parità di lumen il consumo in Watt è stato ridotto ad un decimo rispetto a quelle ad incandescenza. Praticamente, non c'è un vero incentivo a rinnovare il parco degli elettrodomestici per ridurre in modo consistente i consumi di elettricità: i motori elettrici delle lavatrici e le resistenze dei phon e degli scaldabagni continuano ad assorbire molti KW. Nessun progresso tecnologico è paragonabile a quello dei microchip.
Dal punto di vista degli impianti di produzione delle energie rinnovabili, eolico e fotovoltaico, le tecnologie sono sostanzialmente invarianti: non solo i progressi in termini di rendimento sono lentissimi, ma i tempi di ammortamento finanziario sono stati calcolati in due decenni nonostante il progressivo decadimento fisico dei pannelli. Il sistema è costoso e non c'è alcun incentivo al rimpiazzo anticipato: la tecnologia non va avanti come è successo nel settore delle telecomunicazioni.

C'è un altro aspetto: le energie rinnovabili sono tendenzialmente intermittenti, dipendendo dal sole e dal vento: ci sono picchi di esubero e momenti in cui non immettono corrente. I sistemi di ricarica idroelettrica e le batterie sono ancora troppo limitati ed enormemente costosi.

La tecnologia di generazione e di conservazione è ancora immatura ed i progressi sono talmente lenti da scoraggiare il rimpiazzo degli apparati.

Bisognava investire sulla ricerca di base e sulla tecnologia applicata agli apparecchi domestici ed sistemi di potenza dei complessi industriali, sui motori e sulle resistenze elettriche, dove siamo invece ancora fermi ad un secolo fa. Qualche piccolissimo passo lo si è fatto con i forni a microonde e con le piastre ad induzione: poco e niente.
Su Internet ci furono investimenti colossali, sistemici, per decenni, da parte degli Usa: da Arpanet in poi, fino ai programmi militari come lo Scudo spaziale. Dal protocollo Ip al Gps, tutto è frutto di ricerca e sviluppo tecnologico continuo.

Invece nel settore delle energie rinnovabili non è stato fatto niente: tutto lo sforzo politico si riassume nell'utilizzo della leva di prezzo: si disincentivano con le aste per i diritti di emissione di CO2 le fonti più inquinanti, si aumenta il prezzo dei combustibili tradizionali con le Carbon Tax.

Senza innovazione tecnologica, senza vantaggi continui ad innovare sia per i produttori che per i consumatori, la transizione energetica rischia di essere insostenibile.

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